FI alza la posta e si divide ancora

Daniele Di Mario

L’accordo con Matteo Renzi? Perché no, soprattutto se contempla anche la riforma sulla giustizia. La linea dettata da Villa Certosa da Silvio Berlusconi fa presa sullo stato maggiore di Forza Italia e gli sherpa non vanno in vacanza nemmeno a Ferragosto. Certo, resta la distinzione tra chi porta avanti la linea dura (sostegno, cioè, sulle riforme solo se questo contempla il Senato elettivo e la modifica dell’Italicum) e chi antepone il pacchetto giustizia indipendentemente da altre condizioni, ma il dato politico è che qualcosa si sta muovendo in attesa della ripresa di settembre, quando il Ddl costituzionale presentato dal ministro Maria Elena Boschi andrà in Aula a Palazzo Madama. “Renzi può fare le riforme con chi crede, se vuole aprire al dialogo FI ci sarà”, conferma Giovanni Toti. Ma Maurizio Gasparri provocatoriamente dice: “Patto con Renzi? Sì certo. Se accetta Senato riformato ma eletto dai cittadini, ritorno al premio di coalizione nella legge elettorale, abolizione delle tasse sulla prima casa, riforma di giustizia e intercettazioni, ripristino reato immigrazione clandestina, abolizione Imu agricola, no ai matrimoni gay e qualche altra condizione…”. Il vicepresidente del Senato aggiunge: “La verità è che la sua stella declina e che galleggia con vecchi espedienti e ricatti parlamentari. Al Senato si adatti a un civile confronto senza diktat. Noi agiamo alla luce del sole tra schieramenti alternativi. Non siamo aperti ai suoi metodi da trafficante di bassa qualità”.

Più morbida la posizione di Ignazio Abrignani: “Le riforme permettono a un Paese di essere efficiente, sostenendo l’economia e la crescita: è per questo motivo che non possiamo tirarci indietro. Non possiamo derogare a questo dovere perchè chi ci ha votato ha chiesto a noi di impegnarci in prima persona per ammodernizzare il Paese, rendendolo più appetibile e competitivo. Sono sicuro che le forze politiche responsabili comprenderanno il senso di questo ragionamento perchè prima degli interessi dei singoli vengono quelli degli italiani ed è a questi che occorre guardare quando si fa politica”. Per Gianfranco Rotondi “Renzi non può sbattere la porta in faccia a FI e al suo leader perché il processo riformatore ha senso se coinvolge tutti o quasi e non solo una parte delle posizioni politiche. Il mio consiglio a Matteo è di trovare l’intesa con Berlusconi nell’interesse del Paesè”. D’accordo al dialogo con il Pd anche Laura Ravetto che però avverte: “La più grande abilità di Renzi è stata quella di saper distruggere i partiti, separando le classi dirigenti. Le riforme vanno votate se non sono riconducibili al mero divide et impera e se portano altresì a una seria riflessione sul miglioramento degli assetti istituzionali e su una legge elettorale approvata con troppa fretta e superficialità”.

Sulla giustizia però è scontro. L’ex magistrato Stefano Dambruoso, deputato di Scelta Civica è netto: “Auspico che non ci sia bisogno di fare scambi non pertinenti e continuare nel percorso di riforme già produttivamente avviato. In commissione Giustizia fino ad oggi si è lavorato, come nel caso della responsabilità civile dei magistrati, cercando soluzioni condivise tra i rappresentanti dei vari partiti”. Per Dambruoso viene prima la riforma del processo civile, poi quella del penale, anche perché “se bisogna continuare a parlarne si deve farlo alla luce di quanto oggi è disciplinato dalle circolari interne del Csm. La separazione delle funzioni è oggi sostanzialmente già di fatto operativa”. Dura anche la posizione dei Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto. “Mi piacerebbe che chi oggi mercanteggia aiutini sulle riforme con interventi sulla Giustizia, ricordasse che necessità di quest’ultima sono certezza della pena e rispetto per le vittime”, dice Massimo Corsaro. Mentre Maurizio Bianconi tuona: “Siamo alle solite. Le riforme non valgono di per sé e cioé se sono buone, cattive o migliorabili, ma secondo il principio del mercante in fiera: io do una cosa a te e te una a me. Io ti passo la puttanata dell’Italicum – insiste Bianconi – e tu mi passi quest’altra cosa, io faccio finta che il Senato non elettivo o semielettivo vada bene e tu mi allunghi i termini di questo o di quello. È una cosa schifosa e inaccettabile, ma purtroppo imposta al Paese dalla protocultura istituzionale renziana e della assenza di coscienza di centrodestra di Forza Renzi, già Forza Italia”.

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