FI si ricompatta, Cav e Fitto fanno pace. Italicum, incontro Renzi-Berlusconi

di Barbara Acquaviti

L’effetto mediatico, ricercato e costruito nel corso di questi giorni, e’ quello di restituire agli onori della cronaca una Forza Italia ricompattata che non cede ai ricatti e da’ “ampio e pieno mandato” al suo leader. L’effetto pratico, anche esso fortemente costruito in questi giorni ma piu’ sottotraccia, e’ quello che consentira’ a Silvio Berlusconi di poter dire a Renzi, quando – probabilmente oggi pomeriggio – lo incontrera’ per riparlare di Italicum, “ok, ci stiamo”. Nel mezzo c’e’ stato il lavorio diplomatico che Gianni Letta e Denis Verdini (a dispetto dei tentativi di sostituirlo) hanno condotto con palazzo Chigi, l’influenza delle logiche aziendal-familiari, e un riavvicinamento netto con il leader della fronda interna: Raffaele Fitto. Ma soprattutto c’e’ stata la volonta’ del Cav, finora mai venuta meno, di non restare fuori dai giochi, insomma, di non escludersi da quel tavolo a cui qualche mese fa Renzi lo aveva ammesso a dispetto di condanna e decadenza.

Un tavolo che – questo non e’ mai stato un particolare ozioso – ben presto si dovra’ occupare anche della successione di Giorgio Napolitano al Quirinale. Ma per ottenere tutto cio’, e per assicurarsi di non arrivare all’appuntamento privo di truppe pronte a seguirlo, l’ex premier doveva prima di tutto ricompattare Forza Italia. E questo, in soldoni, poteva voler dire soltanto una cosa: siglare la pace con quel Raffaele Fitto che puo’ contare su una quarantina di parlamentari ma che appena un mese fa era stato sul punto di cacciare dal partito. E se domenica scorsa ha “inviato” la sua fedelissima Maria Rosaria Rossi alla convention organizzata dall’europarlamentare, oggi Berlusconi lo ha riammesso alla sua tavola, nel corso di un pranzo in cui erano presenti anche Letta a Verdini. Quello che alla fine Fitto riesce ad ottenere e’ non soltanto un impegno a rilanciare, insieme, il partito ma anche un recepimento della linea di opposizione sull’economia con tanto di accoglimento degli emendamenti alla legge di stabilita’ redatti con Daniele Capezzone. Se sul fronte economico la posizione di Forza Italia espressa nel documento finale e’ piuttosto netta, quella sulla legge elettorale appare un po’ piu’ interlocutoria. Al punto da alimentare la sensazione che l’interesse di Berlusconi sia ancora quello di continuare semplicemente a fare melina: “ok al confronto in nome della governabilita’ ma no a diktat”, e’ in sintesi la posizione.

L’ennesimo ultimatum, d’altra parte, e’ arrivato pochi minuti prima della riunione a palazzo Grazioli direttamente da Matteo Renzi. E poi, c’e’ il testo frutto dell’accordo di maggioranza siglato ieri sera. Durante la riunione con Forza Italia l’ex premier si e’ detto sicuro che non restera’ tale: “Abbiamo buone possibilita’ che cambi. Ieri all’incontro c’erano quattro del Pd e 16 degli altri partiti, vedrete che le cose non resteranno cosi'”. In effetti, la trattativa per le modifiche delle modifiche sarebbe gia’ avanzata: dato per acquisito il premio alla lista invece che alla coalizione, a cambiare dovrebbe essere il numero dei collegi, che saranno tra i 100 e i 120, e la soglia di sbarramento (al 4 invece che al 3%). Su quest’ultimo punto, in particolare, si discute ancora perche’ quel 3% e’ la soglia che consente ad Alfano di dire che fa ancora parte della trattativa. Lo stesso leader di Ncd oggi, a dispetto del passato, ha avuto una posizione di apertura verso Berlusconi: “Non usi il patto del Nazaremo come un’arma contundente e si potra’ ricostruire – ha detto – una prospettiva di centrodestra”.

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