Gas e nucleare nella tassonomia UE, per la Commissione sono investimenti verdi

Gas e nucleare nella tassonomia UE, per la Commissione sono investimenti verdi
3 gennaio 2022

La Commissione europea ha deciso: le attività economiche del settore energetico legate al gas e al nucleare potranno essere ammesse come attività “di transizione” nel sistema di classificazione degli investimenti sostenibili (“Tassonomia” verde) dell’Ue, anche se dovranno rispettare una serie di precise condizioni, che sono particolarmente stringenti per il gas. La Commissione ha inviato agli Stati membri il testo del suo “Atto delegato complementare” del regolamento Ue sulla Tassonomia, relativo al gas e al nucleare, venerdì scorso, 31 dicembre, poco prima della fine dell’anno, in modo da rispettare l’impegno che aveva preso a farlo “entro il 2021”. L’Atto delegato presenta tre diverse tipologie di attività economiche per il nucleare, e altre tre per il gas, che potranno fregiarsi del riconoscimento Ue di sostenibilità ambientale per ottenere gli investimenti della Tassonomia verde. Gli investitori sapranno comunque, in base a un sistema di informazione obbligatorio per le imprese e per gli operatori finanziari, se le attività “sostenibili” che finanziano riguardano il gas e il nucleare. Gli Stati membri hanno ora meno di dieci giorni per presentare eventuali commenti all’Atto delegato, che verrà adottato formalmente dalla Commissione dopo il 12 gennaio.

Successivamente, il Consiglio Ue e il Parlamento europeo avranno quattro mesi per scrutinare il documento, e potranno richiedere due mesi di tempo ulteriore, se necessario, per completare l’esame. Alla fine dello scrutinio, entrambe le istituzioni hanno il diritto di bocciare l’Atto (non di emendarlo), ma a condizioni difficili da realizzare: il Consiglio con una decisione a “maggioranza qualificata rafforzata inversa”: almeno il 72% degli Stati membri (ossia almeno 20 paesi) che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Unione; e il Parlamento europeo con la maggioranza assoluta dell’Assemblea (ossia almeno 353 eurodeputati). Le condizioni affinché il nucleare abbia accesso agli investimenti della Tassonomia riguardano innanzitutto le attività cosiddette pre-commerciali nello sviluppo delle tecnologie più avanzate con minimizzazione della produzione di scorie, e, in secondo luogo, la costruzione di nuovi reattori che utilizzino le migliori tecnologie disponibili (e in particolare i futuri impianti cosiddetti di “terza generazione”), per la produzione di elettricità e di idrogeno.

Leggi anche:
Incarico di vertice Ue, Draghi scalda atmosfera al Consiglio europeo (e in Italia)

Ma soprattutto, in terzo luogo, saranno considerate ammissibili anche le attività di generazione elettrica dalle centrali nucleari esistenti, se saranno oggetto di una proroga del loro iniziale ciclo di vita, da parte delle autorità degli Stati membri, autorizzata prima del 2040. In tutti questi casi, comunque, le attività nucleari dovranno rispettare in pieno tutta la legislazione basata sui Trattati Ue ed Euratom, che è stata resa più rigorosa riguardo alla protezione dell’ambiente e alla prevenzione degli incidenti dopo il disastro di Fukushima nel 2010. Ma in più, per avere i finanziamenti della Tassonomia verde, i progetti nucleari dovranno poter contare su un fondo adeguato per la gestione delle scorie radioattive e uno per lo smantellamento (“decommissioning”) degli impianti alla fine del loro ciclo di vita. Inoltre, tutti i progetti da finanziare dovranno aver predisposto dei “depositi finali” (“disposal facilities”) per le scorie con livello basso o intermedio di radioattività, mentre quelli autorizzati dopo il 2025 dovranno presentare dei piani dettagliati per rendere pienamente operativi “entro il 2050” dei depositi geologici profondi per le scorie ad alto livello di radioattività.

Da notare che questi depositi geologici profondi per le scorie altamente radioattive (e che restano tali per centinaia di migliaia di anni) non esistono e non sono mai stati usati ancora in nessun luogo al mondo: il primo è previsto per il 2024 in Finlandia, mentre Svezia e Francia prevedono di averne uno operativo entro la fine del decennio. Con questa condizione, la Commissione vuole incentivare e rendere più rapida la ricerca e attuazione di una soluzione concreta al problema (fin qui irrisolto) che costituisce il più grande ostacolo alla classificazione del nucleare nella Tassonomia, per via del danno all’ambiente che le scorie rischiano di provocare un caso di fughe radioattive. Rispetto alle condizioni poste al comparto nucleare per ottenere accesso agli investimenti della Tassonomia, verde, le condizioni richieste al comparto del gas appaiono molto più rigorose e immediate, e anche più logiche. Tutto l’esercizio consiste a incentivare le soluzioni che permettono di realizzare progressivamente la transizione energetica, sostituendo il carbone o gli impianti a gas inefficienti con nuove installazioni che abbattano le emissioni. E che gradualmente sostituiscano il gas fossile con nuovi gas a basso contenuto di CO2, o con l’idrogeno.

Leggi anche:
Tensione Italia-Spagna su aborto, Meloni replica a ministra Madrid

Le tre tipologie di impianti a gas incluse nell’Atto delegato della Tassonomia verde riguardano la generazione di energia elettrica, la cogenerazione ad alta efficienza di energia e di calore, e infine i cosiddetti “distretti” per la produzione di tele-riscaldamento o raffreddamento (“district heating and cooling systems”). Innanzitutto, potranno accedere agli investimenti della Tassonomia tutti gli impianti che producono meno di 100 grammi di CO2 per kWh, un limite molto basso che può essere raggiunto solo dalle installazioni ad altissima efficienza, che usino sistemi di sequestro e stoccaggio della CO2 (“Carbon Capture and Storage”, Ccs). Questa condizione non è soggetta a una clausola temporale. I criteri che dovranno rispettare gli altri impianti che si qualificano per la transizione energetica prevedono invece una “sunset clause”, una data limite oltre la quale non potranno più entrare nella Tassonomia: sarà ammessa, ma solo fino al 2030, la costruzione di centrali elettriche a gas che producono fino a 270g di CO2per kWh, oppure che riescono a mantenere una media annuale di 550g di CO2 per kWh, calcolata su 20 anni.

Inoltre, si deve dimostrare: 1) che l’impianto a gas non può essere sostituito, in modo efficiente e per la stessa capacità, da un impianto di energia rinnovabile; 2) che la nuova installazione ne sostituisce una pre-esistente ad alte emissioni (soprattutto a carbone); 3) che non vi sia, con il nuovo impianto, un aumento di capacità superiore al 15%. Non è ancora tutto: gli impianti inseriti nella Tassonomia dovranno impegnarsi a usare, oltre al gas naturale, almeno il 30% di altri gas (gas sintetici, biogas e idrogeno), definiti “a basso contenuto di carbonio”, entro il primo gennaio 2026, almeno il 55% entro il primo gennaio 2030, e il 100% entro il 31 dicembre 2035. Secondo la definizione, i gas a basso contenuto di carbonio devono produrre il 70% di emissioni in meno. Infine, la sostituzione dei vecchi impianti con i nuovi deve portare a una riduzione delle emissioni a effetto serra di almeno il 55% per kWh di energia prodotta, e lo Stato membro interessato deve aver già preso l’impegno di eliminare progressivamente le centrali energetiche a carbone sul proprio territorio. Una parte di queste condizioni (in particolare il limite di 270g di CO2 per kWh, e la sostituzione progressiva dell’impiego del gas naturale con i gas a basso contenuto di carbonio), si applica anche agli impianti di cogenerazione e ai distretti di tele-riscaldamento o raffreddamento.

Leggi anche:
Tensione Italia-Spagna su aborto, Meloni replica a ministra Madrid

Per quanto contraddittorio possa sembrare, il nuovo Atto delegato della Tassonomia non interferirà con le regole più rigorose che la Commissione sta già applicando alle sue emissioni di eco-bond sui mercati per finanziare il Recovery Plan “Next Generation EU”. In questo caso, resterà valida la decisione, presa l’anno scorso, di non considerare il gas e il nucleare per gli eco-bond che continueranno a essere emessi fino alla fine del Recovery Plan, nel 2026. L’Atto delegato complementare sul nucleare e sul gas ha suscitato una forte reazione contraria da parte dei Verdi e delle Ong ecologiste, che hanno accusato la Commissione di voler trasformare la Tassonomia nel contrario di ciò che doveva essere: invece di prevenire e impedire il “greenwashing”, le pratiche di marketing abusive e ingannevoli da parte delle imprese che rivendicano qualità ambientali inesistenti, è diventato “una licenza per il ‘greenwashing'”, ha sentenziato Greenpeace. Reazioni negative, soprattutto contro l’inserimento del nucleare nella Tassonomia, sono venute anche dai Verdi al governo in Germania e dall’Austria, mentre il Lussemburgo ha minacciato un ricorso in Corte europea di Giustizia. Ma i governi contrari sembrano in minoranza rispetto alla coalizione di fatto creatasi fra i paesi pro-nucleari e quelli pro-gas, che vede attivi sullo stesso fronte soprattutto Francia, Finlandia e i paesi dell’Est. La posizione attesa a Bruxelles dal governo Italia, infine, dovrebbe essere favorevole alle disposizioni sul gas e neutrale rispetto a quelle sul nucleare.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti