Davide Bernardello, Valerio Daprà e Marco Piffari
Un boato nella notte ha trasformato un casolare fatiscente alle porte di Verona in un cumulo di macerie: tre carabinieri sono morti e diciassette persone sono rimaste ferite durante un’operazione di sfratto e perquisizione a Castel d’Azzano.
Erano circa le 3 del mattino quando i militari sono intervenuti per eseguire due atti giudiziari: lo sgombero civile dell’immobile e una perquisizione penale alla ricerca di armi ed esplosivi. Il casolare, occupato dai fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, è esploso non appena i carabinieri hanno varcato la soglia. Sotto i mattoni e le travi sono rimasti uccisi il luogotenente Marco Piffari, il brigadiere capo Valerio Daprà e il carabiniere scelto Davide Bernardello.
Secondo le prime ricostruzioni, Maria Luisa Ramponi si trovava al piano superiore, circondata da bombole di gas e contenitori incendiari. Al sopraggiungere dei militari avrebbe azionato un accendino, scatenando l’esplosione. Due dei tre fratelli presenti in quel momento sono rimasti feriti; il terzo è stato arrestato dopo una fuga durata poche ore — le autorità hanno dovuto impiegare anche un elicottero per stanarlo.
La Procura ha iscritto i tre nel registro degli indagati per omicidio volontario e premeditato; gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi di reato aggravato dalla strage. Sul posto sono intervenuti i reparti speciali, la Polizia e i Vigili del Fuoco, che hanno soccorso i feriti e partecipato alle operazioni di recupero tra le macerie.
Non si tratta del primo episodio. Un anno fa, durante un intervento, lo stesso casolare era stato trovato saturo di gas e in condizioni tali da poter esplodere. In precedenza gli occupanti avevano più volte minacciato di darsi fuoco, cospargendosi di liquido infiammabile per impedire lo sgombero. Droni impiegati in sopralluogo avevano segnalato la presenza di bottiglie molotov nascoste sul tetto.
“Sapevamo che la situazione era complessa, ma nessuno poteva aspettarsi un gesto di tale follia”, ha dichiarato il colonnello Claudio Papagno, comandante provinciale dei Carabinieri di Verona. I vicini hanno raccontato di una famiglia in declino: vivevano senza corrente, senza riscaldamento, isolati e spesso proclivi ad annunci di gesti estremi.
La vicenda familiare dei Ramponi affonda in un incidente notturno: mentre i tre erano intenti a sottrarre fieno con un trattore a fari spenti, persero la vita di una terza persona. Da quel fatto nacquero richieste di risarcimento, vendite forzate di terreni, una serie di pignoramenti e perfino un mutuo ottenuto con la firma falsificata di un familiare. Il deterioramento economico e sociale ha alimentato rancore e isolamento, fino all’escalation culminata nella tragedia.
Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, ha definito l’evento “uno dei momenti più duri della mia carriera”, aggiungendo che vedere i carabinieri portati via sotto le macerie lo ha profondamente colpito: “Una tragedia che non ha uguali”.
La notizia ha scosso l’intero Paese. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso profondo cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso il cordoglio del governo. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il comandante generale dell’Arma, Salvatore Luongo, si sono recati sul posto nel pomeriggio per un sopralluogo.
Il Consiglio dei ministri ha deliberato i funerali di Stato per i tre carabinieri e dichiarato il lutto nazionale per la giornata odierna e per il giorno delle esequie. In molte caserme le bandiere sono state esposte a mezz’asta; davanti alla caserma provinciale dei Carabinieri di Verona un cittadino ha deposto un mazzo di gigli in segno di omaggio.
Oltre alle tre vittime, risultano 17 feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco. Le autorità hanno avviato indagini approfondite per ricostruire ogni passaggio della dinamica e stabilire eventuali responsabilità penali aggiuntive. La Procura di Verona continua ad acquisire testimonianze, immagini e rilievi tecnici per completare la ricostruzione.
La comunità locale e le istituzioni attendono ora gli sviluppi giudiziari e i dettagli sulle esequie ufficiali, mentre le famiglie delle vittime e i soccorritori affrontano le conseguenze immediate della tragedia.