Il Nobel 2020 all’Economia agli statunitensi Milgrom e Wilson

12 ottobre 2020

Il premio Nobel 2020 all’Economia è stato assegnato in maniera congiunta agli statunitensi Paul R. Milgrom e Robert B. Wilson, “per i miglioramenti che hanno apportato alla teoria delle aste e l’invenzione di nuove forme di aste”. Lo ha annunciato la Reale Accademia delle Scienze svedese. Milgrom e Wilson hanno non solo chiarito come funzionino le aste, ma anche il perché alcuni partecipanti a un’asta si comportino in un determinato modo e hanno inventato formati di aste completamente nuovi, spiega l’Accademia svedese, per effettuare aste su beni e servizi. Il premio all’Economia è creato dopo gli altri Nobel, nel 1968 su iniziativa della Riskbank, la banca centrale del Paese.

Tutti i premi hanno un valore che è stato fissato quest’anno a 10 milioni di corone svedese, circa 960 mila euro o 1 milione 100 mila dollari. E sul cosa fare con questo enorme malloppo improvvisamente piovuto dal Cielo, uno dei due premiati, Wilson, non ha avuto dubbi: durante una pandemia “si mettono da parte in attesa di tempi migliori”. Wilson è stato contattato telefonicamente durante la diretta dell’annuncio della premiazione, mentre dove si trova (all’Università di Stanford, in California) erano le 3 del mattino. E alla prima domanda, su cosa provasse per il premio, ha fornito una risposta quantomeno sintetica: “è una notizia molto bella, è mattino molto presto qui”.

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Poi è stato interpellato sull’argomento delle aste e qui si è prestato a considerazioni più elaborate, spiegando che l’avvento di internet ha avuto profonde ricadute su queste procedure, perché consente di tenerle praticamente sempre aperte. Infine gli è stato chiesto cosa avrebbe fatto con i soldi del premio. “Temo che al momento non potrò spendere granché in viaggi. Quindi probabilmente li metterò solo da pate, per mia moglie e i miei figli – ha detto il neo premio Nobel -. Risparmio in attesa di tempi migliori”. Diverse istituzioni internazionali, tra cui Ocse, Fmi e Bce hanno avvertito a più riprese come l’impennata della propensione al risparmio sia uno degli aspetti critici dell’economia post pandemica. Fattore che rischia di frenare investimenti e ripresa, ma che deriva dal persistere dell’incertezza e dai timori di consumatori e famiglie sulle loro prospettive economiche e occupazionali. Timori che evidentemente non risparmiano un Nobel all’Economia.

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