Cronaca

Gaza, l’alba della speranza: liberati gli ultimi ostaggi, Israele rilascia quasi duemila prigionieri

Nel cuore di Tel Aviv, un’alba segnata da speranze e attese ha segnato una svolta storica: dopo 738 giorni, gli ultimi 20 ostaggi israeliani detenuti da Hamas sono stati liberati, mentre Israele ha proceduto al rilascio di quasi duemila prigionieri palestinesi. Un’operazione di scambio che ha acceso emozioni contrastanti tra celebrazioni e tensioni ancora vive.

Liberazione sotto il segno della commozione

A partire dalle prime ore di lunedì mattina, migliaia di persone si sono radunate in Piazza degli Ostaggi, trasformando un luogo simbolico in teatro di speranza e ansia. Alle 6.30, i veicoli della Croce Rossa hanno iniziato il tragitto verso Gaza nord per recuperare gli ostaggi. Poco dopo le 7, l’annuncio della consegna dei primi sette rapiti, accolto da grida di gioia, lacrime e abbracci. Simboli gialli, emblema della lunga prigionia, hanno colorato l’aria in un momento di liberazione accompagnato da videochiamate che hanno unito le famiglie separate dalla violenza.

In contemporanea, il presidente statunitense Donald Trump atterrava a Tel Aviv, accolto da un caloroso omaggio sulla spiaggia e dal fervore del governo israeliano. Il rilascio ha visto anche una massiccia scarcerazione di prigionieri palestinesi, compresi ergastolani, scatenando un’esplosione di emozioni anche tra le comunità palestinesi in attesa.

Il peso politico e la riconciliazione in vista

Alle 8.59 il presidente Trump ha fatto il suo ingresso all’aeroporto Ben Gurion, accolto dal presidente Herzog e dal premier Netanyahu. In Knesset, tra applausi e cori di sostegno, Trump ha rivolto parole di incoraggiamento per il futuro del Medio Oriente, sollecitando addirittura la grazia per Netanyahu. Un discorso intenso, interrotto brevemente da tensioni parlamentari, che suggerisce un clima politico in fermento e un desiderio di superare l’ostilità.

Netanyahu ha espresso ottimismo sulla possibilità di nuovi accordi di pace con i Paesi musulmani e arabi della regione, mentre la figura di Trump viene paragonata a quella storica di Ciro il Grande, simbolo della liberazione e della riconciliazione.

Scambi dolorosi e bilanci umani

L’accordo ha sancito il rilascio di 1.968 prigionieri palestinesi, tra cui soggetti condannati per atti di terrorismo contro Israele, un gesto di portata eccezionale per garantire la liberazione degli ostaggi. Omri Miran, uno degli uomini liberati, ha potuto comunicare con le sue figlie per la prima volta dopo due anni, toccante immagine di un dramma umano che si conclude.

Al contempo, l’esercito israeliano ha confermato il rientro di quattro bare con i corpi di ostaggi deceduti, sottolineando la gravità e il dolore che ancora incombono su questa tregua fragile. In Gaza, cerimonie in memoria delle vittime hanno accompagnato il trasferimento delle salme, confermando che, oltre alla pace, rimangono ferite aperte.

Pubblicato da
Maurizio Balistreri