Il nuovo governo, ecco chi sono i ministri della neo presidente del Consiglio

Il nuovo governo, ecco chi sono i ministri della neo presidente del Consiglio
Antonio Tajani
21 ottobre 2022

Un’ora e venti di colloquio nel salone alla vetrata tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier incaricata Giorgia Meloni. La durata dell’incontro aveva fatto presagire che, come poi ha confermato il segretario generale del Quirinale, la leader di Fdi avesse con sè la lista dei ministri già pronta per essere vagliata dal Capo dello Stato. Ecco la lista completa. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha accettato l’incarico senza riserva. Ecco la lista dei ministri del suo governo. Domani alle 10 il giuramento. Sottosegretario di Stato la presidenza del consiglio dei ministri con funzione di segretario della consiglio medesimo la nomina del dottor Alfredo Mantovano.

Economia: Giancarlo Giorgetti

Arriva a via XX settembre l’uomo macchina della Lega. Bocconiano, sindaco e parlamentare di lunghissimo corso, Giancarlo Giorgetti è nato 55 anni fa a Cazzago Brabbia (Varese), dove ancora risiede, da in una famiglia di lavoratori. La madre, operaia tessile ed il padre pescatore (Giorgetti sarà anche presidente della Cooperativa dei pescatori del lago di Varese tra il 2013 e il 2015). Dopo il diploma tecnico, si laurea in economia aziendale all`università Bocconi di Milano. Diventa dottore commercialista e revisore contabile. E’ sposato ed ha una figlia. La sua carriera politica inizia proprio nel paese natale di cui diventa sindaco nel 1995 (manterrà la carica fino al 2004). Nel 1996 viene eletto nelle liste della Lega alla Camera dei deputati dove resta ininterrottamente fino ad oggi essendo stato rieletto nelle tornate del 2001, 2006, 2008, 2013, 2018 e 2022. Nel 2002, è nominato segretario nazionale della Lega Nord-Lega Lombarda, della quale sarà anche presidente dal 2012 al 2017. Dal 2015 è poi vicesegretario federale della Lega. Il neo-Ministro dell’Economia matura una lunga esperienza in materia di conti pubblici avendo ricoperto dal 2001 al 2006 e successivamente dal 2008 al 2013 la carica di Presidente della Commissione Bilancio della Camera. Nellla XVII (2013) e nella XVIII (2018) legislatura è eletto Capogruppo della Lega a Montecitorio . Da ricordare che nell`aprile 2013 fu uno dei dieci saggi per le riforme nominati dal Presidente Napolitano.

Nel governo Conte I è stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo Sport mentre nel governo Draghi è stato Ministro dello Sviluppo Economico. Discreto, con riconosciute doti di mediatore, ha attraversato tutte le fasi della storia della Lega restando sempre molto legato al fondatore Umberto Bossi. E’ stato a lungo “ambasciatore” del Carroccio presso gli altri partiti curando le trattative più delicate, come quella che ha portato alla nascita del governo Conte I. Da sempre molto attento al mondo economico e produttivo dal quale non sono mai mancati gli attestati di stima nei suoi confronti. Oggi anche l’investitura del ministro uscente: “lo conosco da parecchi anni e credo sarebbe adattissimo” ha detto Daniele Franco in un’intervista al Corriere”farà certamente bene”.  

Esteri e vicepremier: Antonio Tajani

Cinque legislature al Parlamento europeo, pochi giorni da deputato alla Camera. La prima volta di Antonio Tajani a Palazzo Montecitorio è durata solo qualche giorno. Nel nuovo governo di Giorgia Meloni, è lui il ministro degli Esteri e vicepremier. Considerato il volto moderato della coalizione di centrodestra, Tajani è chiamato a guidare la diplomazia italiana in un momento estremamente delicato per l’Europa e l’intero mondo. La guerra in Ucraina e le sue conseguenze politiche, sociali ed economiche rendono il futuro prossimo quanto mai incerto. “La situazione in Italia è molto difficile e dobbiamo affrontare sfide inedite, economiche ed energetiche”, ha dichiarato di recente. La guerra mossa da Mosca a Kiev è “molto preoccupante” e “dobbiamo condannare i bombardamenti sulle popolazioni civili. Bisogna dare una risposta durissima senza però chiudere mai la porta alla diplomazia, perché non possiamo permettere che ci sia un’escalation”, ha sottolineato. Da tale convinzione Tajani ripartirà alla guida della Farnesina, almeno su questo punto in sostanziale continuità con il governo precedente.

Nato a Roma il 4 agosto del 1953, Tajani ha studiato al liceo Tasso, nella capitale, e si è laureato in Giurisprudenza alla Sapienza. Per un anno è stato ufficiale dell’Aeronautica militare, quindi ha svolto un corso di alta specializzazione della Difesa aerea, per poi diventare controllore presso la base radar di San Giovanni Teatino. Da giovanissimo è stato vicesegretario del Fronte Monarchico Giovanile, il movimento giovanile dell’Unione Monarchica Italiana. “In terza media ho preso la tessera del Partito monarchico. A scuola avevo fatto una ricerca su Vittorio Emanuele II ed ero rimasto affascinato dalla sua figura. Da qui la mia iscrizione. Un impegno durato fino al servizio militare”, confermò nel 2019. Gli anni degli studi furono anche quelli della sua partecipazione alle manifestazioni in favore del generale Giovanni De Lorenzo, promotore a fine anni Sessanta del misterioso tentativo di golpe noto come piano “Solo” e futuro deputato del Partito democratico italiano di Unità monarchica, che avrebbe poi aderito al gruppo del Movimento Sociale italiano (Msi). Anche se, con il tempo, Tajani ha rivisto entrambe le sue posizioni e si è dichiarato “da sempre antifascista”. “La monarchia non è adatta per l’Italia ma funziona altrove: in Spagna, in Olanda”, ha ammesso più volte, tenendo comunque a precisare: “I miei valori sono sempre quelli. Credo nella patria, nell’unità nazionale e nella famiglia”.

Giornalista professionista dal 1980, Tajani è stato cronista parlamentare ed ha svolto la professione di redattore presso “Il Settimanale”, per poi affrontare un’esperienza televisiva da conduttore in Rai. Dal 1983 al 1987 è stato inviato in Libano, Unione Sovietica e Somalia; mentre dal 1987 al 1993 è stato responsabile di redazione presso il quotidiano “Il Giornale”, sotto la direzione di Indro Montanelli. Nel momento in cui Silvio Berlusconi è sceso in campo con Forza Italia, Antonio Tajani è stato tra i fondatori del partito. Era il 1994 e l’attuale ministro entrò a far parte del consiglio direttivo. Sempre nel 1994 venne poi eletto come membro del Parlamento Europeo, nella lista di Forza Italia. Confermato con le elezioni europee del 1999, è stato membro delle Commissioni Affari esteri, Difesa e Sicurezza. Nel 2001 si è candidato a sindaco di Roma, nella lista del Popolo delle Libertà, ma è stato sconfitto al ballottaggio da Walter Veltroni. L’anno successivo è diventato uno dei 10 presidenti del Partito Popolare Europeo. Nel 2008 ha assunto il ruolo di Commissario europeo per i Trasporti.

Nel 2017, Tajani è stato eletto presidente del Parlamento europeo, mentre l’1 marzo del 2018 ha ottenuto l’incarico di vicepresidente di Forza Italia da Silvio Berlusconi. Pochi mesi dopo, ha assunto anche il ruolo di coordinatore. Un impegno che lo ha portato a rinunciare all’incarico di presidente del Parlamento europeo, poi finito nelle mani di David Sassoli. Eletto Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo, e successivamente Presidente della Conferenza dei presidenti di commissione, il 21 novembre 2019 è stato indicato come vicepresidente del Partito Popolare Europeo. Dopo la nascita del governo Draghi, il 15 febbraio 2021, Tajani è stato designato da Berlusconi come coordinatore unico nazionale di Forza Italia. E’ il suo ultimo incarico primo del suo ingresso alla Farnesina.

Difesa: Guido Crosetto

 “Libero da pregiudizi per convinzione, garantista per dna, conservatore per nascita, rispettoso per scelta”. Così si definisce sul suo profilo Twitter, Guido Crosetto. “Ex tante cose. Ora uomo libero e imprenditore”. Dovrà rivedere la sua descrizione. Ministro della Difesa del governo di Giorgia Meloni. Di cui resterà certamente fedelissimo e ascoltatissimo consigliere. Si dice che quando la leader di Fratelli d’Italia abbia un dubbio, chiami lui. Volto rassicurante della destra, nessun trascorso post-fascista. La sua carriera politica nasce lontano dalla fiamma del Movimento sociale italiano: i suoi esordi sono infatti da democristiano.

Tutti riconoscono a Crosetto grandi doti da mediatore. Amici e nemici. Nel marzo del 2019, quando diede le dimissioni da parlamentare per continuare a guidare l’Aiad, la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, Montecitorio lo salutò con una standing ovation. Un applauso corale accompagnò la sua uscita dall’aula. La conferma di un apprezzamento bipartisan, anche quando – schietto e diretto – non le manda a dire: “quando penso che una persona sia una ‘testa di beep’, glielo dico tranquillamente, anche se non è un mio nemico”. Gigante (è alto quasi due metri) buono, ma anche duro. Dello scorso anno la rottura, brusca, con Francesco Storace. “Una persona che conosco da decenni, per cui mi sono sempre speso, quando ha vissuto momenti di difficoltà, pur senza avere motivi di amicizia, riconoscenza o vicinanza. Non meritava nulla. Amen”, spiegò Crosetto, suscitando la replica piccata dell’ex presidente della Regione Lazio: “Una nuova forma di antifascismo militante? Ti bloccano su Twitter. In fondo meglio delle spranghe di un tempo. Suggerisco un buon neurologo”.

Nato a Cuneo nel 1963, 59 anni, due matrimoni e tre figli. Acceso tifoso della Juventus e una laurea in Economia e Commercio mai conseguita: “ho raccontato una piccola, innocente bugia”, confessò Crosetto per giustificare quanto riportato per un periodo sul suo profilo della Camera. Politico di lungo corso, alle ultime elezioni ha deciso di non candidarsi, preferendo la carriera di manager e imprenditore. Cresciuto in una famiglia titolare di un’azienda che produce macchinari agricoli, dal 2014 è presidente di Aiad e dal 2020 è presidente del cda di Orizzonte sistemi navali, società controllata Fincantieri e Leonardo.

Il suo approccio alla politica è avvenuto grazie alla Democrazia Cristiana. Nel 1988 ha svolto il ruolo di consigliere economico dell’allora premier Giovanni Goria. Dal 1990 al 1994 è stato sindaco di Marene. Alle elezioni politiche del 2001, del 2006 e del 2008 è stato eletto in Parlamento prima con Forza Italia e poi con il Popolo delle Libertà. In quest’ultimo anno ha iniziato il suo incarico come sottosegretario alla Difesa nel governo guidato da Silvio Berlusconi. Il ministro era Ignazio La Russa, ora presidente del Senato. Alle Politiche giovanili c’era Giorgia Meloni. Di quel periodo si ricorda, tra l’altro, il durissimo scontro di Crosetto con l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il primo contestò al secondo alcune scelte di politica economica. “Le bozze filtrate sulla manovra andrebbero analizzate da uno psichiatra”, disse nel 2011.

A dicembre del 2012, con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, Crosetto ha fondato Fratelli d’Italia. Dieci anni dopo, nel gennaio del 2022, in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, ne è diventato candidato di bandiera per il Colle. Ottenne 114 consensi, quasi il doppio di quelli attesi dai “grandi elettori” del partito. Un doppio binario, quello politico e imprenditoriale, che ha dunque accompagnato tutta la sua vita pubblica e privata. E che ha anche attirato su di lui non pochi sospetti su possibili conflitti d’interesse. Poco dopo la vittoria del centrodestra alle politiche del 2022, annunciò con sottile polemica: “Da privato e libero cittadino in questi anni ho costruito una bella società di consulenza, con mia moglie e mio figlio. Sono fatto così male che, adesso che una mia amica, che fino a due giorni fa non contava, conterà, ho deciso di liquidarla perché nessuno possa fare illazioni”. Quanto a Giorgia Meloni, invece, Crosetto dice che è “lavoratrice indefessa, capace, precisa, puntuale”. E ancora: “E’ affidabile al punto che a lei affiderei il futuro dei miei figli”. Da oggi, nel governo, dovranno pensarci insieme.

Leggi anche:
Trump, processo Florida su furto documenti riservati rinviato sine die

Interno: Matteo Piantedosi

Una carriera di prefetto alle spalle con incarichi apicali anche al vertice della Polizia di Stato. E’ il profilo del neo ministro dell’interno, Matteo Piantedosi: uno dei ‘tecnici’ voluti dal presidente del consiglio Giorgia Meloni alla guida di un dicastero chiave del suo governo. Piantedosi conosce molto bene la macchina del Viminale e l’amministrazione dell’Interno avendo ricoperto l’incarico di capo gabinetto quando ministro era Matteo Salvini. Nel 2017, da vice capo della polizia con delega al coordinamento delle forze di polizia, è stato uno degli artefici del riordino delle carriere per gli uomini e le donne della polizia di Stato. Cosa che gli consentito di avere una interlocuzione diretta e con i sindacati che rappresentano gli uomini e le donne della Polizia di Stato. Nato a Napoli, 59 anni, sposato, due figlie, Piantedosi è laureato in Giurisprudenza. E’ entrato nell’Amministrazione Civile dell’Interno nell’aprile 1989 e assegnato alla Prefettura di Bologna nella quale, dopo diversi incarichi, per otto anni ha svolto l’incarico di Capo di Gabinetto.

Nel febbraio 2007 è stato chiamato al ministero dell’Interno a dirigere l’Ufficio Relazioni Parlamentari presso l’Ufficio Affari Legislativi e Relazioni Parlamentari. Nel 2011 gli è stato affidato l’incarico di Capo Gabinetto del Capo Dipartimento per le Politiche del Personale dell’Amministrazione Civile e per le Risorse Strumentali e Finanziarie. Il 3 agosto 2011, è stato nominato prefetto a Lodi. Dal gennaio 2012 è stato nominato Vice Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno e, dal giugno 2012, Vice Capo di Gabinetto Vicario. Nel novembre 2012, il consiglio dei ministri lo ha nominato Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza per l’attività di Coordinamento e Pianificazione delle Forze di Polizia. Dall’aprile 2014 fino al maggio 2017 è stato inoltre Autorità di Gestione del Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo-Obiettivo Convergenza 2007/2013”, del Programma Operativo Nazionale “Legalità 2014/2020” e del Programma Operativo Complementare per la Programmazione 2014/2020, e anche Autorità Responsabile del “Fondo Europeo per le Frontiere Esterne 2007/2013” e del “Fondo Sicurezza Interna 2014/2020”. Tra i vari incarichi, Piantedosi ha presieduto la Commissione Consultiva per l’attuazione del servizio del Numero Unico di emergenza Europeo secondo il modello della Centrale Unica di Risposta nel territorio nazionale. Dal 15 maggio 2017 al 10 giugno 2018 è stato Prefetto di Bologna. L’11 giugno 2018 è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno. Dal 17 agosto 2020 è Prefetto di Roma.

Giustizia: Carlo Nordio

Carlo Nordio, eletto in parlamento nelle file di Fratelli d’Italia, è il nuovo ministro della Giustizia. Ed è la prima volta che un magistrato, seppure in pensione dal 2017, sale al vertice del ministero di via Arenula. Nato a Treviso 75 anni fa il nome di Nordio compare nella ‘rosa’ indicata dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, tra i ‘quirinabili’ e candidato alla successione di Mattarella. A conferma della fiducia che la premier in pectore nutre nei confronti del magistrato veneto. Nella sua lunga carriera di giudice istruttore, prima, e poi di procuratore aggiunto a Venezia, Nordio è stato impegnato in importanti inchieste: dal terrorismo, a Tangentopoli, al Mose di Venezia fino ad alcune vicende giudiziarie che hanno interessato il mondo delle coop ‘rosse’.

Nordio si è sempre occupato dei temi della giustizia anche con una intensa attività pubblicistica. Nel 2010 ha scritto, insieme all’ex deputato e sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, il libro “In attesa di giudizio. Dialogo sulle riforme possibili”. È autore circa altre cinquanta pubblicazioni. Editorialista spigoloso e senza fronzoli ha alternato l`attività pubblicistica fra il Messaggero e il Gazzettino. E’ stato presidente della Commissione per Riforme del codice penale e Coordinatore della Commissione di studio di palazzo Chigi e del ministero per gli Affari Regionali sullo status degli amministratori locali. Dal 2018 è nel consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi onlus.

Imprese e Made in Italy (ex Sviluppo economico): Adolfo Urso

Adolfo Urso, nuovo ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex dicastero dello Sviluppo Economico) è nato a Padova nel 1957 da genitori siciliani. Urso è un parlamentare di lungo corso del centrodestra con numerose legislature alle spalle, ed è stato eletto per la prima volta alle politiche nel 1994 e dopo le consultazioni del 25 settembre rieletto al Senato come candidato in Veneto con Fratelli d`Italia. Fin da giovane si è trasferito a Roma, dove ha conseguito una laurea in sociologia all`Università La Sapienza. Ha tre figli ed è separato. A metà degli anni ’80 inizia l’attività da giornalista professionista scrivendo su “Controcorrente”, e poi sul “Secolo d`Italia”, per poi diventare vice direttore del quotidiano “Roma” e successivamente capo redattore presso “l`Italia settimanale”.

Parallelamente inizia ancor prima la sua attività politica nel Fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale. Successivamente sarà tra i protagonisti della nascita di Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Nel 1994 è eletto alla Camera dopo essersi candidato nel Lazio, nel collegio di Roma Primavalle, con il Polo delle libertà guidato da Silvio Berlusconi. Nel 2001 è stato vice ministro delle attività produttive con il secondo esecutivo Berlusconi con delega al commercio estero. L’incarico gli viene confermato fino al 2006. In questi anni si è dedicato all`internazionalizzazione delle imprese italiane e successivamente, dopo le elezioni del 2006, in cui venne rieletto in Veneto, anche sulle politiche energetiche, in particolare con disegni di legge per riconsiderare la scelta dell’Italia contro il nucleare.

Nel 2008, poi, è stato nominato, sempre con il Popolo della libertà sottosegretario allo Sviluppo economico e dal giugno del 2009 viceministro con delega sul commercio estero. Dopo una pausa dalla vita parlamentare negli anni successivi alla rottura tra Fini e Berlusconi, nel 2015 Urso ha aderito a Fratelli d`Italia di Giorgia Meloni ed è tornato alla politica attiva nel 2018, candidandosi al Senato in Sicilia e Veneto. Nella passata legislatura è stato prima vicepresidente poi presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza (Copasir) e alle recenti elezioni generali è stato rieletto al Senato, in Veneto. Dal 2011 Urso è presidente della Fondazione Farefuturo che venne creata nel 2007 su iniziativa di Fini, con l’obiettivo di sviluppare temi culturali e analisi dal punto di vista di una destra italiana liberale e laica.

Pubblica Amministrazione: Paolo Zangrillo

Paolo Zangrillo, un manager prestato alla politica è il nuovo ministro della Pubblica Amministrazione. Zangrillo inizia la sua carriera di manager nel 1992 presso la Magneti Marelli per poi diventare vice presidente per le risorse umane presso la Fiat Powertrain Technologies fino al 2010 e presso la Iveco fino al 2011. Dal 2011 al 2017, Zangrillo ha occupato il ruolo di direttore del personale e dell’organizzazione in Acea. Entra in politica nel 2018 quando viene eletto alla Camera dei deputati nelle liste di Forza Italia. Nelle ultime elezioni di settembre è stato eletto in Senato. Zangrillo eredita il dicastero di Roberto Cingolani e sulla sua scrivania troverà da subito dossier scottanti come quello della transizione ecologica, ma soprattutto quello delle forniture energetiche e in particolare gli approvvigionamenti di gas.

Transizione ecologica: Gilberto Pichetto Fratin

 È Gilberto Pichetto Fratin il nuovo ministro della Transizione ecologica, Ambiente e della sicurezza energetica. Nato a Veglio (BI) nel `54, Pichetto Fratin, eletto alla Camera nelle fila di Forza Italia nel collegio plurinominale Piemonte 02, è in politica dal 1975 quando fu eletto consigliere comunale di Gifflenga (Bi). Laureato in economia e commercio all`Università di Torino e padre di tre figli, è stato anche insegnante di Ragioneria e Tecnica bancaria presso gli Itc di Biella e di Vercelli e consulente di impresa. Il suo cursus honorum, che lo ha portato fino alla carica di viceministro allo Sviluppo economico con il governo Draghi, dove tra l`altro si è occupato di uno dei dossier più strategici, l`automotive, lo vede dal 1985 al 1994 Vicesindaco di Biella. Nel 1995 è eletto in Consiglio regionale nella lista di Forza Italia nella circoscrizione di Biella, presidente della I Commissione e nel 1997 nominato Assessore regionale a Industria, Artigianato e Commercio.

Nel 2000 viene eletto in Consiglio regionale e nominato assessore con deleghe a Industria, Lavoro, New economy, Formazione professionale, Coordinamento politiche e fondi comunitari, Affari internazionali, Commercio interno ed estero e – dal 2001 – incaricato anche delle competenze a Bilancio. Nel 2005 viene eletto per la terza volta in Consiglio regionale nella lista di Forza Italia e, dal giugno 2006 a dicembre 2007 Vicepresidente del Consiglio regionale. Nella XVI legislatura (2008-2013) viene eletto al Senato della Repubblica nella lista de “Il Popolo della libertà”. È stato segretario della V Commissione permanente Programmazione economica, Bilancio, dal 2010 Capogruppo del Popolo delle Libertà ed inoltre componente della XI Commissione permanente Lavoro, Previdenza sociale, e della Commissione parlamentare d`inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette “morti bianche”.

Il 20 marzo 2013 – nel corso della IX legislatura – è stato nominato Vicepresidente della Regione Piemonte con deleghe al Bilancio e finanze. Nella XVIII legislatura (2018) eletto al Senato della Repubblica nelle liste di Forza Italia in Piemonte nel collegio uninominale di Biella-Vercelli. È stato tesoriere del Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-Udc e ha ricoperto l`incarico di Capogruppo per Forza Italia in Commissione Bilancio fino al 1° marzo 2021. Il primo marzo 2021 è stato nominato Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico del Governo Draghi per poi diventare viceministro il 15 aprile del 2021 con deleghe di peso come pmi e incentivi alle imprese, concorrenza e liberalizzazioni e Made in Italy.

Infrastrutture e vicepremier: Matteo Salvini

 Sono molti e delicati i dossier che il nuovo ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili e vicepremier, Matteo Salvini, troverà sulla propria scrivania al dicastero di Porta Pia. Nato nel 1973 a Milano, Matteo Salvini inizia la sua carriera politica come consigliere comunale della capitale lombarda, eletto nelle liste della Lega Nord in cui è iscritto dal 1990. Nel 2004 viene eletto eurodeputato, restando a Strasburgo per due mandati, mentre nel 2008 viene eletto per la prima volta in Parlamento, prefrendo però rimanere in Europa. La svolta avviene nel 2013 quando diventa segretario federale della Lega Nord. Salvini imprime al partito una svolta epocale, trasformandolo da movimeto essenzialmente radicato al Nord a uno schieramento di respirto nazionale. Dopo le elezioni politiche del 2018 forma un nuovo Governo con il Movimento 5 Stelle, diventando vicepremier e ministro dell’Interno nell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Nell’agosto del 2019 è protagonista della crisi del sessantacinquesimo governo della repubblica italiana, dal quale seguirà poi il “Conte 2” che comporterà l’uscita della Lega dalla maggioranza.

Il partito del Carroccio rientra poi nella compagine di Governo con l’esecutivo guidato da Mario Draghi, anche se Salvini non avrà incarichi di Governo. Nelle elezioni del settembre scorso provocate dalla caduta del Governo Draghi, il centrodestra esce vincente dalle urne determinando la nascita del Governo Meloni, all’interno del quale Salvini occupa la carica di ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili. Tra tutti i dossier del ministero, i principali sono quelli legati alla prosecuzione del Pnrr e il Ponte sullo Stretto di messina. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza le risorse assegnate al ministero di Porta Pia ammontano complessivamente a 61,3 miliardi di euro. Nel dettaglio, i progetti del Ministero si finanziano per 41 miliardi con le risorse europee del programma NGEU (40,7 miliardi) e con quelle del React Eu (313 milioni), cui si aggiungono risorse nazionali per quasi 21 miliardi di euro, di cui 10,6 miliardi dal Fondo complementare e 10,3 miliardi dallo scostamento di bilancio.

Leggi anche:
Premierato, la riforma approda al Senato. E il Pd scende in piazza il 2 giugno

Il 56% delle risorse (34,7 miliardi di euro) è destinata a interventi nel Mezzogiorno, a testimonianza dell`attenzione al tema del riequilibrio territoriale e delle disuguaglianze sociali. Inoltre, quasi il 76% delle risorse sono allocate a progetti che hanno come obiettivo quello di contrastare la crisi climatica e accelerare la transizione ecologica. La maggior parte dei fondi è dedicata alle opere pubbliche, per le quali sono stati stanziati 56 miliardi di euro. Altro dossier è quello che riguarda il Ponte Sullo Stretto di Messina, la cui realizzazione è stata inclusa nel programma di Governo del centrodestra. Opera su cui si è molto dibattuto negli ultimi 25 anni, i primi progetti rilsagono addirittura al 1866 quando l’allora ministro per i Lavori pubblici, Stefano Francesco Jacini, incaricò l’ingegner Alfredo Contrau si realizzare un progetto di fattibilità di un ponte che unisse la Calabria alla Sicilia. Il predecessore di Salvini, al dicastero, Enrico Giovannini, ha incaricato Rfi di fare un nuovo progetto per un ponte a tre campate che dovrebbe essere pronto nel 2023.

Politiche agricole e sovranità alimentare: Francesco Lollobrigida

E` Francesco Lollobrigida il nuovo ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare del governo presieduto da Giorgia Meloni, insieme con la quale nel 2012 fondò Fratelli d’Italia. Nato cinquanta anni fa a Tivoli (Roma), pronipote della celebre attrice Gina, Lollobrigida inizia a fare politica nel Fronte della Gioventù (Msi) per poi continuare in Azione Studentesca (An), diventando via via tra il 1996 e il 2013 consigliere comunale a Subiaco (Roma), consigliere provinciale di Roma, assessore ad Ardea (Roma) e consigliere regionale del Lazio. Nel 2013 diviene responsabile nazionale “organizzazione” di Fratelli d’Italia e alle politiche del marzo 2018 viene eletto alla Camera, dove tre mesi dopo assume l`incarico di capogruppo di Fratelli d’Italia. Laureato in Giurisprudenza, sposato con due figlie, Lollobrigida è ritenuto un fedelissimo di Giorgia Meloni, non solo per averne sposato la sorella Arianna ma soprattutto per il lungo percorso politico che hanno condiviso e per l`amicizia che li lega.

Riforme: Elisabetta Casellati

Poteva essere la prima presidente della Repubblica donna, la delusione – dipinta sul volto e immortalata nei frame del video dello spoglio a Montecitorio il 28 gennaio scorso – fu evidente (soprattutto per la presenza di franchi tiratori all’interno del centrodestra), ma oggi Maria Elisabetta Alberti Casellati, comunque prima donna presidente del Senato della storia della Repubblica, ha la sua (parziale) restituzione: entra nel governo di centrodestra come ministro per le Riforme istituzionali. 76 anni, veneta di Rovigo ma con origini calabresi, sposata con Giambattista Casellati, anche lui avvocato, due figli (di cui uno, Alvise, direttore di orchestra che va spesso a sentire a teatro) risiede a Padova. Quirinale a parte, un record lo ha già collezionato: è stata la prima presidente del Senato donna, eletta il 24 marzo 2018, alla terza votazione, con 240 voti.

In Parlamento c’è dal 1994, subito in Senato e in Forza Italia fin dall’inizio (è stata tra le fondatrici). Nella sua carriera politica ha ricoperto molti ruoli tra cui quello di sottosegretario alla Salute, dal 30 dicembre 2004 al 16 maggio 2006, vice presidente del gruppo di Forza Italia nella XV legislatura e poi sottosegretario alla Giustizia dal 12 maggio 2008 al 16 novembre 2011, durante l’ultimo governo Berlusconi attraversato, tra l’altro, dalle polemiche per le inchieste giudiziarie sul “caso Ruby”. La sua passione è la giurisprudenza, disciplina in cui si è laureata all’Università di Ferrara aggiungendo poi la laurea in diritto canonico nella Pontificia Università Lateranense. Avvocato matrimonialista con lo studio a Padova, è autrice di due monografie e di numerosi articoli pubblicati in prestigiose riviste specializzate. Il 15 settembre 2014 è stata eletta dal Parlamento in seduta comune membro del Consiglio Superiore della Magistratura dove ha svolto numerose mansioni. Nell’ottobre 2016 è stata eletta presidente della Terza Commissione per l’accesso in magistratura e per la mobilità.

Affari regionali e autonomia: Roberto Calderoli

Esperto di leggi elettorali (innumerevoli le ‘bozze Calderoli’ che si sono avvicendate nelle varie legislature ogni volta che si è toccato il tema), navigatore avveduto nei marosi dei regolamenti parlamentari, medico (specializzazione in chirurgia maxillo-facciale), leghista della prima ora – coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord dal 2002 al 2020 – Roberto Calderoli è il nuovo ministro degli Affari regionali e Autonomia. Bergamasco, classe 1956, ha già ricoperto il ruolo di ministro, allora delle Riforme istituzionali, nel governo Berlusconi II e di ministro per la Semplificazione normativa nel Berlusconi IV. Il suo nome era girato insistentemente per la presidenza del Senato: sembrava il naturale sbocco dopo essere stato per quattro volte vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Madama e lo stesso Matteo Salvini, nelle ore sofferte del passo indietro, ha voluto ricordare come Calderoli “conosca ogni angolo e ogni parola” del regolamento di Palazzo Madama.

Ma poi, per preservare gli equilibri della coalizione di centrodestra, ha dovuto farsi da parte a vantaggio di Ignazio La Russa. Ora conquista un ruolo nel nascente governo Meloni su una materia bandiera per la Lega. E’ entrato per la prima volta in Parlamento nel 1992 con oltre 12mila preferenze. Da ministro delle Riforme ha presentato una riforma costituzionale con lo scopo di superare il bicameralismo perfetto, conferire maggiore autonomia alle Regioni, ridurre il numero dei parlamentari e aumentare i poteri del premier che avrebbe potuto nominare e revocare i ministri. La riforma fu approvata dal Parlamento ma bocciata dal referendum costituzionale del 2006. E’ noto per essere il padre della legge elettorale ‘Porcellum’, da lui stesso soprannominata “una porcata”, che prevedeva tra l’altro il blocco delle preferenze e l’attribuzione di un premio di maggioranza ampio. Due aspetti messi in rilievo dalla Corte Costituzionale che nel 2013 l’ha giudicata incostituzionale. Ora la terza prova da ministro.

Rapporti con il Parlamento: Luca Ciriani

Friulano, 55 anni, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia per due legislature, Luca Ciriani milita nel Msi da giovanissimo, dai tempi dell’Università di Trieste dove si è laureato in Lettere. Tra gli esponenti più vicini a Giorgia Meloni, seguirà il ministero dei Rapporti per il Parlamento e i delicati equilibri all’interno della maggioranza e con le opposizioni. Alle elezioni amministrative del 1995 è eletto consigliere comunale di Fiume Veneto. Con An è eletto consigliere regionale alle elezioni in Friuli del 1998, entrando quindi nella giunta regionale guidata Roberto Antonione come assessore allo Sport e alle autonomie locali. Rieletto consigliere nel 2003, diventa capogruppo di Alleanza Nazionale. Nel 2008 aderisce al PdL ed entra a far parte della giunta regionale guidata da Renzo Tondo come vicepresidente della Regione e assessore alla protezione civile. Sarà eletto nuovamente consigliere alle elezioni del 2013 con il PdL, che lascia nel febbraio 2014 per dichiararsi indipendente. Nel 2015 aderisce a Fratelli d’Italia. Nel 2018 approda al Senato per Fratelli d’Italia dove diventa presidente del gruppo parlamentare, incarico in cui è stato confermato anche in questa legislatura e che ora – che entra al governo – dovrà lasciare. 

Università e ricerca: Anna Maria Bernini

Una laurea con lode in Giurisprudenza all’università di Biologna, Annamaria Bernini, classe 1965 è il nuovo ministro dell’Università. È stata dapprima esponente di Alleanza Nazionale, poi de Il Popolo della Libertà e, infine, di Forza Italia, ricoprendo dal 27 luglio al 16 novembre 2011 la carica di ministro per le politiche europee nel governo Berlusconi IV. Nata a Bologna, è figlia di Giorgio Bernini (1928-2020), giurista all’ONU e politico, deputato e ministro del commercio con l’estero nel primo governo Berlusconi. Post lauream ha proseguito la carriera accademica presso la stessa Università di Bologna, diventando professoressa associata di Diritto pubblico comparato e specializzandosi, come già suo padre, in arbitrato interno e arbitrato internazionale. Presso l’Università di Bologna ha tenuto gli insegnamenti di Istituzioni di Diritto Pubblico, e di Diritto dell’Arbitrato Interno e Internazionale e delle procedure alternative, entrambi presso la facoltà di economia dell’ateneo bolognese e quella della sede decentrata di Forlì. È autrice di numerose pubblicazioni (anche in lingua inglese e francese) e di una decina di monografie, principalmente in tema di arbitrato, conciliazione, metodi extragiudiziali di composizione dei conflitti, diritto costituzionale e delle telecomunicazioni, contratti della pubblica amministrazione, privatizzazione e deregolamentazione, sistemi partitici, riforme costituzionali e federalismo.

Lavoro e politiche sociali: Marina Calderone

Per diciotto anni alla guida dei consulenti del lavoro, Marina Calderone è originaria di Bonorva, in provincia di Sassari. Classe 1965, il nuovo ministro del Lavoro è laureata in economia aziendale ed è sposata con l’avvocato Rosario De Luca. Tecnico d’area, il titolare del dicastero di via Veneto ha sfiorato la presidenza dell’Inps nel Conte I prima che il marito entrasse come consigliere di amministrazione dell’istituto. All’epoca del Governo Renzi fu invece scelta come componente del consiglio di amministrazione di Leonardo. Di recente, in un’intervista ha invitato il nuovo Governo a intervenire sul cuneo fiscale e contributivo e a investire sul dialogo con le parti sociali. Calderone è stata chiamata al Lavoro per riformare il reddito di cittadinanza e cambiare la legge Fornero sulle pensioni. Il suo compito sarà quello di trovare il modo per far decollare le politiche attive, punto dolente del reddito di cittadinanza. Sulle pensioni l’obiettivo è introdurre un’uscita flessibile superando, quindi, le rigidità della riforma Fornero in un quadro di contenimento della spesa a carico dello Stato. Modifiche che dovranno favorire anche un ricambio generazionale.

Cultura: Gennaro Sangiuliano

Gennaro Sangiuliano, nuovo ministro della Cultura, è un giornalista italiano, direttore del TG2 dal 31 ottobre 2018. È stato anche direttore del quotidiano Roma di Napoli dal 1996 al 2001, vicedirettore del quotidiano Libero e del TG1 dal 2009 al 2018. Nato a Napoli nel 1962, Sangiuliano è entrato in Rai nel 2003 ed è stato inviato in Bosnia, Kosovo e Afghanistan. Ha lavorato con la direzione di Minzolini al TG1 e ha scritto saggi sui nuovi media, oltre che di argomento storico. Tra questi, nel 2013, anche un libro biografico su Vladimir Putin e, nel 2019 uno dedicato al leader cinese Xi Jinping. Le sfide che attendono il titolare della Cultura nell’Italia del 2022 sono importanti: innanzitutto il ridare slancio a un dicastero che, dopo gli inizi con la riforma dei direttori e dei musei e un significativo impulso riformatore, ha progressivamente perso brillantezza d’azione e di proposta. Poi, ovviamente, c’è il tema dei costi energetici, che per molte realtà culturali, così come per le imprese, possono risultare insormontabili. Unito alle difficoltà di un settore che in molti dei suoi comparti ancora manca di legislazioni chiare e i cui lavoratori spesso si trovano in un limbo di contratti e diritti, l’aumento dei costi potrebbe trasformarsi in una catastrofe. Particolarmente fragile dopo la pandemia il settore dello spettacolo dal vivo, altro terreno sul quale il nuovo ministro della Cultura è chiamato a misurarsi. Da Franceschini Sangiuliano eredita anche una forte relazione tra pubblico e privato nelle attività culturali, sinergia che non sembra ipotizzabile possa venire meno.

Leggi anche:
Giorgia Meloni in Libia: dalla gestione dei flussi migratori alla cooperazione economica

Famiglia, natalità e pari opportunità: Eugenia Roccella

Eugenia Roccella è la nuova ministra della Famiglia del neonato governo Meloni. Succede a Elena Bonetti che ha guidato il dicastero per le Pari Opportunità e la Famiglia da febbraio 2021 nel governo Draghi. Nata a Bologna il 15 novembre 1953, sposata, due figli, laureata in Lettere moderne, giornalista professionista, nei primi anni `70 Roccella è stata leader del Movimento di Liberazione della Donna, con cui ha condotto tutte le battaglie di quel periodo: dal divorzio all’aborto, dalla violenza contro le donne alle pari opportunità. Negli anni Ottanta ha lasciato i radicali e per vent’anni si è allontanata dalla politica attiva per occuparsi della famiglia (due figli, una zia e i suoi genitori), maturando un cambiamento profondo anche di carattere religioso. Eletta alla Camera con il Popolo della Libertà nella XVI e nella XVII legislatura, durante il IV governo Berlusconi è stata prima sottosegretario al Lavoro, alla Salute e alle Politiche sociali e poi sottosegretario alla Salute. Alle elezioni politiche del 2018 non è stata rieletta. Candidata in Calabria con Fratelli d`Italia è stata proclamata deputato il 9 ottobre scorso. Portavoce nel 2007 del primo Family day, contraria all`adozione per le coppie dello stesso sesso, è impegnata sui temi della bioetica, dalla pillola abortiva all`utero in affitto; a suo dire “il liberismo procreativo è solo mercato, a rimetterci sono le donne”.

Disabilità: Alessandra Locatelli

 Alessandra Locatelli (Como, 24 settembre 1976), deputata della Lega per Salvini Premier dal 2018 al 2021, ministro per la famiglia e le disabilità nel governo Conte I dal 10 luglio al 5 settembre 2019 e assessore della Regione Lombardia con delega alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità dal 2021. Laureata in Sociologia, educatrice specializzata nella cura delle persone affette da disabilità psichica, ha lavorato nel campo dell`assistenza e della cura delle persone affette da disabilità intellettiva. Già responsabile di Comunità Alloggio a Como, è stata volontaria in Africa e volontaria del soccorso.

Sport e i giovani: Andrea Abodi

Romano, 62 anni, laureato alla Luiss in Economia e Commercio, manager sportivo dal 1994: questo l’identikit del nuovo Ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi, nominato oggi pomeriggio e nuova figura del governo Meloni. Già indicato dal leader di Fratelli d’Italia come candidato sindaco di Roma fu costretto da problemi di salute a declinare l’incarico. Ora, dopo essere stato indicato come il candidato principe a presiedere la Fondazione per le Olimpiadi Milano-Cortina accetta di ricoprire il più prestigioso ruolo. Tifoso della Lazio, tanto che Claudio Lotito in passato gli aveva promesso un ruolo dirigenziale nel club biancoceleste (prospettiva rimasta tale), ha iniziato la carriera nel mondo dello sport risultando fra i cofondatori di Media Partners Group, una società di sport industry, acquisita poi da Infront, per la quale è stato vice-presidente esecutivo. Consigliere dal 2002 al 2008 del Coni Servizi spa, attualmente è il presidente dell’istituto per il Credito Sportivo. La sua gestione ha rappresentato un punto di rottura con il passato, facendolo assurgere ad una valenza prima sconosciuta. Soprattutto si è speso per migliorare l’impiantistica sportiva, che rappresenta una delle piaghe del Paese. Dal 2010 al 2017 è stato presidente della Lega di B, accompagnata su un percorso di modernizzazione e di indipendenza dai ricavi dalla Lega di A. È stato in lizza nel 2017 per guidare la Federcalcio, propugnatore di idee e progetti, in sintesi di «un calcio libero», ma fu sconfitto da Carlo Tavecchio. Aperto al dialogo, abile comunicatore, fu un nome in voga anche nei corridoi della Lega di A quando lo scorso anno dopo l’ipotesi Bonomi di Confindustria venne proposto come numero uno di via Rosellini dalla cordata capeggiata da Beppe Marotta. La spuntò però Lorenzo Casini appoggiato da Lotito e De Laurentiis.

Salute: Orazio Schillaci

Il Rettore dell’ Ateneo Roma “Tor Vergata”, già Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Orazio Schillaci, è il nuovo ministro della Salute. Romano, classe 1966, Schillaci è un tecnico “puro” non avendo mai accettato incarichi politici. Laureatosi in Medicina e Chirurgia nel 1990 presso l`Università La Sapienza di Roma, quattro anni più tardi si è specializzato in Medicina nucleare, materia che insegna dal 2007. Direttore, dal 2008, dell`Unità Operativa Complessa (UOC) di Medicina nucleare del Policlinico Tor Vergata di Roma, Schillaci è alla guida dell`Università di “Tor Vergata” dal 1° novembre 2019. E’ autore di oltre 220 pubblicazioni in estenso su riviste incluse in PubMed, con più di 4700 citazioni, ed è revisore di oltre 50 interviste internazionali.

Istruzione: Giuseppe Valditara

Giuseppe Valditara è il nuovo ministro dell’Istruzione e del Merito del governo Meloni. Succede a Patrizio Bianchi che ha guidato il dicastero nel il governo Draghi dal 13 febbraio 2021. Da settembre 2022 è consigliere politico di Matteo Salvini. Nato a Milano il 12 gennaio 1961, Valditara si è laureato in Giurisprudenza all`Università degli Studi di Milano ed è professore ordinario di Diritto privato e pubblico romano all`Università degli Studi di Torino. Si avvicina alla politica nei primi anni ’90. Nel 1993 contribuisce con l’ideologo della Lega Nord Gianfranco Miglio a scrivere la bozza di Costituzione federale (approvata poi dal Congresso di Assago della Lega); dal giugno 2000 al luglio 2001 è assessore all`Istruzione e all`edilizia scolastica per la provincia di Milano. Dal 2001 approda a Alleanza Nazionale (dove ricopre il ruolo di responsabile del Dipartimento Scuola e Università) ed è senatore per tre legislature (dal maggio 2001 al marzo 2013): eletto con AN, passa al Pdl e quindi a Futuro e Libertà di Gianfranco Fini. Da segretario della 7ma Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, è relatore della “riforma Gelmini” del sistema universitario (la legge 240/2010). Nel 2015 fonda la rivista line “Logos”, diventandone anche il direttore, con posizioni vicine alla Lega e a Salvini in particolare. Da ottobre 2018 a dicembre 2019 ha guidato il Dipartimento Formazione superiore e Ricerca del Miur (con il ministro leghista Bussetti). Nel marzo 2020 fonda il think tank “Lettera 150”. Candidato alle ultime elezioni al Senato con la Lega nel collegio plurinomilale Lombardia, non è stato eletto.

Turismo: Daniela Santanchè

Arriva una donna al comando del ministero del turismo, settore che in Italia vale oltre il 13% del pil e sta vivendo una forte ripresa dopo i primi 25 mesi durissimi a della pandemia: Daniela Garnero, meglio conosciuta come Santanchè (ha conservato il cognome del primo marito), è un’imprenditrice nata a Cuneo nel 1961 e laureata in scienze politiche all’Università di Torino. Sul suo profilo Twitter si definisce “Madre, Imprenditore, Senatore della Repubblica con Fratelli d’Italia”. Nel 1995 inizia la sua carriera politica nelle fila di Alleanza Nazionale accanto a Ignazio La Russa. Nel 2001 è eletta alla Camera, nel 2005 è relatrice dalla Legge finanziaria. Nel 2008 è la prima donna a candidarsi a premier con La Destra. Fonda poi il Movimento per l’Italia, alleato con il centrodestra. Nel 2010 entra nel governo Berlusconi come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e nel 2013 è rieletta in Parlamento con il Popolo della Libertà – Forza Italia. Nel 2017 aderisce a Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni la nomina Portavoce regionale in Lombardia. Il suo percorso di imprenditrice inizia nelle pubbliche relazioni e organizzazione di eventi con la società la “Dani Comunicazione Srl”, fondata negli anni ’90. Apre prima con Flavio Briatore, suo caro amico, il Billionaire in Costa Smeralda e poi con Briatore, Marcello Lippi e Paolo Brosio il Twiga Beach Club di Marina di Pietrasanta. Nel 2007 fonda la concessionaria di pubblicità Visibilia che gestisce la raccolta pubblicitaria de il Giornale (in precedenza di Libero e Il Riformista). Nel 2014 diventa editore di Ciak, Villegiardini e PC Professionale e nel 2015 di Novella 2000 e Visto. Assieme all’ex compagno Canio Mazzaro, con il quale ha avuto il figlio Lorenzo, acquisisce società nel campo del food (Ki Group) e dell’arredamento (Unopiù).
    E’ anche una prolifica autrice: ha scritto La donna negata (2006) sul tema dell’infibulazione, Le donne violate (2008) sul tema del burqa e il racconto autobiografico Sono una donna, sono la Santa (2016).

Affari europei per le politiche di coesione e Pnrr: Raffaele Fitto

Braccio bruxellese di Fratelli d’Italia, ha fatto da apripista a Giorgia Meloni nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr), a cui era approdato nel 2015 dopo la rottura con Silvio Berlusconi e l’addio a Forza Italia e al Ppe. Raffaele Fitto, nuovo ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, è cresciuto nella Dc e passato per il berlusconismo come Guido Crosetto prima di approdare a FdI. Nato a Maglie, il paese di Aldo Moro, sceglie la politica a 19 anni, nel 1988, dopo la morte in un incidente stradale del padre Salvatore, patriarca della Dc pugliese e allora presidente della Regione. Una tragedia che gli cambia la vita e che lo porta a decidere di raccogliere quel testimone. Così il figlio di papà scapestrato che pensava solo a divertirsi tra corse in moto e nottate in discoteca, come ha raccontato lui stesso parlando di quegli anni, dice addio ai giorni spensierati e, seguendo i consigli della madre Leda, inizia il cursus honorum partendo dai banchi del Consiglio regionale.

Politiche del mare e per il sud: Sebastiano Musumeci

Nato a Militello (Catania) nel 1955, padre di tre figli, l’ex presidente della Regione Sicilianan Nello Musumeci è il nuovo ministro per le Politiche del mare e del Sud, in quota FdI. Bancario e giornalista pubblicista con studi universitari in Scienze della comunicazione, è di formazione cattolica, ed è cresciuto nelle fila della destra politica catanese. In Sicilia è stato presidente della Provincia etnea dal 1994 al 2003, collocandosi tra i protagonisti, insieme all’avversario politico Enzo Bianco (Pd), di una stagione di riscatto di quel territorio e del suo capoluogo nota come “Primavera di Catania”. Per tre legislature è stato eurodeputato di Alleanza nazionale (1994-2009) e nel 2008 è entrato nel Consiglio comunale di Catania, come consigliere più votato. Tre anni dopo è chiamato a far parte del quatro governo Berlusconi, quale sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali. Nel 2012 è eletto deputato all’Assemblea regionale siciliana dove assume, per voto unanime, la presidenza della Commissione parlamentare Antimafia.

Nel 2014 è tra i promotori del Movimento politico autonomista #DiventeràBellissima, con il quale nel novembre 2017 diventa presidente della Regione Siciliana, sostenuto da una coalizione di centrodestra. È tra i fondatori dell’Isspe, l’Istituto siciliano di studi politici ed economici e ha scritto e pubblicato saggi di storia contemporanea. Dal 2020 è presidente della Commissione intermediterranea d’Europa, assemblea che riunisce una cinquantina di regioni di dieci diversi Paesi affacciati sul Mare Nostrum. La Commissione è espressione della Conferenza delle regioni marittime e periferiche. Nonostante la lunga militanza nella destra, Musumeci ha annunciato il suo ingresso in Fratelli d’Italia solo a giugno 2022. Giusto un paio di mesi prima di dimettersi dal vertice di Palazzo d’Orleans per far convergere le elezioni regionali anticipate con le politiche del 25 settembre scorso. Musumeci non si è ricandidato per la Regione, ma per il Senato dove è eletto al Senato all’uninominale con il 36,4%, staccando di dieci punti l’avversaria del M5s e di oltre venti il civico Cateno De Luca.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti