I droni da guerra Usa anche agli alleati più stretti

I droni militari americani potranno essere esportati in alcune nazioni alleate. L’amministrazione Obama ha dato il via libera per la prima volta compiendo un passo verso la fornitura di armi che sono diventate cruciali nella strategia americana contro il terrorismo in Afghanistan, Iraq, Pakistan, Somalia, Siria e Yemen ma il cui controllo remoto per uccidere è ancora al centro di un acceso dibattito. In una mossa che riflette la complessità della vendita riguardante una tecnologia letale, Washington impone certe condizioni alle nazioni che acquisteranno i droni da guerrai. La maggioranza di quelle condizioni resta top secret. Di certo questi droni non possono essere usati “per condurre una sorveglianza illecita o [usare] illecitamente la forza contro la popolazione domestica” dei Paesi acquirenti.

Inoltre questi ultimi devono rispettare una serie di principi con cui per esempio promettono di usare i droni per la difesa nazionale o altri casi in cui l’uso della forza è permesso dalle leggi internazionali. La vendita verrà stabilita caso per caso e i governi stranieri potrebbero dovere accettare il monitoraggio da parte degli Usa dell’uso dei droni stessi, scrive il Washington Post. Fino ad ora gli Stati Uniti hanno venduto questa tipologia di droni, gli MQ-9 Reapers, soltanto al Regno Unito. Gli stessi droni prodotti da General Atomics ma privi di armi sono stati venduti a vari Paesi inclusi gli alleati della Nato come Francia e Italia. In pratica, il loro scopo era puramente d’intelligence. Le restrizioni americane alla vendita di droni da guerra hanno permesso ad altre nazioni (Israele e Cina) di aggiudicarsi un’ampia fetta di questo mercato che secondo alcune stime vale oltre 6 miliardi di dollari l’anno.

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