Il riemergere del corpo di Eliyahu “Churchill” Margalit, barbaramente assassinato da Hamas nel kibbutz Nir Oz, getta nuova luce sulla complessa partita della restituzione dei prigionieri morti tra Israele e Gaza, mentre la fragile tregua resiste tra violenze e accuse reciproche.
Margalit, 75 anni, figura conosciuta e rispettata a Nir Oz, è stato ucciso e rapito il 7 ottobre 2023 durante l’offensiva di Hamas. Solo ieri sera il suo corpo è stato riconsegnato alle autorità israeliane, un fatto annunciato dall’Hostage Family Forum e rilanciato dal Times of Israel. La sua famiglia — composta dalla moglie Daphna, i figli Noa, Danny, Nili e tre nipoti — rivive un duplice lutto: quello della perdita e della lunga attesa.
Il ritrovamento di Margalit non chiude la dolorosa vicenda degli ostaggi: altri 18 corpi restano ancora sotto il controllo di Gaza e 28 prigionieri sono ancora nelle mani di Hamas. Nel frattempo, il governo di Benjamin Netanyahu insiste sulla necessità che il movimento islamista rispetti il piano in 20 punti, sottolineando la richiesta imprescindibile di restituire tutti i corpi e procedere al disarmo senza compromessi.
In concomitanza con questo sviluppo, un attacco israeliano a Gaza City ha provocato la morte di undici civili, tra cui sette minorenni e due donne, tutti appartenenti alla stessa famiglia. Mahmoud Basal, portavoce della Difesa Civile locale, ha definito l’episodio “un crimine totale” e una grave violazione della tregua.
L’esercito israeliano ha spiegato di aver reagito a un veicolo ritenuto minaccioso, con colpi di avvertimento seguiti da un’azione letale ritenuta necessaria. Questa interpretazione rigida delle regole d’ingaggio continua a generare episodi di violenza contro i civili e solleva dubbi e proteste sulla reale efficacia e moralità del cessate il fuoco.
Nel quadro di questa tensione persistente, gli Stati Uniti intensificano i loro sforzi diplomatici: la prossima settimana il vicepresidente J.D. Vance farà visita a Israele, accompagnato dall’inviato speciale del presidente Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff. L’obiettivo è rafforzare il mantenimento della tregua e promuovere il rilascio degli ostaggi, tentando di contenere un’escalation pericolosa.