Il presidente della Repubblica ha ricevuto il professor Giuseppe Conte al Quirinale e lo ha incaricato di formare il Governo. Al termine del colloquio di Conte con il presidente Mattarella, il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, ha precisato che il premier incaricato “ha presentato la lista dei ministri ai sensi dell’articolo 92 della Costituzione” e che il nuovo esecutivo giurerà oggi alle 16. Un governo snello, con 18 ministri, di cui 5 donne. E’ la squadra del professor Giuseppe Conte, che sara’ affiancato dai due leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini. – Presidente del Consiglio: Giuseppe Conte; – Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Giancarlo Giorgetti – Ministro dell’Economia: Giovanni Tria – Ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi – Ministro degli Interni: Matteo Salvini (vicepremier) – Ministro dello Sviluppo Economico e Lavoro: Luigi Di Maio (vicepremier) – Ministro ai Rapporti con il Parlamento: Riccardo Fraccaro – Ministro degli Affari Europei: Paolo Savona – Ministro della Difesa: Elisabetta Trenta – Ministro della Giustizia: Alfonso Bonafede – Ministro della Pubblica Amministrazione: Giulia Bongiorno – Ministro della Salute: Giulia Grillo – Ministro degli Affari Regionali: Erika Stefani – Ministro del Sud: Lorenzo Fontana- Ministro dell’Ambiente: Sergio Costa – Ministro ai Disabili e alla Famiglia: Lorenzo Fontana – Ministro dell’Agricoltura e del Turismo: Gian Marco Centinaio – Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: Danilo Toninelli – Ministro dell’Istruzione: Marco Bussetti – Ministro dei Beni Culturali: Alberto Bonisoli.
GIUSEPPE CONTE IL PREMIER GIALLOVERDE
DI MAIO SCOMMETTE SUL LAVORO PER IL CAMBIAMENTO
Luigi Di Maio, sara’ uno dei due vicepremier, insieme a Matteo Salvini, e guidera’ il ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico. Il Capo politico del Movimento 5 stelle e’ nato ad Avellino ma residente a Pomigliano d’Arco ha 31 anni – il 6 luglio ne compira’ 32 – rappresenta il volto pragmatico di M5s, in passato spesso contrapposto alle posizioni piu’ integraliste dell’ala ortodossa rappresentata da Roberto Fico che oggi di fatto ha perso questo ruolo piu’ politico, ‘neutralizzato’ da quello di presidente della Camera. Ma nonostante alcuni periodi di grande difficolta’ – in primis la storia della mail sull’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore all’ambiente a Roma, Paola Muraro nel settembre 2016 e che Di Maio disse di aver interpretato male – il giovane campano alla fine e’ stato sempre sostenuto dal Garante Beppe Grillo e da Davide Casaleggio. Di Maio e’ stato eletto dalla Rete con 30.936 voti (l’82% dei votanti) candidato premier e Capo politico del Movimento pentastellato il 23 settembre 2017 in occasione della kermesse grillina a Rimini. Con lui, di fatto, il Movimento ha cambiato pelle: molti poteri sono accentrati nelle sue mani e le decisioni, che nella Fase 1 del Movimento, venivano prese dalla Rete e dalle assemblee, adesso vengono prese direttamente da Di Maio e talvolta ratificate da eletti e attivisti.
Nel suo cursus, prima di essere eletto leader M5s, era gia’ stato nominato membro del cosiddetto ‘Direttorio’ del Movimento, costituito nel novembre 2014 da cinque parlamentari, scelti da Beppe Grillo, con l’obiettivo di costruire il principale organo direttivo del Movimento che avesse una funzione di raccordo tra il leader e gli eletti in parlamento. Ma il Direttorio ebbe vita breve risultando inefficace. Nel 2016 Di Maio e’ stato anche nominato responsabile degli enti locali per M5s. Il leader 5 stelle era deputato gia’ nella scorsa legislatura – nella quale era anche vicepresidente della Camera, il piu’ giovane della storia della Repubblica – ed e’ stato eletto deputato anche alle ultime elezioni del 4 marzo 2018: si tratta per lui, quindi, del secondo e ultimo mandato in base alle regole dei 5 stelle. Dopo non potra’ piu’ candidarsi con M5s. Era il candidato premier del Movimento ma alla fine ha dovuto rinunciare, per consentire la nascita di un governo con la Lega, e ha fatto un passo indietro a favore del professor Giuseppe Conte, avvocato e giurista di area M5s, gia’ indicato infatti come possibile ministro pentastellato per la Pubblica Amministrazione. Di Maio dopo il diploma di liceo classico, si e’ iscritto all’universita’, in un primo momento alla facolta’ di ingegneria, poi a giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ma alla fine ha rinunciato e non si e’ mai laureato.
Nel suo curriculum si legge che e’ giornalista pubblicista dal 2007, che ha lavorato per un breve periodo come webmaster e anche come steward allo stadio San Paolo di Napoli. Poi, la scelta della politica con la candidatura nel Movimento 5 stelle. Nel 2007 Di Maio ha aperto il meetup di Pomigliano d’arco aderendo cosi’ all’iniziativa di Grillo che proponeva la costituzione di gruppi di cittadini che si occupassero dei problemi del loro comune. Nel 2010 si e’ candidato come consigliere comunale del suo comune ma ottenendo solo 59 preferenze non e’ stato eletto. Successivamente, con le cosiddette ‘Parlamentarie’ del Movimento 5 Stelle, e’ stato candidato online e con 189 preferenze e’ riuscito ad essere eletto alla Camera. Alle elezioni politiche del 4 marzo di quest’anno, invece, ha ottenuto 95.219 voti (63,41%) al collegio uninominale di Acerra. Nella sua vita privata, ha fatto parlare di se’ anche per le sue storie sentimentali: per alcuni anni fidanzato con la collega dello staff M5s, Silvia Virgulti, 10 anni piu’ di lui. Adesso al suo fianco, da quasi un anno, Giovanna Melodia, consigliera comunale di M5s al comune di Alcamo, in provincia di Trapani. Di Maio e’ il maggiore di tre fratelli: la madre, Paola Esposito, e’ un’insegnante di italiano e latino, mentre il padre Antonio, imprenditore edile, ha un passato politico a destra ed e’ stato dirigente prima del Movimento sociale italiano, poi di AN.
SALVINI ALLA SFIDA GOVERNO, CON LA RUSPA AL VIMINALE
Al Viminale Salvini non aveva nascosto di puntare gia’ dal 2015, quando ingaggio’ una dura campagna contro Angelino Alfano per la gestione dell’emergenze immigrazione, definendolo “complice di una invasione”. “Fossi io al suo posto, farei sicuramente meglio”, lancio’ il guanto di sfida. Piu’ di recente, invece, non ha gradito la proposta di Silvio Berlusconi, che lo ha definito un ottimo papabile ministro dell’Interno in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni del 4 marzo. Il leader della lega ha infatti letto quelle parole come un modo per ‘tagliargli’ le ambizioni di premiership. (AGI) carabinieri possono tranquillamente mettere una foto in costume da bagno sulla pagina di Facebook. O un carabiniere non puo’ andare al mare? E’ assolutamente vergognoso. I legali fanno bene a querelare la signora e lei dovrebbe chiedere scusa. Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri Se l’1% sbaglia deve pagare, anche il doppio. Pero’ mi sembra difficile pensare che ci siano poliziotti o carabinieri che hanno pestato per il gusto di farlo”. Salvini e’ nato a Milano il 9 marzo 1973. Figlio di Silvana, interprete di tedesco per alcune aziende svizzere, e di Ettore, dipendente di un’azienda chimica a Novara, ha una sorella piu’ giovane, Barbara. Ha frequentato il liceo classico Manzoni di Milano, dove ha cominciato ad avvicinarsi alla Lega: nel 1990, colpito dal manifesto ‘Sono lombardo, voto lombardo’. Salvini si e’ poi iscritto all’Universita’ senza completare gli studi (5 esami alla laurea): Scienze Politiche alla Statale, poi il passaggio a Lettere e quindi Scienze storiche.
Tra i professori aveva Giulio Sapelli, uno delle figure ‘sondate’ per fare il premier del governo M5s-Lega, che diede a Salvini 30 in Storia economica. Il segretario leghista ha due figli: Federico, avuto con l’ex moglie Fabrizia Ieluzzi, e Mirta frutto dell’unione con Giulia Martinelli. Milanista sfegatato, amante di Fabrizio De Andre’, da bambino ha fatto lo scout e sognava di fare il giornalista sportivo. Giornalista, e’ consigliere comunale a Milano dal 1993, anno di insediamento della prima e unica giunta guidata da un leghista, Marco Formentini. Durante gli studi universitari lavoro’ per breve tempo da Burghy, panitoteca in centro a Milano. Poi ha lavorato per il quotidiano la Padania, occupandosi anche della pagina delle lettere, e ha diretto per molti anni Radio Padania Libera. Nel 1997 partecipo’ alle elezioni del Parlamento padano con i ‘Comunisti padani’: gliel’aveva chiesto Bossi, ha poi raccontato, per avere anche una lista di sinistra. Ha avuto una breve esperienza da deputato (2008-2001) mentre e’ stato eletto a piu’ riprese all’Europarlamento (nel 2004, nel 2009 e nel 2014). Si e’ dimesso da Strasburgo dopo l’elezione al Senato del 4 marzo scorso. Il suo ‘cursus politico’ e’ stato segnato da numerosi episodi, gesti o provocazioni che hanno suscitato polemiche.
Celebre il coro ‘Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani’ che intono’ a Pontida prima di un raduno. In un’altra occasione, venne criticato quando disse provocatoriamente che sarebbe stato necessario prevedere vagoni della metro per soli milanesi. Da consigliere comunale di Milano, poi, nel 1999, non strinse la mano all’allora presidente della Repubblica Ciampi dicendo “Lei non mi rappresenta”. Ex delfino di Roberto Maroni, e’ diventato segretario della Lega lombarda dopo l’elezione dell’ex ministro dell’Interno alla guida del partito di via Bellerio. Maroni ha poi appoggiato la candidatura di Salvini alle primarie per eleggere il suo successore. Nella consultazione tra i militanti dell’8 dicembre 2013, Salvini batte Bossi 82 a 18 per cento. Alla guida della Lega ha vviato la svolta ‘nazionale’ e sovranista e che ha portato il partito, non piu’ ‘nordista’, al record storico del 17% alla scorse politiche. Il rapporto col senatur e’ sempre stato un po’ tormentato, come quando, durante la campagna elettorale del sindaco Letizia Moratti contro Giuliano Pisapia, Bossi disse che il futuro vice sindaco sarebbe stato Roberto Castelli e non Salvini che, comunque, ha dato il via libera alla ricandidatura del fondatore della Lega.
TRENTA, ALLA DIFESA UN’ESPERTA DI SICUREZZA
BONAFEDE, ALLA GIUSTIZIA L’AVVOCATO DELLE CLASS ACTION
BONGIORNO, UNA DONNA DI FERRO ALLA P.A.
Inoltre, si e’ occupata anche di giustizia sportiva: ha assistito Francesco Totti dopo la squalifica del bomber giallorosso per lo sputo a un calciatore danese durante gli Europei del 2004. Eletta per la prima volta nel 2006 alla Camera, nella lista di Alleanza nazionale, viene rieletta due anni dopo nel Pdl: durante la XVI legislatura e’ stata presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio. Nel 2010 aderisce a Futuro e Liberta’ per l’Italia, di cui diventa portavoce nel 2011. Nel 2013 Bongiorno e’ stata candidata alla presidenza della Regione Lazio, ma non eletta: stesso risultato alle politiche, dove correva per il Senato. Nella sua carriera politica, spicca il suo contributo per l’introduzione nel codice penale del reato di stalking: un deciso impegno, infine, per la lotta contro la violenza sulle donne, che l’ha vista fondatrice, assieme a Michelle Hunziker, dell’associazione ‘Doppia difesa’, che offre sostegno, assistenza e tutela alle vittime di questo fenomeno.
FRACCARO, INTEGRALISTA M5S AI RAPPORTI COL PARLAMENTO
Anche se per poche ore, prima dell’elezione di Roberto Fico, e’ stato lui il candidato 5 stelle per lo scranno piu’ alto di Montecitorio, poi ‘sacrificato’ in nome dell’accordo con la Lega e il centrodestra per eleggere entrambi i presidenti dei due rami del Parlamento. Fraccaro va a guidare il ministero dei Rapporti con il Parlamento, succedendo ad Anna Finocchiaro. 37 anni, e’ stato eletto deputato alla Camera per la prima volta nel 2013, diventando anche portavoce del gruppo e segretario dell’Ufficio di presidenza, portando avanti la battaglia contro gli affitti d’oro degli organi costituzionali. Nato a Montebelluna, in Veneto, ma trapiantato in Trentino dove si e’ laureato in giurisprudenza, Fraccaro ha iniziato il suo percorso con il Movimento nel 2010, quando fondo’ il Meetup di Trento. Fraccaro ha una bimba, Beatrice, di 3 anni e presto diventera’ nuovamente papa’: la sua compagna, infatti, aspetta un figlio che dovrebbe nascere in agosto.
STEFANI UNA ‘LEGHISTA DOC’ PER L’AUTONOMIA
BUSSETTI, UN PROF. ALLA GUIDA DELL’ISTRUZIONE
TONINELLI, L’UOMO DELLE RIFORME ALLE INFRASTRUTTURE
SAVONA, ALLE POLITICHE EUROPEE PER CAMBIARE L’UE
Prima presidente del Credito Industriale Sardo, poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro, vicepresidente di Capitalia e presidente della Banca di Roma, nonche’ Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Numerosi anche gli incarichi dirigenziali imprenditoriali, da Impregilo a Gemina, dagli Aeroporti di Roma al Consorzio Venezia Nuova; fino a Rcs e Tim Italia, dove e’ stato consigliere di amministrazione. Ha insegnato politica economica in numerose universita’, tra cui la Luiss, e ha partecipato quale esperto a numerosi comitati, commissioni, associazioni; tra le ultime cariche, quello di presidente della Fondazione Ugo La Malfa e vice presidente vicario dello Aspen Institute Italia (di cui e’ presidente Giulio Tremonti).
FONTANA, UN LEGHISTA PER LA FAMIGLIA
LEZZI, GRILLINA DALLO SCANDALO DEI RIMBORSI AL MINISTERO DEL SUD
Questa volta è stata eletta battendo nel collegio uninominale di Nardò big come Teresa Bellanova del Pd, vice ministro dello Sviluppo economico, e Massimo D’Alema schierato da LeU. Barbara Lezzi, ministro per il Sud, è alla sua seconda legislatura come parlamentare. Di Lecce, 46 anni, professione impiegata, arriva in Parlamento nel 2013. Un plebiscito per nulla scalfito dallo scandalo dei rimborsi non fatti da alcuni parlamentari del M5S. Finisce nella lista nera di coloro che non hanno rispettato le regole del movimento perché risulta che abbia restituito 132mila 557 euro ma c’è un bonifico contestato di circa 3500 euro “immediatamente sanato”, dicono dai 5S.
E in accordo col Movimento annuncia che verserà tre mensilità di restituzione in più al fondo per il microcredito come penale per l’errore fatto”. Lei si giustifica. Parla di “negligenza”, risulta “un unico bonifico non andato a buon fine” spiega. Nel 2013, scivola su una presunta parentopoli perché tra le sue collaboratrici al Senato, recluta la figlia del suo compagno. Quando si scopre, rescinde il contratto. “Non ho violato alcuna regola – dice – né quelle del regolamento del Senato che vieta di assumere collaboratori fino al quarto grado di parentela, né quelle del codice di comportamento del M5S che non prevede limiti sull’assunzione dei collaboratori personali”.
GIORGETTI, IL ‘GIANNI LETTA’ LEGHISTA A PALAZZO CHIGI
Dal 2002 al 2012 segretario nazionale della Lega Lombarda. Il 30 marzo 2013, in seguito alle infruttuose consultazioni per la formazione di un governo, e’ stato chiamato da Giorgio Napolitano a far parte del gruppo ristretto – i cosiddetti ‘saggi’ – incaricato di avanzare proposte programmatiche in materia economico-sociale ed europea. E’ stato definito piu’ volte il “Gianni Letta della Lega”, per la sua ritrosia alla ribalta politica e per l’abilita’ diplomatica dietro le quinte, prima ancora “il delfino” di Bossi, che, a suo modo, lo indico’ come successore (“Il futuro e’ dei giovani come Giorgetti, ma non diciamolo troppo forte perche’ senno’ si monta la testa”, disse il senatur). Cugino dell’ex banchiere Massimo Ponzellini, ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi era ritenuto molto vicino all’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti, grazie al quale e’ entrato nell’Aspen insitute. Estimatore di Mario Draghi, coltiva frequentazioni negli ambienti piu’ tradizionalisti del Vaticano.
I detrattori di Giorgetti “lo chiamano il tappo, e non perche’ sia basso, ma perche’ ogni volta che la Lega cambia corso (o leader) lui si trova al posto giusto per guidare il partito senza farlo sbandare troppo”, ha scritto Cristina Giudici sul ‘Foglio’. Dopo la caduta di Bossi e del ‘cerchio magico’, in seguito agli scandali sull’uso dei rimborsi elettorali del partito, Giorgetti sopravvive all’era Maroni, e torna e diventare centrale il suo ruolo con l’elezione a segretario federale di Matteo Salvini, nel dicembre 2013. Come vice del ‘capitano’ legista mantiene il ruolo di ‘regista politico’ e tessitore di rapporti, collabora all’attuazione della svolta ‘nazionale’ e ‘corregge’ la rotta anti-euro avviata nel 2014. Oltre alla politica (“La politica e’ sacrificio. E’ come una malattia, ma alla base c’e’ un atto di presunzione che ti fa credere che le cose che pensi e che fai tu facciano bene anche agli altri”, ha detto a Varesenews), la sua passione e’ per due squadre di calcio: il Varese e l’inglese Southampton (di cui e’ fondatore del fan club italiano).
COSTA, GENERALE ALL’AMBIENTE, INDAGO’ TERRA DEI FUOCHI
ENZO MOAVERO, DALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE AGLI ESTERI
GIAN MARCO CENTINARO, IL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA CHE HA “TRADITO” LA LEGA
Sposato, un bimbo di tre anni, motociclista (al grillino Di Battista diceva ironico: “Lui nella Lega non farebbe neanche il candidato al consiglio municipale, da noi non basta essere carini, simpatici e fare il giro dell’Italia in moto”), nel curriculum può mettere una professione, quella di dirigente d’azienda (il primo impiego, a 29 anni, come operatore telefonico in Banca Mediolanum, fino a diventare direttore commerciale di un tour operator), ma dall’esordio sui banchi del Senato la sua attività è stata tutta politica.
ALBERTO BONISOLI, IL BOCCONIANO CHE GUIDERA’ IL MIBACT
Il neo-ministro ha insegnato a lungo Innovation management alla Bocconi di Milano, ma non sembra essersi mai occupato nello specifico di patrimonio culturale. Questo non gli impedisce di avere le idee chiare sulle ambizioni del dicastero. Bonisoli è anche presidente dell’associazione “Coordinamento Istituzioni AFAM non Statali”, che riunisce tutte le principali scuole private d’arte, moda e design, riconosciute dal Miur. Innovazione e uno sguardo verso il resto del mondo sembrano le parole chiave nella sua carriera. Dal 2005 è stato per due anni senior consultant del Ministero dell’Istruzione e ha lavorato su progetti legati a una migliore integrazione dei progetti italiani nel contesto europeo.
GIOVANNI TRIA, DA PRESIDE DELLA FACOLTÀ DI ECONOMIA A VIA XX SETTEMBRE
GIULIA GRILLO, IL MEDICO ALLA SALUTE