Economia

Gas, accordo marittimo Israele-Libano è ossigeno anche per l’Europa

E’ forse un “accordo storico” quello raggiunto tra Israele e Libano, con la mediazione Usa, per i confini marittimi trai due paesi, secondo quanto ha detto il primo ministro dello Stato ebraico Yair Lapid. Ma certamente è un accordo che arriva al momento opportuno per i paesi occidentali, perché interviene su un’area ricca di risorse energetiche in un momento di crisi innescata dal conflitto russo-ucraino e potrebbe favorire un aumento delle forniture di gas naturale dal Mediterraneo. Lapid ha assicurato che l’accordo “risponde a tutti i principi di sicurezza ed economici posti da Israele” e che contribuirà a “iniettare miliardi di dollari nell’economia” del paese. E, dal canto suo, il presidente libanese Michel Aoun ha detto che l’accordo “soddisfa il Libano, rispecchia le sue richieste e preserva i suoi diritti sulle risorse naturali”.

Non è ancora arrivato un commento da parte del gruppo sciita Hezbollah, alleato d’Israele, che è stato il principale ostacolo nella lunga negoziazione moderata dall’inviato Usa Amos Hochstein ma che ha anche detto che si atterrà alla posizione del governo di Beirut. La svolta è venuta alla luce oggi, quando il mediatore americano ha inviato alle due parti la bozza finale dell’accordo. La scorsa settimana la situazione sembrava critica, dopo che Israele aveva respinto una serie di emendamenti all’ultimo minito richiesti dal Libano. Uno degli emendamenti richiesti dal Libano richiedeva il riconoscimento del confine “de facto”, mentre Israele ha chiarito che non può che accettare il confine ufficiale. L’altro tema era quello che riguardava le esplorazioni presso il giacimento di Kana e la quota di profitti che dovrebbero andare a Israele dallo sfruttamento della sezione del giacimento che insiste nel suo territorio marittimo.

L’accordo ha una rilevanza superiore alla semplice questione frontaliera. Israele s’attende di poter così attivare la produzione di gas naturale dalla riserva marittima di Karish, che con il vicino giacimento di Tanin ha una riserva stimata – secondo quanto riferisce il Guardian – di 2-3mila miliardi di metri cubi di gas naturale. Queste risorse erano bloccate dalla disputa territoriale, con Beirut che rivendicava parte del giacimento di Karish. Riuscire a innestare nella rete israeliana Karish potrebbe essere un importante sviluppo per Israele, che vedrebbe consolidata la sua posizione di fornitore di gas per l’Europa, e ovviamente per i paesi occidentali che sono alla ricerca disperata di alternative al gas russo. Dal canto suo, il Libano – un paese in profonda crisi economica – punta a sviluppare il giacimento di Qana, che potrebbe generare introiti per le sue casse in grave difficoltà. Su di esso hanno messo glio occhi i francesi di TotalEnergies, che sono arrivati oggi a Beirut per discutere l’immediata esplorazione.

I negoziati tra Israele e Libano, due paesi ancora tecnicamente in guerra, sono andati avanti dal 2020 con molti stop-and-go, in particolare per l’opposizione di Hezbollah, che ha messo in atto anche azioni di disturbo con droni quando Israele ha inviato sul luogo una nave per la produzione di gas. Tuttavia c’è stata un’accelerazione con l’approssimarsi della scadenza del mandato di Aoun, il 31 ottobre, e le elezioni del primo novembre. Secondo la tv al Arabiya, l’accordo dovrebbe essere formalmente firmato il 20 ottobre. Israele ha accresciuto la sua produzione di gas quest’anno finora del 22 per cento su base annua per rispondere alle accresciute richieste europee. Il gas viene trasportato da un giacimento offshore in Egitto dove viene liquefatto e poi mandato in Europa.

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