Economia

Fumata nera su Fondo salva-Stati. Ue chiacchiera e Coronavirus miete vittime

“Vi è un ampio sostegno” nell’Eurogruppo per utilizzare la linea di credito prudenziale del Mes, il Fondo salva-Stati dell’Eurozona, che dispone oggi di 410 miliardi di euro, per finanziare parte delle misure di lotta alla crisi pandemica del Covid-19 negli Stati membri dell’Ue, fino a un ammontare pari al 2% del Pil del paese interessato. Lo ha riferito il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, al termine della videoconferenza dei ministri delle Finanze dell’Eurozona (allargata ai colleghi degli altri paesi Ue) in cui si è discusso delle diverse opzioni possibili per dare una risposta coordinata allo shock economico provocato dall’epidemia, e dalle misure senza precedenti per contenerne la propagazione. 

Il risultato di questa discussione sarà portato dal presidente dell’Eurogruppo all’attenzione dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, durante la videoconferenza di giovedì prossimo, che sostituirà il tradizionale Consiglio europeo di marzo. L’ampio consenso dei ministri finanziari, ha riferito Centeno, è “per prendere in considerazione un sostegno alla crisi pandemica basata sullo strumento precauzionale già esistente nel Mes”, ovvero la “Linea di credito soggetta a condizioni rafforzate” (Eccl), che, ha osservato, “fornirebbe un’ulteriore linea di difesa per l’euro e fungerebbe da assicurazione per proteggerci da questa crisi in atto”. “Le caratteristiche di questo strumento dovrebbero essere coerenti con la natura esterna e simmetrica dello shock Covid-19”, ha precisato il presidente dell’Eurogruppo, che ha poi insistito, rispondendo alle domande dei giornalisti, proprio su questo punto: la differenza e la non comparabilità di questa crisi rispetto alla crisi finanziaria globale del 2008 e a quella del debito sovrano che ne è seguita nell’Eurozona. E anche la risposta, ha aggiunto, dovrà essere diversa.

L’aggettivo “simmetrico”, che ha utilizzato Centeno, signifca che lo shock economico sta colpendo tutti gli Stati membri più o meno allo stesso modo, al contrario di quanto accadde nel periodo successivo al 2008. La crisi, inoltre, è di origine “esterna”, nel senso che era del tutto imprevedibile per i paesi dell’Ue, e quindi indipendente dai loro comportamenti e da loro eventuali errori. Queste considerazioni, ha sottolineato il presidente dell’Euroguppo “valgono anche per qualsiasi condizionalità associata” all’uso della linea di credito del Mes. In passato, questa condizionalità ha significato, per i paesi sottoposti al “salvataggio” finanziario del Fondo salva-Stati (Irlanda, Portogallo, Grecia, Cipro, Spagna), pesanti misure di austerità e riforme strutturali, monitorate dai severi funzionari della Troika (Fmi, Bce, Commissione europea). In questo caso, invece, ha indicato Centeno, la condizionalità del sostegno “a breve termine sarà mirata alla risposta al coronavirus”, e “a lungo termine, all’aspettativa che i paesi tornino alla stabilità”.

Bisognerà vedere, comunque, che cosa significhi esattamente questa condizione del “ritorno alla stabilità”: in particolare, se non implichi ancora una volta una marcia forzata per il risanamento dei conti pubblici a ritmi insostenibili. La linea di credito del Mes dedicata al Covid-19, ha spiegato ancora Centeno, “sarebbe disponibile per tutti i paesi, che dovrebbero richiederla individualmente”. Anche qui potrebbe esserci un problema: nell’esperienza passata, richiedere l’aiuto del Mes comportava un contraccolpo negativo, uno “stigma” nella percezione dei mercati e delle agenzie di rating. Per questo, alcuni avevano ipotizzato che tutti gli Stati membri contemporaneamente chiedessero di usufruire della nuova linea di credito per il Covid-19. Ma l’Eurogruppo non ha ascoltato questo suggerimento. Centeno, infine, ha indicato che “la disponibilità di questo strumento potrebbero essere attorno al 2% del Pil dei paesi membri, come parametro di riferimento”. Ma, ha avvertito, “sebbene vi sia ampio supporto tra gli Stati membri su queste caratteristiche” del ricorso al Mes, “è necessario un maggiore lavoro sui dettagli”.

“Questa discussione – ha riferito ancora il presidente dell’Eurogruppo – corrisponde al mandato dei leader di esplorare le opzioni tra le diverse istituzioni europee per una risposta coordinata dall’Ue. E mi consentirà di riferire ai leader giovedì. Attendiamo di vedere quali saranno i loro orientamenti: siamo pronti ad attuare le loro decisioni subito dopo”, ha concluso Centeno. A parte la linea di credito del Mes, che a questo punto sembra sia l’unico vero punto già maturo per un possibile accordo, sia Centeno che il commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Paolo Gentiloni, hanno indicato come sia ancora aperta (ma evidentemente ancora in alto mare) la discussione su un altro strumento coordinato europeo per affrontare la crisi: uno strumento di emissione di debito comune come gli eurobond (all’occorrenza chiamati “Corona bond”), come chiede il governo italiano. “Esploreremo tutte le possibilità per affrontare la pesante sfida che abbiamo davanti. La linea che abbiamo nell’Eurogruppo è che dobbiamo continuare a lavorare”, ha osservato Centeno, aggiungendo che “nessuna possibile soluzione è stata messa da parte oggi”.

Gentiloni, da parte sua, ha sottolineato: “Abbiamo diversi strumenti sul tavolo. I ‘Corona bond’ sono uno degli strumenti che possiamo avere a disposizione. Dobbiamo andare avanti nelle discussioni e costruire consenso, perché tutte le decisioni devono avere il livello di consenso e coordinamento che abbiamo avuto finora”. Infine, la discussione continua anche su un altro possibile strumento europeo che potrebbe essere attivato: un regime comune di riassicurazione per i sussidi di disoccupazione degli Stati membri, sempre in risposta allo shock economico del Coronavirus. Questo dispositivo sarebbe basato sull’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue, che al paragrafo 2 prevede la possibilità di attivare strumenti di assistenza finanziaria per uno Stato membro che si trovi “in difficoltà o seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo”. Starà ai capi di Stato e di governo, ora, durante la loro videoconferenza di giovedì, cercare di concretizzare queste iniziative, o almeno alcune di esse.

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