Gaza, Trump: “Pace vicina”. Hamas accetta il cessate il fuoco, ultimi nodi su prigionieri e garanzie
Intesa Israele-Hamas: “Firma prevista entro 48 ore”. Fonti diplomatiche confermano svolta nei colloqui. Restano aperti i capitoli sul calendario di liberazione degli ostaggi e sulle garanzie per il ritiro dell’Idf.

Un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas è “molto vicino”. L’annuncio arriva direttamente dal presidente americano Donald Trump, durante una tavola rotonda alla Casa Bianca, dove ha rivelato il contenuto di un biglietto consegnatogli dal segretario di Stato Marco Rubio.
“Scrive che siamo molto vicini a un accordo”, ha dichiarato il tycoon, mostrando ai presenti il messaggio in cui Rubio chiedeva anche l’autorizzazione a pubblicare un post su Truth Social “presto, così potrà annunciare l’accordo per primo”. Trump ha dato il suo “ok”, come documentato dalle riprese video dell’incontro.
La diplomazia internazionale è in fermento. Secondo un funzionario israeliano citato dal giornalista di Axios Barak Ravid, l’intesa potrebbe materializzarsi “già tra poche ore”. Un alto funzionario della Casa Bianca, interpellato dalla Cnn, conferma che l’annuncio ufficiale sul social network è atteso “presto”.
Nel frattempo, Hamas ha “ufficialmente” accettato l’accordo per il cessate il fuoco, che sarà firmato giovedì in Egitto, secondo quanto riportato dalla Tv al-Mayadeen, affiliata a Hezbollah, citando fonti della “resistenza palestinese”.
Trump ha inoltre annunciato un possibile viaggio in Medio Oriente “sabato” o “domenica”, con destinazione “probabilmente” l’Egitto, senza escludere una tappa a Gaza. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha precisato che “venerdì mattina il presidente Trump si sottoporrà al suo controllo annuale di routine al Walter Reed Medical Center” per poi tornare alla Casa Bianca, valutando la partenza per il Medio Oriente “poco dopo”.
Sharm el Sheikh: il tavolo delle trattative decisive
Con l’arrivo a Sharm el Sheikh dei due inviati presidenziali statunitensi, del caponegoziatore israeliano, del premier qatarino e la presenza confermata del capo dell’intelligence turca, il negoziato per l’accordo di pace a Gaza e la liberazione degli ostaggi è entrato nella fase operativa. I mediatori del Qatar, secondo quanto riferisce Channel 12, ritengono che si possa raggiungere un’intesa entro venerdì. L’obiettivo dichiarato è annunciare l’accordo questa settimana e iniziare a liberare gli ostaggi la prossima.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan si è spinto oltre, dichiarando che un cessate il fuoco potrebbe essere annunciato già mercoledì sera. “Le parti hanno dimostrato grande volontà per il rilascio dei prigionieri e degli ostaggi”, ha affermato Fidan. Tuttavia, i funzionari israeliani si mostrano più cauti, mettendo in dubbio questa tempistica accelerata.
Un portavoce della Casa Bianca ha confermato “buoni progressi nei colloqui”, stimando che “un accordo potrebbe essere raggiunto entro pochi giorni”. Diverse fonti informate sui negoziati, citate dalla Cnn, concordano nel ritenere l’intesa a portata di mano. La portata dell’impegno diplomatico è testimoniata dalla convergenza su Sharm el Sheikh di tutti i principali attori regionali e internazionali coinvolti nel processo di pace.
Il nodo critico dello scambio: le liste e i veti incrociati
Il principale ostacolo rimane lo scambio degli ostaggi israeliani con i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Le parti si sono scambiate le liste dei nomi, ma emergono divergenze sostanziali. Hamas ha accettato di rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita in un’unica fase, come riportato da al-Jazeera citando una fonte dell’organizzazione palestinese. La fazione ha inoltre fornito prove su circa 20 ostaggi ancora in vita, secondo quanto dichiarato da funzionari israeliani a Channel 12.
Tuttavia, la lista presentata da Hamas – che chiede la liberazione di più dei 250 ergastolani inizialmente previsti – include nomi che per Israele rappresentano una “linea rossa” invalicabile. In particolare, Tel Aviv ha posto il veto sulla scarcerazione di Marwan Barghouti e Ahmad Saadat, due figure di primo piano della leadership palestinese. Il premier Benjamin Netanyahu, riferiscono i media israeliani, sarebbe intenzionato a mantenere fermo questo veto.
Garanzie reciproche e questioni irrisolte
Israele aveva richiesto un calendario preciso per la liberazione degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza e per la consegna dei corpi di quelli deceduti. La questione dei rapiti ormai senza vita costituisce un punto particolarmente delicato: la loro individuazione necessita di più tempo, secondo quanto annunciato da Hamas. Dal canto suo, l’organizzazione palestinese esige una garanzia scritta che Israele non tornerà a combattere dopo il cessate il fuoco e che non arresterà nuovamente i prigionieri palestinesi liberati in base all’accordo. Lo hanno riferito fonti ben informate al canale saudita Al-Hadath.
Resta da sciogliere anche il nodo del disarmo e del ritiro dell’Idf dopo il raggiungimento della tregua e il rilascio degli ostaggi. Su questo punto cruciale, il Qatar – che ha svolto un ruolo di mediazione fondamentale – ha chiesto precise garanzie a entrambe le parti. La questione del ritiro delle forze di difesa israeliane dai territori occupati rappresenta infatti uno degli aspetti più controversi dell’intero negoziato.
La complessità dell’accordo riflette mesi di trattative indirette, condotte attraverso i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia. Nonostante le dichiarazioni ottimistiche delle ultime ore, rimangono margini di incertezza legati alla volontà politica delle parti di superare le reciproche diffidenze e gli ostacoli ancora sul tavolo.
