La coalizione liberal-democratica del premier Shigeru Ishiba, già in minoranza alla Camera bassa, rischia di perdere il controllo anche della Camera alta. Ma la vera novità è l’irruzione della retorica anti-immigrazione nel dibattito pubblico, cavalcata dal partito nazionalista Sanseito con lo slogan “Giappone prima di tutto”.
Il Sanseito, guidato da Sohei Kamiya, ha costruito una campagna “assordante” su controlli più rigorosi per i residenti stranieri. Secondo alcuni sondaggi, il partito si è classificato al secondo posto per popolarità, un dato che certifica l’efficacia della sua strategia populista.
Le ricette del partito sono radicali: fine dei sussidi sociali per gli stranieri, divieto di impiego nel settore pubblico e creazione di un’agenzia unica per l’immigrazione.
La retorica xenofoba si è nutrita di episodi minori ma simbolici: casi di guida pericolosa legati alle norme di conversione delle patenti e sospetti abusi di servizi pubblici da parte di un numero limitato di stranieri. Sufficiente per alimentare il risentimento in una popolazione con un forte senso della legalità.
Anche il Partito liberaldemocratico di Ishiba ha adottato toni più intransigenti, impegnandosi nel programma elettorale a perseguire “tolleranza zero” verso gli stranieri irregolari. Il partner di coalizione Komeito promette di migliorare la gestione dei permessi di soggiorno.
Il Partito democratico per il Popolo, che lo scorso anno ha quadruplicato i seggi alla Camera dei Rappresentanti conquistando i giovani elettori, chiede norme più restrittive per l’acquisto di immobili da parte di stranieri.
Solo il principale partito di opposizione di sinistra, il Partito democratico costituzionale, propone una “società multiculturale di convivenza” in risposta ai cambiamenti socioeconomici indotti dalla crescente popolazione straniera.
Eppure, i dati della polizia raccontano una storia diversa. I casi che coinvolgono residenti stranieri sono stati in calo fino al 2022, con un lieve aumento nel 2023. La quota di stranieri sul totale degli incidenti segnalati si è mantenuta intorno al 2% nell’ultimo decennio.
Il paradosso è evidente: mentre il Giappone invecchia e si spopola, la politica si divide tra chi vorrebbe chiudere le frontiere e chi riconosce nella migrazione una necessità economica. Le elezioni del 20 luglio diranno se l’Arcipelago sceglierà la strada dell’apertura controllata o quella della chiusura identitaria.