Hamas dice no alla tregua: “Non staremo a questo gioco”

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E Israele continua a colpire Gaza e Cisgiordania VIDEO

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Il cammino verso una tregua nella Striscia di Gaza si fa sempre più arduo. In un comunicato ufficiale, Hamas ha respinto la proposta del governo Netanyahu di una tregua nei combattimenti della durata di due settimane, condizionata al rilascio di almeno 40 prigionieri. Ghazi Hamad, fra i leader di Hamas, ha affermato che il movimento islamico non è interessato a liberare gli ostaggi in cambio di pause, fossero anche di settimane, nei combattimenti, perché Israele continuerebbe la guerra in seguito.

“Alcune persone cercano una piccola pausa, una pausa qua e là per una settimana, due settimane, tre settimane. Ma vogliamo fermare l’aggressione completamente”, ha spiegato ad al Jazeera Hamad. “Perché penso che Israele sfrutterà la carta degli ostaggi e poi inizierà un nuovo ciclo di uccisioni di massa e massacri contro il nostro popolo. Penso che non staremo a questo gioco”, ha detto ancora Hamad, aggiungendo che Hamas in futuro effettuerà altri attacchi simili a quelli del 7 ottobre fino alla distruzione di Israele. Nel frattempo, il movimento per la resistenza palestinese e Hezbollah hanno rivendicato un lancio di razzi su Tel Aviv. Nonostante i negoziati in corso, l’accordo sembra ancora lontano, mentre Israele continua a colpire Gaza e la Cisgiordania, con arresti su larga scala in quest’ultima.

Il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato che per Hamas la scelta è tra resa o morte, escludendo la possibilità di un’altra opzione. In un video su X, ha affermato: “Dopo l’eliminazione di Hamas, faremo in modo che Gaza non minacci più Israele: non sarà Hamastan né Fatahstan”, escludendo anche la presenza dell’Autorità nazionale palestinese. La propaganda è diventata parte integrante del conflitto, con le forze israeliane che diffondono immagini degli incursori delle unità speciali Shaldag perlustrare i tunnel utilizzati da Hamas nel sottosuolo di Gaza City come rifugio e centrale di comando.

 

 

Tel Aviv intensifica le operazioni militari, colpendo anche il Libano in risposta ai razzi di Hezbollah. Per la prima volta dall’inizio della guerra, l’esercito ha reso noto che un kamikaze si è lanciato contro soldati. Secondo quanto riferisce Yediot Ahronot nelle vicinanze dell’ospedale Indonesiano, nel settore nord della Striscia, un uomo di circa 60 anni ha ignorato gli avvertimenti dei soldati, si è avvicinato a loro ed ha subito attivato un corpetto esplosivo. L’uomo, precisa il giornale, è rimasto ucciso, mentre i soldati sono rimasti illesi. Secondo Yediot Ahronot l’esercito prende in considerazione la possibilità che Hamas abbia organizzato altri-uomini bomba da utilizzare contro le forze di terra. Il Segretario di Stato statunitense Blinken ha discusso con gli Emirati Arabi ed l’Egitto, esortando a porre fine al conflitto il più rapidamente possibile.

 

 

Il Segretario generale dell’Onu Guterres ha chiesto di ristabilire subito le condizioni per fornire aiuti, mentre l’Oms ha segnalato che nessun ospedale è funzionante nel Nord della Striscia. Il Patriarcato di Gerusalemme ha annunciato l’annullamento di tutti i pranzi e le cene di Natale, destinando i fondi risparmiati a Gaza. Dalla fine della tregua, le forze israeliane affermano di aver eliminato “oltre 2.000 terroristi” di Hamas da cielo, mare e terra. Il portavoce militare Daniel Hagari ha riferito che il ‘Quartiere dei dirigenti’ politici e militari di Hamas è stato distrutto, compresa una vasta rete di tunnel, una struttura di terrorismo strategico nel centro di Gaza City. A Khan Yunis, nel settore sud della Striscia, cinque brigate dell’esercito sono impegnate in combattimenti contro Hamas, soprattutto sotto il livello terrestre.

 

 

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr), frattanto, ha fatto sapere di aver ricevuto informazioni “inquietanti” secondo cui le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero ucciso sommariamente almeno 11 uomini palestinesi davanti ai loro familiari a Gaza. Un rapporto dell’Unhchr citato dai media internazionali afferma che l’incidente sarebbe avvenuto due giorni fa nel quartiere di Al Remal a Gaza City, “sulla scia di precedenti accuse riguardanti il deliberato attacco e l’uccisione di civili per mano delle forze israeliane”. Secondo quanto riferito, i soldati delle Idf avrebbero circondato e fatto irruzione in un edificio dove diverse famiglie si erano rifugiate quella notte.

Secondo i resoconti dei testimoni, le truppe israeliane avrebbero “separato gli uomini dalle donne e dai bambini, e poi hanno sparato uccidendo almeno 11 uomini, per lo più tra i 20 e i 30 anni, davanti ai loro familiari”, si legge nel rapporto. L’Unhchr ha affermato di aver confermato gli omicidi avvenuti negli edifici, sebbene dettagli e circostanze siano ancora in fase di verifica. L’agenzia Onu ha avvertito che queste accuse “danno l’allarme sulla possibile commissione di un crimine di guerra” e ha chiesto alle autorità israeliane di aprire immediatamente un’indagine indipendente.