Generale Mori: Falcone e Borsellino mi hanno dato la forza

Generale Mori: Falcone e Borsellino mi hanno dato la forza
Il generale Mario Mori
21 maggio 2023

“Non mi fermo qua, voglio sostenere e testimoniare quello che è l’essenza della trattativa Stato-mafia che ritengo ancora attuale, come era attuale al tempo di Falcone e Borsellino. Voglio proseguire perché ritengo che non sia più un problema giudiziario ma è ancora e molto evidentemente un problema politico”. Il generale Mario Mori, già comandante dei Ros, dopo 13 anni di processi e vessazioni è stato assolto in Cassazione nel procedimento che lo vedeva implicato in merito alla cosiddetta trattativa Stato mafia, ed è stato dunque ritenuto del tutto estraneo a ogni trattativa illecita. Per la prima volta dall’assoluzione, è intervenuto pubblicamente al Festival della Giustizia Penale ripercorrendo, in una lunga e appassionata disanima, il percorso che lo portò alla cattura di Totò Riina, il rapporto anche personale con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e, naturalmente, i suoi procedimenti processuali.

Riguardo ai suoi rapporti con Vito Ciancimino ha spiegato: “Ciancimino non era uomo d’onore, anche se conosceva benissimo l’ambiente mafioso e come muoversi al suo interno. Dopo la morte di Falcone (e quando si prospettava quella di Borsellino) l’ho conosciuto, l’ho trattato bene per avere un confidente e feci due iniziative innovative: provare ad alzare il livello dei nostri contatti con la controparte e mandare quello che ritenevo il mio ufficiale più efficiente (Ultimo) con 15 uomini a Palermo, dove gli dissi di non frequentare le caserme, ma di trovare e catturare Riina. Come diceva Dalla Chiesa quando si trovano persone di queste organizzazioni non si arrestano, ma si seguono: se non si capisce questo non si può fare alta polizia”. Mori ha proseguito spiegando i motivi di questo rapporto, che lo ha portato a processo, sottolineando la trasparenza e la linearità dei loro contatti, una linea riconosciuta sia in Appello che in Cassazione.

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