Ecco gli Ig-Nobel, dai topi in mutande all’uomo-capra

Ecco gli Ig-Nobel, dai topi in mutande all’uomo-capra
23 settembre 2016

Prima dei Nobel, arrivano gli Ig Nobel: ovvero i premi alle invenzioni e ricerche “alternative” o che comunque seguono linee di indagine poco battute – nonché finanziate – dalla comunità scientifica, ricerche tuttavia pubblicate da riviste scientifiche affermate e di prestigio. Unica differenza con i fratelli maggiori svedesi: l’Ig Nobel (o “ignobile”, come suona in inglese) consiste nella sola gloria più o meno immortale e non riserva premi in denaro ai fortunati vincitori.
Coma è tradizione fin dalla prima edizione (1991) anche quest’anno i premi assegnati sono stati assegnati presso l’Università di Harvard (Massachussetts), sotto l’egida della rivista Annali della Ricerca Improbabile (Air); e nonostante la mancanza di fascino finanziario, costituiscono un ambito riconoscimento dato che come ebbe a spiegare il direttore di Air, Marc Abrahams, “la maggior parte degli scienziati, non importa su che cosa lavori, non è solita ricevere alcuna attenzione”. Attenzione particolare invece meritano almeno due dei premi assegnati quest’anno, per la Riproduzione e la Biologia. Il primo se lo è aggiudicato – ahimè a titolo postumo – il ricercatore dell’Università del Cairo Ahmed Chafik, per aver accertato (nel lontano 1993) che i topi che indossano dei mutandoni di poliestere sono meno sessualmente attivi dei colleghi che preferiscono lana o cotone.

Il britannico Thomas Thwaites si è spinto ancora più oltre nella sua osservazione del regno animale: si è fatto fabbricare delle speciali protesi che gli consentivano di camminare come una capra, mischiandosi a un gregge per tre giorni (stringendo amicizie e sfiorando una rissa con altri maschi): il premio per la Biologia appare meritatissimo, seppure condiviso con il connazionale Charles Foster che in momenti diversi ha condiviso la sua esistenza con cervi, volpi, uccelli e a altri animali.  Da non sottovalutare anche il premio per l’Economia, andato a Mark Avis per aver accertato come gli esseri umani siano in grado di attribuire delle personalità persino a delle pietre, analogamente a quanto accade per le marche di automobili o altre entità che popolano il mondo del marketing. La Volkswagen da parte sua si è vista assegnare l’Ig Nobel per la Chimica, per aver “risolto il problema dell’eccessivo inquinamento automobilistico riducendone la quantità ogni qualvolta le sue vetture venivano testate”.  Last but not least, l’Ig Nobel per la Letteratura è andato a Fredrik Sjoberg, autore di un’autobiografia in tre volumi sulle gioie del collezionismo delle mosche morte rispetto a quelle ancora vive.

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