Scienza e Tecnologia

Il Nobel premia chi ha svelato perché il sistema immunitario non ci distrugge

Nobel per la Medicina 2025 alla scoperta che spiega come il sistema immunitario evita di attaccare se stesso. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato agli americani Mary E. Brunkow e Fred Ramsdell e al giapponese Shimon Sakaguchi per le loro ricerche sulla tolleranza immunitaria periferica, il meccanismo che impedisce all’organismo di scatenare malattie autoimmuni contro i propri tessuti.

L’annuncio è arrivato oggi dal Karolinska Institutet di Stoccolma, per voce del Segretario Generale dell’Assemblea Nobel, Thomas Perlmann. Si tratta del 116° Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina nella storia del riconoscimento, istituito nel 1901. La tolleranza immunitaria periferica rappresenta uno degli equilibri più delicati e cruciali del corpo umano: è il processo attraverso cui i linfociti T e B maturi vengono controllati per evitare che reagiscano contro gli antigeni prodotti dall’organismo stesso.

Quando questo meccanismo fallisce, le cellule immunitarie si trasformano in aggressori interni, dando origine a patologie autoimmuni come artrite reumatoide, diabete di tipo 1, sclerosi multipla e lupus. Il contributo fondamentale di Fred Ramsdell e del suo team è stato l’identificazione della proteina FOXP3, scoperta studiando bambini affetti da IPEX, una rara sindrome autoimmune. Questa proteina si è rivelata essenziale nello sviluppo delle cellule T regolatrici, note come T-reg, che funzionano da “freno” alle risposte immunitarie eccessive e dannose.

La rivoluzione nella comprensione dell’autoimmunità

“Questo premio rappresenta un riconoscimento molto importante per l’immunologia e, in particolare, per la reumatologia”, commenta la professoressa Maria Antonietta D’Agostino, Ordinaria di Reumatologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice della UOC di Reumatologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS. “La scoperta del fattore di regolazione FOXP3 e delle cellule T-reg ha contribuito a rivoluzionare la comprensione di cosa sia l’equilibrio immunologico e di come il nostro sistema immunitario, anziché combattere solo verso l’esterno, a volte diventi aggressore di sé stesso”.

Le ricerche premiate hanno permesso di comprendere che il difetto delle cellule T-reg può essere sia quantitativo che qualitativo. In patologie come l’artrite reumatoide, il lupus, la sindrome di Sjögren e le connettiviti indifferenziate, lo sbilanciamento di queste cellule contribuisce direttamente alla patogenesi della malattia.

La portata di queste scoperte si estende ben oltre la comprensione teorica. La modulazione delle cellule T-reg rappresenta oggi una concreta speranza terapeutica: sono attualmente in corso trial sperimentali nell’artrite reumatoide refrattaria e nel diabete di tipo 1 per cercare di rimodulare l’efficacia di queste cellule o di espanderle, aiutando così il sistema immunitario a controllare l’autoimmunità.

Il progetto Gemin: unire i frammenti della ricerca immunologica

Nel solco di questa frontiera scientifica si inserisce GEMIN (Gemelli Multidisciplinary Immunology Network), un progetto innovativo avviato quest’anno presso la Fondazione Policlinico Gemelli e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’iniziativa, coordinata dalla professoressa D’Agostino, mira a creare una rete tra i numerosi ricercatori impegnati in studi immunologici all’interno del Campus Gemelli.

“L’idea di GEMIN è quella di far dialogare tra loro le varie anime della ricerca immunologica, superando l’attuale frammentazione”, spiega la responsabile del progetto. “Il primo step è stato mappare l’esistente, per poi consolidare e unificare diverse tematiche in aree di ricerca affini”. La mappatura ha rivelato che il sistema immunitario gioca un ruolo preponderante in numerose macro-aree: dall’infiammazione acuta a quella in corso di infezioni, dall’autoimmunità alla medicina rigenerativa, dalla risposta infiammatoria in ambito cardio-metabolico fino all’immunità dei tumori.

Quest’ultima rappresenta attualmente il 41% degli studi attivi nel Campus Gemelli in ambito immunologico, seguita da autoimmunità e infiammazione cronica (32%), malattie infettive (13%), patologie ematologiche (8%) e medicina rigenerativa (7%). L’approccio multidisciplinare di GEMIN punta a creare sinergie attraverso la condivisione di tecnologie, conoscenze e gruppi di lavoro comuni, perseguendo una ricerca “bench to bedside” che vada dalla fase di base a quella traslazionale fino all’applicazione clinica. Un modello che riflette perfettamente lo spirito delle scoperte premiate oggi con il Nobel: trasformare la comprensione scientifica in strumenti concreti per combattere le malattie.

Pubblicato da
Maurizio Balistreri