Economia

Governo assetato sulla casa. Solo rischi per i proprietari”

Diciotto mesi fa, è stato rieletto presidente di Confedilizia. E così, fino al 2020, Giorgio Spaziani Testa guiderà la storica Confederazione italiana proprietà edilizia, punto di riferimento soprattutto per proprietari e inquilini di immobili. Un settore notoriamente in crisi, quello dell’edilizia, oltre che tartassato da una miriade di imposte che, complice anche la crisi, oggi conta oltre seicentocinquanta mila negozi sfitti con il conseguente degrado dei centri urbani, per dirne una.

La casa sembra essere sempre nel mirino dei governi.

“Di qualsiasi governo certo no, ma di questo governo sembrerebbe di sì. Come lo è certamente della Commissione europea, in merito al catasto, del quale si chiede allo Stato italiano di riformarlo per aumentare il gettito dell’imposte sugli immobili. Poi c’è l’annosa questione fiscale…”.

Che di certo è il tasto più dolente per i cittadini…

“Indubbiamente. Basti ricordare che nel 2012, con la manovra del governo Monti, dai nove miliardi di euro dell’Ici, s’è passati a circa venticinque miliardi di euro all’anno di Imu. Poi, s’è registrato un calo qualche anno fa, quando è stata eliminata la tassazione sulla prima casa. E ora ci siamo assestati su ventidue miliardi di euro l’anno solo di tassazione puramente patrimoniale, rispetto, va ricordato, ai nove miliardi di euro dell’ultimo governo Berlusconi. Questa è una situazione intollerabile e che va avanti da otto anni perché molti pensano che all’epoca del governo Monti era stata imposta una tassa una tantum, invece no, in quanto è stato introdotto un sistema che poi non è stato più toccato”.

Alla luce della prima bozza della manovra del governo Conte, pensa che possa spirare buon vento per i proprietari di immobili?

“Pensiamo che ci siano solo rischi per i proprietari. Primo, come detto, a causa della riforma del catasto che porterebbe a un aumento della tassazione locale sugli immobili; secondo, perché si parla sempre più insistentemente di revisione delle cosiddette “tax expenditures”, ovvero di ridurre gli incentivi fiscali sulle opere di ristrutturazione e di miglioramento del rendimento energetico. E ciò, in pratica, sarebbe un altro aumento di tassazione. Uno scenario che darebbe un colpo a tutto il settore economico legato alle ristrutturazioni”.

Detta così, appare un controsenso rispetto allo sbandierato “Green New Deal” del premier Conte?

“Sono completamente d’accordo. Peraltro, qualche giorno fa, il ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha scritto in un messaggio a Confedilizia, di prorogare, anzi meglio, lavorare per rendere strutturali sia le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, sia quelle per l’efficientamento energetico. Ora, che qualche giorno dopo si paventi l’ipotesi di ridurle, anche se in relazione al reddito, mi sembra molto grave”.

E’ vero che sul piano normativo, i proprietari di immobili si sentono meno tutelati dei loro inquilini?

“E’ proprio così, soprattutto nel settore non abitativo, immobili commerciali per intenderci, in quanto ancora sui contratti si applica una legge del 1978 che si basa sul principio di un inquilino “parte debole”. Una norma, in buona sostanza, che impedisce spesso l’incontro domanda-offerta. Quindi, occorrerebbe una nuova normativa, più snella e in linea con l’economia moderna”.

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