Politica

Giappone prima di tutto: l’onda xenofoba che scuote le elezioni

Per la prima volta nella storia politica del Sol Levante, l’immigrazione è diventata il tema centrale di una campagna elettorale. Il 20 luglio, quando 125 seggi della Camera dei consiglieri torneranno in palio, i giapponesi si troveranno di fronte a una scelta che potrebbe ridefinire l’identità di una nazione storicamente chiusa agli stranieri.

La coalizione liberal-democratica del premier Shigeru Ishiba, già in minoranza alla Camera bassa, rischia di perdere il controllo anche della Camera alta. Ma la vera novità è l’irruzione della retorica anti-immigrazione nel dibattito pubblico, cavalcata dal partito nazionalista Sanseito con lo slogan “Giappone prima di tutto”.

La crescita dei movimenti xenofobi

Il Sanseito, guidato da Sohei Kamiya, ha costruito una campagna “assordante” su controlli più rigorosi per i residenti stranieri. Secondo alcuni sondaggi, il partito si è classificato al secondo posto per popolarità, un dato che certifica l’efficacia della sua strategia populista.

“La globalizzazione è la causa della povertà del Giappone”, tuona Kamiya, sostenendo che gli stranieri stanno comprando terre e azioni mentre il numero di lavoratori stranieri è cresciuto eccessivamente.

Le ricette del partito sono radicali: fine dei sussidi sociali per gli stranieri, divieto di impiego nel settore pubblico e creazione di un’agenzia unica per l’immigrazione.

La retorica xenofoba si è nutrita di episodi minori ma simbolici: casi di guida pericolosa legati alle norme di conversione delle patenti e sospetti abusi di servizi pubblici da parte di un numero limitato di stranieri. Sufficiente per alimentare il risentimento in una popolazione con un forte senso della legalità.

Il centrodestra si adegua

Anche il Partito liberaldemocratico di Ishiba ha adottato toni più intransigenti, impegnandosi nel programma elettorale a perseguire “tolleranza zero” verso gli stranieri irregolari. Il partner di coalizione Komeito promette di migliorare la gestione dei permessi di soggiorno.

Il Partito democratico per il Popolo, che lo scorso anno ha quadruplicato i seggi alla Camera dei Rappresentanti conquistando i giovani elettori, chiede norme più restrittive per l’acquisto di immobili da parte di stranieri.

Solo il principale partito di opposizione di sinistra, il Partito democratico costituzionale, propone una “società multiculturale di convivenza” in risposta ai cambiamenti socioeconomici indotti dalla crescente popolazione straniera.

I numeri della realtà

Eppure, i dati della polizia raccontano una storia diversa. I casi che coinvolgono residenti stranieri sono stati in calo fino al 2022, con un lieve aumento nel 2023. La quota di stranieri sul totale degli incidenti segnalati si è mantenuta intorno al 2% nell’ultimo decennio.

“Nel dibattito elettorale sulle questioni riguardanti gli stranieri è importante riconoscere che alcune affermazioni circolanti non sono basate sui fatti”, avverte Takahide Kiuchi, economista del Nomura Research Institute.

La sfida demografica

I numeri demografici sono impietosi: la popolazione giapponese è diminuita di un record di 898.000 unità nell’ottobre 2024, scendendo a 120,3 milioni. Alla fine del 2024, i cittadini stranieri residenti hanno raggiunto il record di 3,77 milioni, secondo l’Agenzia dei Servizi per l’Immigrazione.

Il paradosso è evidente: mentre il Giappone invecchia e si spopola, la politica si divide tra chi vorrebbe chiudere le frontiere e chi riconosce nella migrazione una necessità economica. Le elezioni del 20 luglio diranno se l’Arcipelago sceglierà la strada dell’apertura controllata o quella della chiusura identitaria.

Pubblicato da
Enzo Marino