Il ghiaccio della cometa 67P è soffice e vecchio miliardi di anni

30 ottobre 2020

Il ghiaccio della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko è soffice come la schiuma di un cappuccino. Lo ha rivelato l’Esa che ha reso noto il secondo sito d’atterraggio del lander Philae della sonda spaziale europea Rosetta che, nel novembre 2014, è sceso sulla cometa. Si tratta di una zona a forma di teschio dove il piccolo lander, dopo aver rimbalzato per un malfunzionamento agli arpioni di ancoraggio, ha lasciato un’impronta nel ghiaccio primordiale, vecchio di miliardi di anni, rivelandone le caratteristiche. Su Philae era presente Sd2, una trivella di fabbricazione italiana che avrebbe dovuto scavare nel suolo della cometa, del quale era responsabile la professoressa Amalia Ercoli Finzi del politecnico di Milano. “Philae ci sta dicendo che ha trovato il ghiaccio – ha detto ad askanews – ovviamente lo sapevamo già che le comete sono fatte di ghiaccio ma ha trovato un ghiaccio, speciale, antico, di 4 miliardi e mezzo di anni fa, quando la cometa si è formata e soprattutto che sopra questo ghiaccio c’è uno strato così leggero che è come la schiuma di una scia di un’onda. Questo è meraviglioso intanto perché ghiaccio vuol dire acqua e acqua vuol dire vita e quindi le comete sono portatrici di vita nell’intero sistema soalre e chissà, forse anche fuori dal sistema solare”.

Ghiaccio d’acqua sulla superficie della cometa

Dopo il primo, sfortunato contatto, Philae ha rimbalzato dal suo iniziale sito di atterraggio, Agilkia fluttuando per circa due ore, durante le quali si è scontrato con il bordo di una scogliera, affondando per almeno 25 cm nel terreno, prima di cadere nella zona denominata Abydos, un anfratto dove poi è stato individuato e fotografato, in posizione semi-coricata, dalla sonda madre, Rosetta. L’analisi delle immagini e dei dati ottenuti dagli strumenti italiani dell’Asi, “Osiris” e “Virtis” di Rosetta hanno confermato che la zona “luminosa” individuata era proprio il ghiaccio d’acqua in un’area di circa 3,5 metri quadrati, portato alla luce dallo scavo involontario di Philae. Per gli scienziati si tratta di una scoperta importantissima perché ha consentito di studiare del ghiaccio purissimo, mai prima d’ora esposto direttamente alla luce del sole. Lo studio sulla porosità, inoltre, ha rivelato che tutti i massi della cometa rappresentano lo stato complessivo del suo interno, esattamente come si è formata quasi 4.5 miliardi di anni fa.

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Grazie a una nuova analisi dei dati raccolti dalla sonda Esa Rosetta e dal suo lander Philae in seguito allo storico atterraggio sulla cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko nel 2014, un team internazionale ha individuato il punto esatto dove il lander ha effettuato il suo secondo “rimbalzo” prima di assestarsi sulla superficie della cometa, lasciando una traccia dalla forma simile a quella di un teschio. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, vede un importante contributo italiano, grazie ai ricercatori di Asi (Agenzia spaziale italiana), Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) e Università “Parthenope” di Napoli e rivela l’abbondante presenza di ghiaccio nel materiale cometario intaccato, il quale risulta soffice come neve appena posata, aprendo nuove prospettive per future missioni spaziali. Il 12 novembre 2014, il lander Philae della missione ESA Rosetta tenne il mondo col fiato sospeso con una serie imprevista di rimbalzi dopo il primo touchdown sulla cometa, che lo vide arrestarsi solo due ore dopo in un punto diverso, scoperto molti mesi più tardi, del piccolo corpo celeste. Quello di Philae è passato alla storia come il primo “atterraggio soffice” di una sonda spaziale su una cometa. Sei anni dopo, l`analisi dei dati raccolti durante e dopo l`accaduto mostra quanto l`interno della cometa stessa sia soffice, come la neve fresca o la schiuma del cappuccino.

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