Focolaio Mondragone, palazzo ex Cirio da innovazione a degrado

27 giugno 2020

Quando furono costruiti, negli anni ’70 in piena speculazione edilizia su uno dei litorali più belli e più estesi d’Italia, furono considerati da alcuni un esempio di innovazione, pari alle famigerate Vele di Scampia a Napoli, oggi i cinque palazzi da 11 piani di Mondragone, noti come ex Cirio, sono diventati un vero e proprio ghetto. Gli enormi edifici, degradati fuori e dentro, furono realizzati su un terreno che la ditta di conserve aveva venduto a privati, dopo la dismissione della fabbrica di pomodori che si trovava a breve distanza. In pochi anni, però, quelle case che dovevano rappresentare la modernità sono diventate luoghi nei quali vivono disperati con pochi soldi, senza lavoro e senza diritti. Il complesso residenziale, che dallo scorso lunedì è diventato “zona rossa”, su disposizione della Regione Campania, in seguito all’esplosione di un focolaio di Coronavirus, sorge quasi nel centro della cittadina del Casertano, a poca distanza dal mare. Da tempo è diventato l’epicentro di traffici illeciti: qui si pratica il contrabbando di sigarette e di alcolici, ma anche lo spaccio di sostanze stupefacenti e la prostituzione.

I palazzi sono il punto di partenza di decine di pulmini che, ogni alba, caricano decine di persone per andare a lavorare nei campi di tutta la Campania e del basso Lazio, sotto la guida dei caporali. Uomini e donne di ogni età, vittime di lavoro nero e di sfruttamento, pagato poco più di 30 euro al giorno per almeno 10 ore di fatica, per raccogliere frutta e pomodori. Secondo alcune statistiche, sono più di duemila quelli che lasciano la Bulgaria ogni anno per raggiungere il litorale domitio, in parte per restare 4-5 mesi, altri 8-9, qualche centinaio per rimanere in modo stanziale. Arrivano famiglie intere, bambini compresi; e per i bimbi che arrivano in Italia con i genitori niente scuola, qualche partita di pallone e passeggiate in bicicletta, mentre per i meno fortunati, prostituzione a pochi euro. Un’illegalità che continua nonostante le numerose retate delle forze dell’ordine. Si vive ammassati in piccoli appartamenti affittati dai proprietari, quasi sempre italiani, a più di 100 euro a persona. In modo promiscuo sopravvivono non solo bulgari, ma anche altri stranieri provenienti dall’Europa dell’Est e dai Balcani.

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Qui la densità abitativa è altissima, e non sempre si conosce con esattezza il numero di chi risiede nelle singole case: sono anche 10-15 nella stessa abitazione. Molti lavorano come stagionali nei campi, altre fanno le badanti. Le condizioni igienico-sanitarie sono estremamente precarie e proprio il mancato rispetto delle norme di sicurezza igienica e del distanziamento sociale, che non è possibile assicurare, hanno favorito il contagio da Covid-19. Il focolaio è stato scoperto sabato scorso, dopo che una donna bulgara ha partorito nell’ospedale di Sessa Aurunca. Lei è risultata positiva al tampone, così come un altro suo connazionale, residente sempre nei palazzi ex Cirio. Asl e Regione Campania hanno deciso di eseguire uno screening di massa nell’area: 743 gli esami compiuti e 43 i positivi, nove dei quali italiani e il resto bulgari di etnia rom, tutti asintomatici. L’obiettivo è, così come ha sottolineato il governatore campano, Vincenzo De Luca, “spegnere assolutamente il focolaio e non farlo diffondere nei comuni vicini. La provincia di Caserta è una di quelle che ha retto meglio, dove per giorni non ci sono stati contagi, ed è doveroso contenerlo”.

Si vuole puntare a eseguire 3/4mila tamponi per verificare se, al di fuori della zona rossa, ci sia stata la diffusione del virus soprattutto ai proprietari e ai dipendenti degli esercizi commerciali a ridosso dei palazzi ex Cirio e per questo motivo, dallo scorso giovedì, ci sono due camper dove è possibile, volontariamente, sottoporsi al tampone. I positivi saranno in quarantena per 14 giorni e l’area ex Cirio, giorno e notte, è presidiata dalle forze dell’ordine, dai volontari della Protezione civile e da un centinaio di militari dell’esercito, inviati dal ministro Lamorgese, che controllano che nessuno entri o esca. Ai residenti sono distribuiti viveri e farmaci, ma è vietato allontarsi. La situazione dell’area è “incancrenita da anni e di fronte alla quale – ha sottolineato il presidente De Luca – tutti hanno girato la testa. Per dieci anni si è fatto finta di non vedere che questo problema c’era”. Per adesso la priorità è il controllo sanitario, poi resterà da affrontare il dramma sociale. Certamente un terreno fertile anche alla vigilia dell’imminente campagna elettorale per le Regionali.

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