Politica

Il giorno più lungo Trump, è il primo ex presidente Usa incriminato. Prossima udienza a dicembre

La storica giornata della prima incriminazione formale di un ex Presidente degli Stati Uniti è trascorsa senza incidenti: davanti ad un tribunale di Manhattan con più poliziotti e giornalisti che manifestanti, un Donald Trump corrucciato ha mantenuto il silenzio riservando ogni commento alla conferenza stampa che terrà fra qualche ora in Florida. A parlare è stato invece il Procuratore distrettuale: “Non possiamo ignorare e non ignoreremo una grave condotta criminale: nessuno è al di sopra della legge”, ha incalzato Alvin Bragg, che ha illustrato i capi di accusa contestati all’ex Presidente; di fatto, 34 imputazioni di falso in bilancio allo scopo di effettuare dei pagamenti per coprire frodi e altri reati, come sopprimere delle informazioni negative su Trump prima delle elezioni presidenziali del 2016. 

Fra questi, la somma di 130mila dollari che sarebbe stata corrisposta all’ex pornostar Stormy Daniels – di cui la Procura ha chiesto la testimonianza in tribunale – per comprarne il silenzio, e un analogo pagamento ad una seconda donna – pagamenti di cui, ha sottolineato l’ufficio del Procuratore, tutte le persone coinvolte conoscevano la natura illegale. “Cospirare per promuovere una candidatura con mezzi illegali (vale a dire, nascondendo agli elettori notizie potenzialmente compromettenti per il candidato e facendo affermazioni false, ndr) è un reato”, ha ricordato nel corso di una conferenza. I legali di Trump hanno parlato di un ex Presidente rammaricato” e “turbato”: “Non è stata una bella giornata, non mi aspettavo che potesse succedere una cosa simile in questo Paese. Non ti aspetti che questo possa capitare a qualcuno che è stato Presidente degli Stati Uniti”, ha dichiarato Todd Blanche, al termine dell’udienza, avvertendo: “Daremo battaglia”.

La Procura distrettuale ha comunque cercato di non dare troppa visibilità a un imputato al quale non sarebbe spiaciuto affatto di farsi ritrarre in manette a tutto beneficio dei suoi elettori: all’ex Presidente sono state prese le impronte digitali, ma lo stato di arresto è rimasto solo una formalità in attesa dell’udienza, al termine della quale Trump è stato rimesso in libertà senza neanche dover pagare una cauzione – i reati di cui è accusato nello stato di New York non ne prevedono infatti la necessità. E di fatto, Trump finisce la sua lunga giornata newyorchese con un bilancio per certi versi positivo: a fronte di reati non violenti che – ma solo in teoria – potrebbero costargli al più quattro anni di carcere (e senza pregiudicarne la candidabilità) in una settimana è riuscito a raccogliere otto milioni di dollari di donazioni, resuscitare la sua immagine di vittima perseguitata dalla giustizia e riequilibrare la bilancia quanto meno delle primarie Repubblicane. I rischi legali più seri arrivano infatti dalla Georgia, dove le accuse relative alle interferenze nel conteggio dei voti delle presidenziali sono ben più gravi; in attesa della conclusione delle indagini, sul fronte newyorchese la prossima udienza preliminare è stata fissata a dicembre, con il processo che potrebbe iniziare nel gennaio del 2024 – in concomitanza con i primi caucus Repubblicani per le primarie.

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