Politica

Europarlamento: tregua a Gaza ma solo a certe condizioni

Colpo di mano delle destre, nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo: in una risoluzione che chiedeva un “cessate il fuoco permanente” a Gaza e la ripresa degli sforzi volti a trovare una soluzione politica al conflitto israelo-palestinese, è passato, con una maggioranza di appena 15 voti, un emendamento del Ppe che ha del tutto stravolto il senso del testo, sottoponendo la richiesta della tregua a due condizioni: che tutti gli ostaggi siano rilasciati immediatamente e che “l’organizzazione terroristica Hamas sia smantellata”.

In sostanza, si tratta delle stesse condizioni che pone il governo israeliano per porre fine alla guerra a Gaza, che ha causato già 23.000 palestinesi, di cui 10.000 bambini, e due milioni di sfollati, e una crisi umanitaria di enormi proporzioni. L’emendamento 26 presentato dall’eurodepuutato Antonio López-Isturiz White a nome del gruppo Ppe, passato con 257 voti a favore, 242 contrari e 17 astenuti, ha trasformato la richiesta del primo paragrafo della risoluzione, riguardo al rilascio immediato degli ostaggi e allo smantellamento di Hamas “nel contesto” dell’appello per il cessate il fuoco, in due condizioni da rispettare per poter avere il cessate il fuoco.

L’emendamento ha cambiato segno a tutto l’impianto della risoluzione, che pure contiene dure critiche alla conduzione della guerra a Gaza, denunciando la “risposta militare israeliana sproporzionata” che ha causato un numero di morti senza precedenti tra i civili, e ricorda come “tutte le parti in conflitto” debbano “distinguere, in ogni momento, tra combattenti e civili”, aggiungendo che gli attacchi devono essere diretti esclusivamente verso obiettivi militari, e che i civili e le infrastrutture civili non devono essere oggetto di attacchi.

Il testo finale, che è stato approvato con 312 voti a favore, 131 contrari e 72 astensioni (senza richiesta di voto nominale), è passata perché evidentemente molti eurodeputati del centro sinistra (S&D e Renew) hanno considerato più importante preservare questi e altri elementi nuovi presenti nella risoluzione, che, come ha osservato in una nota il capo delegazione del Pd, Brando Benifei, ha “superato timidezze passate”, parlando esplicitamente della risposta militare sproporzionata a Gaza”, e “della necessità di permettere più aiuti umanitari e di fermare la violenza in atto in Cisgiordania da parte dei coloni, che rimane un ostacolo per la ripresa del processo di costruzione di due Stati per due popoli”.

La risoluzione, in effetti, esprime “profonda preoccupazione per il disastroso e rapido deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”, e sottolinea la necessità di “un accesso urgente umanitario pieno, rapido, sicuro e senza ostacoli all’intera Striscia”, con l’immediato ripristino delle infrastrutture vitali. Ancora più importante, dal punto di vista politico, è poi la richiesta di “un’iniziativa europea per rilanciare la soluzione dei due Stati”, con la sottolineatura della “assoluta necessità di riavviare immediatamente il processo di pace”, e il sostegno pieno alla “Iniziativa di pace araba del 2002, che offre una piena normalizzazione delle relazioni tra lo Stato di Israele e tutti gli Stati arabi, in cambio del completo ritiro di Israele da tutti i territori palestinesi e arabi occupati dal 1967”.

Gli eurodeputati sollecitano “la piena inclusione dell’Autorità palestinese in tale processo” e chiedono “la fine dell’occupazione dei territori palestinesi”, sottolineando che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, “sono illegali secondo il diritto internazionale”, e condannando fermamente l’aumento della violenza dei coloni estremisti contro i palestinesi. La risoluzione, infine, chiede anche l’imposizione di misure restrittive dell’Ue nei confronti dei coloni estremisti che violano i diritti umani e il diritto internazionale e sottolinea ancora il forte sostegno dell’Ue al lavoro della Corte penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia, chiedendo che i responsabili degli atti terroristici e delle gravi violazioni del diritto internazionale (che comprendono “la presa di ostaggi e gli attacchi deliberati contro i civili”), siano chiamati a rendere conto delle loro azioni.

Lo stesso Benifei, comunque, riconosce che il testo della risoluzione “è stato indebolito nella parte che chiede il cessate il fuoco da un emendamento presentato dai Popolari europei… che poneva condizioni impossibili da ottenere prima di uno stop alle ostilità”. Molto più duro il commento del gruppo della Sinistra al parlamento europeo: “L’estrema destra, la destra e i liberali sono responsabili di aver reso il Parlamento europeo complice della feroce guerra del governo israeliano contro i palestinesi. Oggi la maggioranza degli eurodeputati ha votato a favore del cessate il fuoco a Gaza, ma solo se saranno soddisfatte una serie di precondizioni, tra cui la ‘distruzione di Hamas'”, si legge in una nota del gruppo.

“Questa precondizione – prosegue la nota – non solo ripete pedissequamente la posizione del governo israeliano e preserva il violento status quo, ma dà anche carta bianca al regime e all’esercito israeliani per continuare la loro politica genocida contro il popolo palestinese”. La francese Manon Aubry, co-presidente del gruppo della Sinistra, ha ricordato che “per la prima volta, dopo essere stato bloccato numerose volte, il Parlamento europeo ha finalmente discusso una risoluzione che chiede un cessate il fuoco permanente a Gaza”. Ma poi “purtroppo una coalizione liberale, di destra e di estrema destra ha indebolito l’appello iniziale ponendo precondizioni irrealistiche per il cessate il fuoco”. Secondo Aubry, “questa manovra dà carta bianca a Netanyahu e al suo governo di estrema destra per continuare i suoi crimini”.

L’analisi del voto nominale dell’emendamento del Ppe in questione mostra che a sostenerlo sono state in effetti, massicciamente, sia il Ppe che i Conservatori dell’Ecr e l’estrema destra di Id, ma solo una minoranza dei liberali (26 eurodeputati, mentre altri 54 hanno votato contro e sei si sono astenuti), che tuttavia è stata determinante per la maggioranza. I gruppi S&D, Verdi e Sinistra e la delegazione del M5S hanno votato contro con pochissime defezioni (9 Socialisti e tre verdi favorevoli, e un socialista e due verdi astenuti).

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