Gli impressionisti e la loro storia, una mostra plurale a Treviso

Gli impressionisti e la loro storia, una mostra plurale a Treviso
17 novembre 2016

Gli impressionisti, ma non solo. A Treviso, nel Museo di Santa Caterina, Marco Goldin ha curato la mostra “Storie dell’Impressionismo”, momento conclusivo e vertice di una serie di tappe che lo hanno portato in giro per il Nord Italia a raccontare di Monet, Renoir, Van Gogh e Gauguin. Ma l’esposizione trevigiana allarga il suo sguardo sia sul prima, sia sul dopo la stagione più nota degli impressionisti. “Il percorso della mostra – ci ha detto Goldin – è un percorso di natura tematica, suddiviso in sei sezioni che ha l’ambizione di raccontare non soltanto quei quindici anni canonici della storia dell’Impressionismo, quindi dalla metà degli anni Sessanta alla fine del decennio successivo, ma vuole raccontare l’intero XIX secolo in Francia, quindi far capire, in modo credo molto chiaro, da dove l’Impressionismo abbia preso le sue mosse, partendo anche da molto lontano, da Ingres e dai grandi pittori di inizio Ottocento”.

La mostra è organizzata da Linea d’Ombra e fa parte di “Valore cultura”, il progetto attraverso il quale Generali Italia sostiene le migliori iniziative culturali del territorio per renderle accessibili a un pubblico più vasto. Un’iniziativa che Giancarlo Fancel, CFO di Generali Country Italia, ha presentato così:n”Valore Cultura – ci ha spiegato – è un progetto che abbiamo lanciato proprio per rendere più accessibile l’arte e la cultura. L’arte come stimolo, all’innovazione, alla coltura dello spirito, ma soprattutto questo programma serve a far capire che ci sono delle eccellenze nel nostro territorio che possono essere vissute tramite l’arte”. E le esperienze che vengono offerte al visitatore dell’esposizione sono molteplici e hanno il pregio di sollevare curiosità ed emozioni attraverso gli accostamenti, per esempio, con la grafica giapponese, o ancora con la pittura di Corot e di Fantin-Latour, fino a quando Cézanne, con le sue bagnanti, arriva già a parlarci del futuro.

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“Noi – ha aggiunto Marco Goldin – siamo abituati a considerare l’Impressionismo come un movimento, ma in realtà non è un movimento, è un’espressione di tante e particolari individualità che poi si cementano intorno ad alcune mostre, soprattutto quelle della prima metà degli anni Settanta, a un nuovo uso del colore, a un nuovo uso della luce… ma dobbiamo assolutamente capire come tutto questo arrivi da molto più lontano, arrivi dalla pittura di Ingres, anche da Delacroix, per l’uso del colore straordinario che interesserà tanto Van Gogh, ma anche Manet prima di lui, ma poi anche dalla Scuola di Barbizon, quindi i pittori del realismo”. Particolarmente significativo che una mostra di così vasta portata sia allestita in provincia, ma a ben guardare è la provincia a fare l’Italia e la relazione con i territori è decisiva per la diffusione della cultura. “Essere a Treviso con una mostra di questo genere – ha concluso Giancarlo Fancel – è sicuramente un’eccellenza per il nostro territorio. Noi siamo assicuratori, da sempre ci occupiamo di determinati aspetti tecnici, in questo caso ci occupiamo di valorizzare l’eccellenza del nostro territorio”. E fino al 17 aprile 2017 Santa Caterina a Treviso sarà anche la casa degli impressionisti.

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