Zelensky: 20% del nostro territorio occupato da russi. Usa abbassano i toni

Zelensky: 20% del nostro territorio occupato da russi. Usa abbassano i toni
2 giugno 2022

Circa il 20% del territorio ucraino è occupato oggi dalle forze russe. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskiy, interviene al parlamento del Lussemburgo, tracciando il nuovo scenario bellico e precisando che le linee del fronte di battaglia si estendono per oltre 1.000 chilometri. “Dobbiamo difenderci da quasi tutto l’esercito russo. Tutte le formazioni militari russe pronte al combattimento sono coinvolte in questa aggressione”, ha aggiunto. Zelensky ha poi precisato che ogni giorno nell’est del paese muoiono circa 100 ucraini e altre 450-500 persone rimangono ferite. Gli Stati Uniti, intanto, sono consapevoli dei rischi di escalation insiti nelle forniture di armi all’Ucraina, ma “in ultima analisi la Russia non ha il diritto di veto su che cosa” Washington metta a disposizione di Kiev. “Il presidente Biden – afferma il sottosegretario alla Difesa statunitense, Colin Khal – ha messo in chiaro che non abbiamo intenzione di entrare in un conflitto diretto con la Russia, non abbiamo alcun interesse ad allargare il conflitto o a farlo diventare la III Guerra mondiale”.

E frattanto, rispunta l’ipotesi di un incontro tra il papa e il patriarca di Mosca, questa volta a settembre in Kazakhstan. Francesco incontrò Kirill all’aeroporto di Cuba nel 2016: era la prima volta nella storia che un papa incontrava un patriarca russo dallo scisma che divise Chiesa latina e Ortodossia nel 1054. Nei mesi scorsi Roma e Mosca avevano ripreso a lavorare, tra molte cautele e qualche cacofonia, per un nuovo incontro. Molti esponenti cristiani hanno criticato in modo via via più assertivo Kirill per il fatto di non prendere le distanze dall’intervento bellico deciso da Vladimir Putin. Ma il papa ha mantenuto aperto un canale col patriarca russo. Il 16 marzo Francesco e Kirill hanno avuto una conversazione a distanza in video-conferenza. Dal resoconto ufficiale vaticano, pur diplomaticamente, emergeva il rimprovero indirizzato da Bergoglio: “Chi paga il conto della guerra è la gente, sono i soldati russi ed è la gente che viene bombardata e muore”; e ancora: “Le guerre sono sempre ingiuste”; e infine: “Le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia”.

Leggi anche:
Copernicus: l'aprile del 2024 è il più caldo mai registrato

Il canale, tuttavia, rimaneva aperto. Il patriarcato ha continuato a parlare di un incontro, e nuovamente il papa in persona è tornato a ipotizzarlo: “Da tempo si era pensato a un incontro con il Patriarca Kirill”, ha detto sul volo di ritorno da Malta, il 3 aprile: “Si sta lavorando a questo, si sta lavorando e si sta pensando di farlo in Medio Oriente”. Le settimane però sono continuare a passare, la guerra russa è proseguita, e il patriarca non ha cambiato affatto linea sulla giustificazione di Putin. E il 22 aprile Francesco certificava l’incrinatura: “Mi rammarico – ha detto in un’intervista al quotidiano argentino La Nacion – che il Vaticano abbia dovuto sospendere un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro dei due in questo momento potrebbe creare molta confusione”. A riprova di questa decisione, un viaggio di Bergoglio in Libano inizialmente previsto a giugno, è poi sparito dall’agenda…

Col passare del tempo, inoltre, il papa ha maturato un sentimento di frustrazione per l’inefficacia della diplomazia. Nel frattempo, ad ogni modo, Kirill ha dovuto fronteggiare una rivolta interna: la Chiesa ortodossa ucraina del metropolita Onufrij, sinora affiliata canonicamente al patriarcato di Mosca, ha deciso nei giorni scorsi di rompere con Kirill: tra l’incudine e il martello, ossia tra la fedeltà ad una Russia che bombarda anche le sue chiese e l’ostilità della politica ucraina che punta ad espropriarle le proprietà, questa Chiesa ora veleggia verso l’autocefalia, ossia l’indipendenza, senza per questo approdare all’altra chiesa ortodossa ucraina (minoritaria) legata al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. Per Kirill, ad ogni modo, un grave vulnus: quasi la metà delle parrocchie della Chiesa russa sono in Ucraina, nonché 30 milioni di fedeli su 113 (dati del consiglio mondiale delle Chiese). Senza l’Ucraina, insomma, Kirill è a capo di una Chiesa monca.

Leggi anche:
Premierato, la riforma approda al Senato. E il Pd scende in piazza il 2 giugno

E ora si torna a parlare di un incontro tra il papa e il patriarca russo. Di ufficiale c’è solo una nota, pubblicata martedì dalla Santa Sede e il Kazakhstan, secondo la quale il paese asiatico a maggioranza musulmana, che confina sia con la Russia che con la Cina, “accoglie con favore la decisione di Papa Francesco di partecipare al VII Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, che si terrà a Nur-Sultan (un tempo, Astana, ndr.) nel settembre 2022, come concordato durante i colloqui ad alto livello tra il Presidente del Kazakhstan S.E. Mr. Kassym-Jomart Tokayev e il Papa l’11 aprile 2022”. L’incontro si svolgerà il 14-15 settembre. E Francesco ha ribadito la sua intenzione di partecipare, nonostante le difficoltà di movimento dovute ad un dolore al ginocchio, al ministro degli Esteri kazako che ha ricevuto lo stesso martedì. Quel che più rileva è che, come ha scritto The Astana Times, il primo maggio – e dunque prima della frase “incriminata” sul “chierichetto di Putin” – il patriarca Kirill aveva confermato all’ambasciatore kazako in Russia la sua decisione di partecipare a sua volta al vertice interreligioso di Nur-Sultan. Una indicazione che, per ora, non è stata revocata.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti