Grecia, comizio finale Tsipras per il no. Domenica referendum

Grecia, comizio finale Tsipras per il no. Domenica referendum
3 luglio 2015

Ora più che mai, spetta al popolo greco e ai suoi quasi dieci milioni di elettori decidere. Il Consiglio di stato ha respinto il ricorso presentato e ha confermato che il referendum di domenica si svolgerà regolarmente: saranno dunque i cittadini a esprimersi sulla proposta di accordo avanzata in Europa il 25 giugno. Il premier Alexis Tsipras, in serata, ha invitato a votare no e a decidere “di vivere con dignità in Europa” e “liberare il Paese” dai ricatti.

Ripercorriamo la cronologia degli ultimi giorni degli eventi che hanno contrapposto Atene e i suoi creditori – Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale – sul piano di aiuti per evitare il default.

SABATO 27 GIUGNO – Nella notte, Alexis Tsipras annuncia un referendum per il 5 luglio, per decidere se accettare o meno l’ultima propota dei creditori della Grecia su nuove misure di austerity, già respinte da Atene. “Il popolo deve decidere libero da ogni ricatto”. Le proposte dei creditori “hanno come obiettivo l’umiliazione di un intero popolo”, accusa. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, che sostiene sia la Grecia ad aver rotto i negoziati, indica che il piano di aiuti scadrà il 30 giugno, sensa proroghe.

DOMENICA 28 GIUGNO – Alexis Tsipras annuncia che le banche resteranno chiuse per una settimana e introduce un controllo sui capitali. I prelievi agli sportelli bancomat sono limitati a 60 euro al giorno. La Banca centrale europea (BCE) concede un rinvio mantenedo intatto il tetto della sua fornitura di liquidità d’emergenza alle banche greche. L’Fmi si tiene pronto a offrire la sua “assistenza”. Nel fine settimana si formano lunghe code ai distributori, con i greci che cercano di ritirare quanti più contanti possibile.

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Le banche greche restano chiuse, nel primo giorno di controllo sui capitali decretato dalla Grecia, una decisione che destabilizza le borse mondiali senza comunque farle sprofondare nel panico. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, scende in campo a favore del “sì”. Un “no”, spiega, “vorrebbe dire (…) che la Grecia dice ‘no’ all’Europa”. Lancia poi dure critiche al governo di sinistra di Tsipras e si dice “tradito” da Atene.

MARTEDI’ 30 GIUGNO- La Grecia formula una nuova richiesta di aiuti, biennale, che le consenta di coprire le sue necessità finanziarie, ossia circa 30 miliardi di euro, ristrutturando il proprio debito. A corto di liquidità, in assenza di accordo con i creditori, la Grecia diventa insolvente sul suo debito nei confronti del Fondo Monetario Internazionale, non onorando un rimborso da un miliardo e mezzo di europeo in scadenza proprio martedì. Diventa il primo Paese industrializzato ad andare in default nei confronti dell’istituzione.

MERCOLEDI’ 1 LUGLIO – Nella notte, il governo di Atene invia una lettera ai creditori in cui si dice pronto ad accettare le riforme richieste, ponendo però nuove condizioni e chiedendo miglioramenti. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, chiede alla Grecia di “chiarire le proprie posizioni”, ritenendo che al momento non esiste “alcuna base per discutere misure serie”. Il cancelliere Angela Merkel aggiunge che la questione non è cercare “un compromesso a tutti i costi”. Tsipras conferma lo svolgimento di un referendum e invita i greci a votare no, decisione che secondo il premier rappresenterà “un passo determinante per un accordo migliore”.

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GIOVEDI’ 2 LUGLIO – Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis annuncia che darà le dimissioni in caso di affermazione del sì al referendum. Le Fmi pubblica un rapporto che riduce dal 2,5 per cento allo 0 per cento le previsioni di crescita in Grecia per quest’anno. Prevede che la Grecia avrà bisogno di un nuovo aiuto europeo da 36 miliardi di euro in tre anni, anche se accettasse il piano dei creditori sottoposto a referendum e una forte ristrutturazione del suo debito.

VENDERDI’ 3 LUGLIO – La posizione della Grecia per negoziare la sua sopravvivenza finanziaria sarà “notevolmente indebolita” se vince il no, afferma Juncker, smentendo il proseguimento dei negoziati con Atene. Il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) dichiara ufficialmente la Grecia in “default”, ma senza conseguenze economiche immediate. In un discorso televisivo, Tsipras reclama, sulla base del rapporto dell’Fmi, “uno sconto del 30 per cento sul debito greco” e “un periodo di favore di 20 anni” per assicurare la “sostenibilità del debito” del suo Paese. Il Consiglio di stato greco ha respinto l’appello per cancellare il referendum in cui i cittadini saranno chiamati a respingere o accettare la proposta di accordo avanzata in Europa il 25 giugno: la consultazione si svolgerà regolarmente domenica. In serata, manifestazioni rivali nel centro di Atene per il “sì” e il “no”. A quest’ultima interviene Tsipras, che acclamato dalla folla invita a bocciare le proposte dei creditori e afferma: “Domenica non stiamo soltanto decidendo di restare in Europa, stiamo decidendo di vivere con dignità in Europa”. (fonte AFP)

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