Giustizia sotto assedio: Banksy questa volta colpisce nel cuore del potere giudiziario britannico

Un giudice, un martelletto, un corpo colpito e uno striscione intriso di sangue. Non è la scena di un processo, ma l’ultima provocazione visiva firmata Banksy, apparsa sul muro esterno del Queen’s Building, sede della Corte di Giustizia di Londra.

Banksy, il maestro dell’anonimato e della denuncia sociale, torna a far parlare di sé con un murale che non lascia spazio a interpretazioni neutre. Il giudice raffigurato mentre colpisce una figura umana con un martelletto — simbolo del potere giudiziario — è un’immagine disturbante, amplificata dalla presenza di uno striscione insanguinato. È una critica feroce, viscerale, che sembra puntare il dito contro le distorsioni del sistema legale.

L’opera è comparsa nella notte, come da tradizione, e già dalle prime ore del mattino è stata coperta da pannelli di plastica nera, circondata da recinzioni metalliche e sorvegliata da due guardie. Un trattamento da reliquia, ma anche da oggetto pericoloso. Il messaggio è chiaro: l’arte di Banksy non è decorativa, è detonante.

L’arte come atto d’accusa

Il Queen’s Building, parte del complesso giudiziario londinese, non è un luogo scelto a caso. È il simbolo della giustizia britannica, e Banksy lo trasforma in un palcoscenico per una denuncia visiva. La scelta del luogo amplifica il significato dell’opera, che non si limita a essere una provocazione estetica, ma diventa un atto d’accusa contro le istituzioni.

Il ritorno dell’artista non è isolato. Dopo la comparsa di un’opera a Marsiglia, Banksy ha disseminato nove interventi a tema animale nell’agosto 2024, tra cui la celebre cabina della polizia londinese trasformata in una vasca per piranha. Un gesto che ha fatto il giro del mondo, simbolo di una metamorfosi della sorveglianza in minaccia.

Questa nuova opera sembra proseguire quella narrazione: il potere che dovrebbe proteggere, giudicare, garantire, si trasforma in strumento di violenza. Il sangue sullo striscione non è solo pittura: è memoria, è denuncia, è ferita aperta.

Banksy e la grammatica del dissenso

La forza di Banksy sta nella sua capacità di trasformare lo spazio urbano in un campo di battaglia simbolico. Ogni muro diventa una pagina, ogni immagine una frase, ogni opera un editoriale visivo. E quando il bersaglio è la giustizia, il messaggio non può che essere esplosivo.

La reazione delle autorità, che hanno immediatamente messo sotto protezione l’opera, è indicativa. Non si tratta solo di preservare un’opera d’arte, ma di contenere un messaggio che potrebbe destabilizzare. Banksy non è solo un artista: è un catalizzatore di tensioni sociali.

La sua firma, apparsa su Instagram, è la conferma che il messaggio è voluto, diretto, calibrato. Non c’è spazio per l’ambiguità. Il giudice che colpisce non è un errore: è una metafora.