Il coronavirus non arretra, Gimbe: basta giocare coi colori. Serve una serrata a Natale

Il coronavirus non arretra, Gimbe: basta giocare coi colori. Serve una serrata a Natale
17 dicembre 2020

Sono 18,236 i nuovi casi Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore in Italia dove ci sono stati 683 decessi, tre in più di ieri. Un dato, quest’ultimo che porta a 67.220 il numero dei morti nel nostro Paese da inizio pandemia. Ieri i contagi sono stati 17.572 (con 199.489 tamponi), i morti 680. Continuano a calare (-10.363) i numeri degli attuali positivi che oggi sono 635.343. E’ quanto emerge dall’odierno bollettino del ministero della Salute-Iss. Sono 26.427 le persone attualmente ricoverate con sintomi negli ospedali italiani a causa del Covid-19, 380 meno di ieri. Nelle terapie intensive sono ricoverate 2.855 persone, 71 meno di ieri. Nelle ultime 24 ore sono stati 183 gli ingressi in terapia intensiva (ieri 191). A livello territoriale, le regioni con il maggior numero di contagi sono il Veneto (4.402), la Lombardia (2.730), l’Emilia Romagna (1.667), il Lazio (1.597) e la Puglia (1.073).

SERVE SERRATA DI NATALE

“La serrata di Natale è l`unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell`influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti-COVID”. Così Nino Cartabellota, presidente della Fondazione Gimbe il cui ultimo monitoraggio sulla pandemia denuncia un rallentamento troppo lento del contagio e ospedali ancora saturi, mentre cala il numero dei tamponi effettuati. “Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all`ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”, avverte.

Cala la pressione sugli ospedali, ma area medica e terapie intensive rimangono sopra la soglia di saturazione rispettivamente in 10 e 14 regioni. E soprattutto continua a salire il numero dei decessi. “A fronte di questi numeri, le (in)decisioni politiche sono in balìa di conflitti governo-regioni, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l`economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia. Governo e regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”, spiega il presidente Nino Cartabellotta. “I dati di questa settimana – precisa Cartabellotta – confermano il rallentamento del contagio, documentato dalla riduzione dell`incremento percentuale dei casi totali (6,4% vs 8,4% a livello nazionale, registrata anche in tutte le Regioni) e dal numero dei nuovi casi settimanali (- 17,1%). Tuttavia, la netta riduzione di oltre 88 mila casi testati (-16,1%) e il rapporto positivi/casi testati stabile (figura 1) finiscono per sovrastimare gli effetti delle misure di mitigazione”. La consistente e “ingiustificata” riduzione dell`attività di testing viene infatti registrata in tutte le Regioni, eccetto Veneto e Valle d`Aosta. Il bacino degli attualmente positivi si svuota molto lentamente e in 6 Regioni si registra addirittura un incremento rispetto alla settimana precedente. In particolare, dopo il picco del 22 novembre (805.947 positivi), i casi attualmente positivi sono diminuiti in 24 giorni del 20,8%, con una riduzione media giornaliera dello 0,9%: tuttavia con oltre 667 mila casi attualmente positivi risulta al momento impossibile riprendere qualsiasi attività di tracciamento.

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“Sicuramente le misure restrittive introdotte dal DPCM 3 novembre 2020 hanno frenato la diffusione del contagio – continua Cartabellotta – ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita ad un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane, suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire”. “Anche sul fronte ospedali – spiega Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – l`entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi”. Il picco della seconda ondata per i ricoverati con sintomi è stato raggiunto il 23 novembre (n. 34.697) e in 22 giorni si è ridotto del 26,9%, quello delle terapie intensive il 25 novembre (3.848) e in 20 giorni si è ridotto del 28,1%. “Peraltro non è possibile definire – prosegue Gili – quanto la ridotta pressione su ricoveri e terapie intensive sia un effetto delle misure di contenimento e quanto dipenda invece dall`elevato tasso di mortalità dei pazienti ospedalizzati”. In ogni caso, la soglia di occupazione da parte di pazienti COVID supera il 40% nei reparti di area medica in 10 Regioni e oltre il 30% nelle terapie intensive in 14 Regioni. Infine, continua inesorabilmente a salire il numero dei decessi: 4.617 morti nell`ultima settimana, oltre 20.000 nell`ultimo mese e più di 31.000 quelli della seconda ondata dal 1 settembre. “Questi numeri, che catapultano l`Italia al primo posto in Europa per decessi totali da COVID-19 (n. 65.857) e per tasso di letalità (3,5%), stridono molto con le parole del premier Conte secondo cui ‘con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata’”.

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“Nell`imminenza delle festività natalizie – continua Cartabellotta – a fronte di dati tutt`altro che tranquillizzanti, le (in)decisioni politiche continuano ad essere condizionate conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l`economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia”. In altre parole, “se è doveroso il continuo appello alla responsabilità civica delle persone chiamate a non abbassare la guardia in alcun modo, Governo e Regioni devono ammettere che, dopo gli estenuanti tentennamenti di ottobre nell`introdurre le restrizioni, le hanno poi allentate troppo frettolosamente, senza attendere una flessione significativa dei contagi, né un consistente svuotamento degli ospedali”. “In questo scenario – conclude Cartabellotta – la serrata di Natale è l`unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell`influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti-COVID. Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all`ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”.

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE conferma nella settimana 9-15 dicembre, rispetto alla precedente, una flessione dei nuovi casi (113.182 vs 136.493), a fronte di una riduzione di oltre 88 mila casi testati (462.645 vs 551.068) e di un rapporto positivi/casi testati stabile (24,5% vs 24,8%). Calano del 9,5% i casi attualmente positivi (667.303 vs 737.525) e, sul fronte degli ospedali, diminuiscono ricoveri con sintomi (27.342 vs 30.081) e terapie intensive (3.003 vs 3.345); in lieve riduzione anche i decessi (4.617 vs 4.879). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni. Decessi: 4.617 (-5,4%); terapia intensiva: -342 (-10,2%); ricoverati con sintomi: -2.739 (-9,1%); nuovi casi: 113.182 (-17,1%); casi attualmente positivi: -70.222 (-9,5%); casi testati -88.423 (-16,1%); tamponi totali: -162.837 (-12,9%).

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