Guanti e mascherine, l’ospedale a Palazzo Chigi a tempo di Covid

Guanti e mascherine, l’ospedale a Palazzo Chigi a tempo di Covid
Giuseppe Conte
16 giugno 2020

Più di trentamila mascherine chirurgiche acquistate a un ottimo prezzo di 20 cent. Ma anche quelle del tipo “AP VR FFP3” che però al contribuente sono costate circa 8 euro cada una. E ancora, centinaia di taniche da cinque litri l’una di gel disinfettante, decine di flaconi di sapone antibatterico. Poi guanti monouso, camici TNT idrorepellente con rinforzo e addirittura quattro bombole di ossigeno da 14 litri e 7 bombole da 2 litri. E non potevano certo mancare novemila euro di farmaci extra ma che devono essere speciali perché ha comportato anche l’acquisto di un frigorifero per la loro conservazione. Acquistati anche defibrillatori semiautomatici che di conseguenza hanno reso necessaria la stipula di un contratto di manutenzione.

Un contratto simile è stato stipulato pure per la manutenzione di un elettrocardiografo Mortara Eli 230 e di un altro modello Cardiette AR 2100 ADV per garantire il funzionamento ordinario dell’attività del servizio di primo soccorso. Una mega fornitura, in sostanza, commissionata lo scorso 26 febbraio – tre giorni dopo il primo provvedimento a firma del premier Giuseppe Conte, per evitare la diffusione del Covid-19 – dalla presidenza del Consiglio per difendersi dal coronavirus che già in Italia cominciava a mietere le prime vittime e dove per trovare un dispositivo di protezione individuale gli italiani dovevano passare le pene dell’inferno. Tutto documentato in un articolo de Il Tempo dal titolo: “Mentre l’Italia non aveva mascherine, si è costruito un ospedale a Palazzo Chigi”.

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Così, mentre tutta Italia impazziva a cercare le mascherine che non c’erano in farmacia, o si trovavano online a prezzi folli (altro che 20 cent !) e mentre gli ospedali e le case di cura non riuscivano a proteggere medici e infermieri che rischiavano la vita, Giuseppe Conte e tutti gli altri inquilini di Palazzo Chigi hanno messo da parte veri e propri arsenali con cui resistere nel bunker anche per lunghi mesi. La presidenza del Consiglio ha ottenuto, manco a dirlo, tempi di consegna strettissimi: la ditta si è impegnata a depositare le mascherine alla porta di Palazzo Chigi al più tardi in cinque giorni. Insomma, già ai primi di marzo la presidenza del Consiglio si era dotata di tutte le protezioni necessarie per difendersi dal virus cinese che oramai in Italia aveva intasato le terapie intensive e, purtroppo, anche i cimiteri.

Sono ancora vive nella nostra memoria le drammatiche immagini di Bergamo con il corteo di camion militari, pieni di cadaveri e che hanno commosso tutta Italia. E così una volta fatto il rifornimento per Palazzo Chigi, la presidenza del Consiglio ha chiesto alla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, di fare invece una gara per acquistare gli stessi dispositivi per ospedali & C. La gara però è stata disastrosa visto che una serie di lotti di prodotti sono stati revocati. Lo stesso commissario agli approvvigionamenti sanitari, Domenico Arcuri sbottava: “Almeno la metà dei quantitativi ordinati arriverà quando il coronavirus se ne sarà andato dall’Italia”. Ma questa è un’altra storia.

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