La scena si materializza all’alba, quando Bologna ancora sonnecchia. Una pattuglia della Polizia di Stato nota l’Audi ferma in via Tolmino, al rosso. Gli agenti si avvicinano per un controllo di routine. Al volante, il 19enne incensurato; accanto, Maksuti, con un curriculum di furti e resistenze alle forze dell’ordine. Scatta il verde: l’auto balza in avanti come una freccia, accelerando a dismisura. Inizia la caccia. Sirene urlano lungo le strade deserte, ma la volante perde le tracce. Pochi minuti, e il dramma si consuma all’incrocio con via dei Lamponi: l’Audi si schianta contro il palo, rimbalza su auto innocenti ferme al bordo strada. Il fumo sale, i soccorsi irrompono. Maksuti è già andato.
Le ore successive dipingono un quadro di caos controllato. Via Murri, arteria vitale del quartiere, si chiude in entrambe le direzioni: nastri gialli, tecnici al lavoro sul palo piegato come un fuscello. La riapertura parziale verso il centro arriva solo dopo che gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Bologna, setacciano ogni dettaglio. L’auto? Rubata, ovvio. Il guidatore? Senza patente, un rischio che si rivela letale. La polizia non tocca l’Audi: “Li abbiamo persi di vista”, ammette la Questura, smentendo ogni ipotesi di inseguimento aggressivo. Eppure, la velocità – “eccessiva”, eufemismo per un bolide lanciato a fari spenti – è il verdetto unanime.
E poi, il colpo di scena tra le lamiere contorte: un tirapugni lucido, un martelletto frangivetro, attrezzi per lo scasso sparsi come reliquie di un piano andato storto. Non un furto casuale, ma un’operazione mirata? Le indagini non lo dicono ancora, ma i reperti parlano. Il 19enne, medicato per lievi ferite, viene trasferito in questura. L’arresto piomba come un tuono: omicidio stradale, per la morte del compagno; resistenza a pubblico ufficiale, per la fuga; ricettazione, per l’auto. Incensurato fino a oggi, il giovane albanese – identità protetta – si trova al centro di un’indagine che intreccia immigrazione, microcriminalità e l’ombra di una notte sbagliata.
Bologna non è nuova a questi lampi di violenza urbana, ma questo caso brucia per la sua cruda immediatezza. Maksuti, 18 anni e un passato di piccoli reati, rappresenta quel dramma di giovani immigrati intrappolati tra sogni e scorciatoie illegali. Il guidatore, un anno più grande e pulito nei registri, solleva domande: era complice consapevole, o un passeggero della sfortuna? La Procura affila le armi, mentre la città riprende fiato. Via Murri pulsa di nuovo, ma il palo spezzato resta lì, monito muto. In un’Italia che dibatte di sicurezza e integrazione, questo schianto non è solo un epilogo tragico: è un campanello d’allarme, un invito a scrutare le crepe del sistema. La polizia promette chiarezza; la folla, silenzio attonito. Ma le sirene, una volta spente, riecheggiano ancora.