Vladimir Putin, Donald Trump, Volodymyr Zelensky e Ursula von der Leyen
Il destino dell’Ucraina è appeso a un filo, e quel filo passa per la Casa Bianca. Alle 19:00, ora italiana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky varcherà la soglia dello Studio Ovale per un bilaterale che si annuncia come un autentico scontro diplomatico. Non si tratta di una visita di cortesia, ma di un’operazione politica ad alta tensione, che vede l’Europa stringersi attorno a Kiev per evitare un esito che potrebbe stravolgere gli equilibri geopolitici. Dopo il faccia a faccia in Alaska tra Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin, la posta in gioco è altissima, e l’Europa vuole a tutti i costi un posto al tavolo dei negoziati.
La delegazione europea, schierata al fianco di Zelensky, è un vero e proprio “battaglione” diplomatico. Accanto al presidente ucraino, ci sono il francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier britannico Keir Starmer, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente finlandese Alexander Stubb e il segretario generale della NATO Mark Rutte. L’agenda della Casa Bianca ha confermato che, dopo l’incontro con Zelensky, si terrà una riunione multilaterale, con il chiaro intento di fare “quadrato” attorno all’Ucraina. L’obiettivo è plastico: evitare che il leader ucraino sia costretto ad accettare condizioni inaccettabili.
L’appuntamento a Washington cade in un momento delicatissimo. Solo tre giorni fa, in Alaska, il vertice tra Trump e Putin ha sollevato un’ondata di preoccupazione. Le posizioni espresse dal presidente americano, infatti, sembrano convergere pericolosamente con quelle del Cremlino. Trump ha escluso categoricamente il ritorno della Crimea all’Ucraina e l’ingresso di Kiev nella NATO, e ha smesso di invocare un immediato cessate il fuoco.
Secondo diverse fonti giornalistiche, Putin avrebbe proposto a Trump un piano di pace che prevede la cessione del Donbas e la conservazione dei territori già occupati. Una proposta giudicata irricevibile a Kiev, dove la Costituzione vieta espressamente la cessione di parti del territorio nazionale.
Il vertice di oggi si profila dunque come un test cruciale non solo per il futuro della guerra, ma anche per le relazioni tra Stati Uniti ed Europa. La capacità di leadership europea sarà messa alla prova come mai prima d’ora.
I segnali provenienti da Washington sono tutt’altro che rassicuranti. Nella notte, Trump ha ribadito sul suo social network, Truth, che Zelensky “può mettere fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente se lo vuole, oppure può continuare a combattere”. Un messaggio inequivocabile, che suona come una pressione diretta e un avvertimento.
La tensione diplomatica si riflette in una recrudescenza degli attacchi russi. Nelle ultime 24 ore, i bombardamenti si sono intensificati, causando la morte di almeno otto civili e il ferimento di altri 35 in diverse regioni ucraine, da Kharkiv a Zaporizhzhia, fino a Donetsk e Kherson. L’escalation militare sembra voler ribadire la posizione di forza di Mosca, mentre la diplomazia cerca una via d’uscita.
In questo quadro, il vertice di oggi assume un valore epocale. Le decisioni prese nelle prossime ore determineranno non solo il destino dell’Ucraina, ma anche il ruolo futuro dell’Europa sulla scena globale e la solidità dell’alleanza atlantica. L’Europa riuscirà a convincere gli Stati Uniti a non sacrificare l’integrità territoriale dell’Ucraina per un’illusoria pace? Oppure l’asse transatlantico è destinato a una frattura definitiva, con l’Europa costretta a rivedere la propria strategia di sicurezza e il proprio ruolo nel mondo?