L’Ue prudente su voto in Italia, fiducia di Bruxelles a Mattarella

L’Ue prudente su voto in Italia, fiducia di Bruxelles a Mattarella
6 marzo 2018

L’Ue accoglie con estrema cautela l’esito delle elezioni politiche in Italia, che conferma la forza dell’onda cosiddetta ‘populista’ che sta percorrendo tutto l’Occidente. Ancora una volta, come con il referendum sulla Brexit in Gran Bretagna e con le elezioni presidenziali Usa che hanno visto l’ascesa alla Casa Bianca di Donald Trump, il successo elettorale del Movimento Cinque Stelle e della Lega di Matteo Salvini, entrambi partiti euroscettici o perlomeno non euroentusiasti, in uno dei grandi Paesi dell’Eurozona e dell’Ue, per di più tra i fondatori, ha superato i peggiori timori di Bruxelles. La Commissione Europea ha reagito in modalità ‘sommergibile’, inabissandosi per ‘digerire’ le notizie in arrivo da Roma. Ma qualche messaggio lo ha dato: anzitutto, a palazzo Berlaymont si nutre la massima fiducia nel Quirinale. “Confidiamo nella capacità del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di facilitare la formazione di un governo stabile in Italia”, ha sottolineato il portavoce capo della Commissione, Margaritis Schinas. Nel frattempo, ha aggiunto, “l’Italia ha un governo guidato da Paolo Gentiloni, con cui lavoriamo a stretto contatto”. Come dire che, finché non ci sarà un nuovo esecutivo, Bruxelles continuerà a lavorare con il governo in carica per gli affari correnti, come già ha fatto per mesi con la Germania. Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, ha ricordato ancora Schinas, “ha ripetuto, in questa stessa sala, la convinzione che ci sarà un governo stabile in Italia”. Quanto alle conseguenze sui mercati finanziari “posso dire ‘keep calm and carry on’ (stiamo calmi e andiamo avanti, ndr)”. On the record la Commissione concede poco altro, se non la conferma di una linea improntata a grande prudenza: “Stiamo aspettando i risultati finali” delle elezioni politiche in Italia, si limita a rispondere la commissaria europea alla Giustizia, Vera Jourova.

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Sfugge alla linea del silenzio il vicepresidente Jyrki Katainen, il quale spera che l’Italia abbia un nuovo governo “il prima possibile”, ma, sottolinea, “i risultati” delle elezioni “sono abbastanza complicati. Sta a coloro che guidano i partiti in Italia – dice – trovare una coalizione che funzioni”. Sui risultati elettorali “sappiamo solo quello che abbiamo letto dai giornali. Sembra interessante”. Anche Katainen, tuttavia, conferma la cautela che domina ai vertici dell’Ue, in attesa di sviluppi da Roma. “E’ troppo presto per commentare – ha continuato conversando con alcuni giornalisti – vediamo come andranno i negoziati per la formazione del governo. E’ troppo presto per dire qualsiasi cosa in questa fase. Vediamo qual è il risultato finale delle elezioni: una volta che avremo tutti i dettagli, dobbiamo metterci in contatto con il governo attuale e vedere come le cose si stanno muovendo”. Circa il fatto che una buona parte degli elettori italiani si sono espressi a favore di partiti critici verso l’Ue, cosa che conferma il montare in uno dei Paesi fondatori della Cee dell’euroscetticismo, segnalato dagli Eurobarometri nei mesi scorsi, Katainen ha osservato che “c’è ancora molto tempo prima delle prossime elezioni europee, manca ancora più di un anno. Possono succedere molte cose. Ho imparato a non essere troppo pessimista: di solito si riesce a trovare modi per risolvere le situazioni difficili. Molte cose possono cambiare di qui alle prossime elezioni europee”. Il risultato delle elezioni in Italia, ha detto all’Adnkronos Ska Keller, europarlamentare presidente del gruppo dei Verdi/Ale, dimostra “chiaramente che l’Unione Europea non è ancora fuori dal tunnel”. Malgrado le recenti vittorie delle forze pro Ue, aggiunge l’eurodeputata tedesca, “questo risultato dimostra che non c’è spazio per l’autocompiacimento”. Per il direttore del Ceps Daniel Gros, andiamo verso una stagione “di problemi nei rapporti tra l’Italia e l’Ue, per quanto riguarda sia la parte della riforma della zona euro sia l’osservanza delle regole fiscali”. Il risultato uscito dalle urne, continua Gros, “è peggiore delle attese, che già erano molto basse”.

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Per l’Ue i risultati elettorali costituiscono “un problema, perché si preannuncia un’Italia più difficile, un’Italia che apparentemente ha premiato i partiti che hanno annunciato di non voler stare alle regole europee”. Secondo l’economista tedesco, che conosce bene l’Italia perché vi ha studiato, è illusorio contare sul ‘vincolo esterno’ dei mercati finanziari, dato che “i mercati per il momento sono molto calmi. Probabilmente reagiranno, come sempre, tardi. E poi, se reagiscono, lo fanno in modo esagerato”. Pertanto, “non si può contare molto” sui mercati. Mercati che, almeno per ora, non hanno sovrareagito: dopo un avvio in netto calo, di circa il 2%, il Ftse Mib ha aperto sui minimi, in zona 21.470 punti, per chiudere in recupero a 21.820, limitando i danni a un -0,4%. Milano è stata la maglia nera d’Europa (le altre principali Borse europee hanno chiuso in positivo), ma con un risultato come quello uscito dalle urne poteva andare peggio. Per ora, dunque, a Bruxelles come sui mercati finanziari domina l’attesa. Che la situazione a livello Ue non venga presa alla leggera, tuttavia, lo segnala anche l’estrema rarefazione dei commenti ufficiali su Twitter, canale principale dei commenti ‘a caldo’ delle istituzioni comunitarie. Muto l’account di Jean-Claude Juncker, il cui ultimo tweet risale a due giorni fa. Tace il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk: l’ultimo cinguettio è del primo marzo e riguarda l’incontro a Londra con Theresa May. L’ultima azione su Twitter del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani è un retweet riguardante la drammatica situazione in Venezuela. Persino il capogruppo dei Liberaldemocratici Guy Verhofstadt si limita a twittare sugli incontri che avrà a Londra oggi anche il presidente del gruppo Ppe, il bavarese Manfred Weber, si dedica a temi di politica interna. Per ora a Bruxelles prevale la cautela: proprio questa settimana riprendono i negoziati sulla Brexit con Londra, giusto per ricordare a tutti la situazione delicata in cui si trova l’Ue e che consiglia la massima prudenza nelle dichiarazioni pubbliche nei confronti di un Paese che è “al cuore della zona euro”, come ripete spesso Pierre Moscovici (anche perché ha il debito pubblico più elevato dell’Ue, in rapporto al Pil, dopo la Grecia). La linea è improntata alla massima prudenza. In attesa che la situazione a Roma diventi più leggibile.

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