La campagna è già iniziata, ma la vera battaglia esploderà a settembre. Per la prima volta nella storia di Forza Italia, le tessere avranno un peso decisivo anche in Sicilia. La riforma voluta da Antonio Tajani ha cambiato le regole del gioco: più potere ai territori, coordinatore regionale eletto dalla base. Un terremoto che scuote gli equilibri consolidati nell’Isola.
Scatta la corsa al tesseramento in vista del congresso previsto per la primavera 2026. In palio c’è molto più di un semplice ruolo di coordinamento: si tratta della guida del partito più rappresentativo all’Assemblea Regionale Siciliana, forte di 14 deputati regionali e dell’espressione del presidente della Regione, Renato Schifani.
Le grandi manovre sono cominciate, ma nessuno vuole ammettere apertamente che si andrà allo scontro frontale. Nelle nove province siciliane, i big azzurri stanno organizzando le loro macchine da guerra per la raccolta delle adesioni. Tempo fino a novembre, poi entrerà in funzione il pallottoliere. Tuttavia, fonti interne rivelano che, se i numeri dovessero certificare una spaccatura troppo evidente, lo stesso Tajani spingerebbe per un accordo unitario, con adeguate compensazioni per chi resta fuori.
Il via alle danze lo ha dato l’attuale coordinatore Marcello Caruso, formalmente commissario di Forza Italia. Ha annunciato l’intenzione di correre per la piena riconferma nel ruolo che ricopre da marzo 2023, quando Silvio Berlusconi lo nominò alla guida del partito siciliano, chiudendo definitivamente l’era Miccichè.
Caruso, vicinissimo a Schifani, parte certamente in pole position. Ma dovrà affrontare una fronda interna sempre più organizzata, che negli ultimi giorni ha manifestato apertamente il proprio malcontento per la gestione del partito nell’Isola. Non si tratta più di semplici mormorii nei corridoi di palazzo, ma di una vera e propria opposizione strutturata.
Non ne ha mai fatto mistero Marco Falcone, eurodeputato catanese ed ex assessore della giunta Schifani, che molti indicano come il principale avversario di Caruso. Le sue critiche, ribadite ieri con un comunicato durissimo, denunciano l’assenza di confronto nella Forza Italia siciliana. Un attacco frontale che suona come una dichiarazione di guerra.
I segnali di insofferenza non arrivano solo da Catania. Da Roma, il deputato messinese Tommaso Calderone, presidente della commissione bicamerale per il contrasto dei disagi derivanti dall’Insularità, ha lanciato un ultimatum a Schifani e Caruso: dare spazio alla provincia di Messina in caso di rimpasto di Giunta. Una richiesta che sa di ricatto politico.
Le fibrillazioni estive si arricchiscono di un altro elemento esplosivo: l’uscita a sorpresa del vice presidente della Camera, Giorgio Mulè, che non ha escluso la possibilità di candidarsi in Sicilia per la presidenza della Regione nel 2027. Parole che hanno scatenato la reazione piccata di Schifani, dando vita a un battibecco pubblico sui giornali. Un segnale inequivocabile delle tensioni che attraversano il partito.
Su questo scenario incandescente si innesta la corsa al tesseramento, dove i protagonisti saranno soprattutto i deputati regionali. Con la raccolta delle tessere, infatti, puntano anche a consolidare le proprie posizioni predominanti nei collegi elettorali di riferimento.
Non sono passati inosservati alcuni movimenti strategici delle ultime ore. Caruso ha incontrato il deputato siracusano Riccardo Gennuso, mentre il faccia a faccia con il parlamentare catanese Salvo Tomarchio aveva l’evidente obiettivo di rafforzare la posizione dell’attuale commissario nell’area di Catania, dove Falcone gode di maggiore consenso.
Una partita complessa che vedrà in campo anche gli ex di Sicilia Futura: Totò Cardinale, da sempre vicino a Schifani, e Beppe Picciolo. I loro schieramenti potrebbero risultare decisivi negli equilibri finali, soprattutto nell’area orientale dell’Isola. A Messina il confronto si articola su due fronti: da un lato l’asse Calderone-De Leo, dall’altro il tandem Bernardette Grasso-Beppe Picciolo. Equilibri delicati che potrebbero essere determinanti per l’esito finale della sfida.
La novità più significativa arriva da Ragusa con il rientro di Nino Minardo. L’attuale presidente della commissione Difesa, che ha già accolto diversi neo azzurri nella provincia iblea tra cui il sindaco Peppe Cassì, si prepara a muovere le sue pedine nel complesso Risiko di Forza Italia in Sicilia orientale.
Il suo ingresso cambia gli equilibri consolidati e introduce un nuovo protagonista in una partita già di per sé complicata. Minardo porta con sé esperienza parlamentare e una rete di relazioni che potrebbero risultare decisive nella battaglia finale.
La sensazione è che, nonostante le dichiarazioni di facciata, tutti si stiano preparando a una resa dei conti che potrebbe ridefinire completamente gli assetti di Forza Italia in Sicilia. Una battaglia che, al di là dell’esito, segnerà inevitabilmente il futuro del partito nell’Isola e i suoi rapporti con la leadership nazionale.