“Oggi la politica di difesa europea fatico a comprenderla.” Con questa dichiarazione senza filtri, il generale Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa, in audizione in commissione Esteri e Difesa del Senato, ha squarciato il velo ipocrita sul progetto di autonomia strategica europea. Il generale ha elencato tutto quello che ancora manca per rendere possibile parlare di difesa europea. L’audizione al Senato, in sostanza, rivela un continente militarmente frammentato, dove l’ambizione di sovranità si scontra con una realtà di dipendenza atlantica.
Nella fredda luce dell’aula senatoria, il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha condotto una diagnosi impietosa dell’incapacità europea di dotarsi di una vera architettura di sicurezza. I punti critici emersi sono una cartina tornasole delle divisioni continentali: “Manca una rete di comunicazioni classificate. A livello europeo non abbiamo una rete che coinvolga i paesi dell’Alleanza in Europa e i paesi europei attualmente non dell’Alleanza. Manca un centro di fusione per la raccolta dei dati, un centro di fusione classificato”.
L’analisi di Portolano rivela la contraddizione fondamentale del concetto di “autonomia strategica” promosso da Bruxelles: “Io credo molto in quello che è il pilastro europeo dell’Alleanza… ma quando parliamo di difesa europea, a quale difesa ci riferiamo? Quella dei paesi UE o quella geografica che include paesi come Norvegia o Regno Unito?”.
Questa ambiguità di fondo spiega perché, nonostante i 240 miliardi di euro spesi complessivamente per la difesa nel 2023 dagli Stati membri, l’Europa rimanga un nano strategico. E questo, secondo Portolano, perché manca una visione condivisa di politica estera; non ci sono meccanismi decisionali rapidi in crisi e non c’è un’industria militare veramente integrata. Quindi, ogni discorso su autonomia difensiva rischia di essere pura retorica.
Secondo i dati dello European Defence Agency (2023):
In un mondo sempre più multipolare, l’incapacità europea di esprimere una voce unitaria in materia di sicurezza rischia di avere conseguenze epocali. “La strategia di sicurezza non è soltanto un problema militare – ha aggiunto Portolano -: parliamo di sicurezza energetica, economica, sociale, sicurezza degli approvvigionamenti delle materie prime, delle terre rare. Rientra poi la capacità di proteggere tutti questi elementi”.
Con la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la competizione USA-Cina, l’Europa rischia di diventare mero spettatore della storia. L’allarme di Portolano suona come un ultimo avvertimento prima che il treno della geopolitica passi definitivamente.