Il rapper Diddy condannato a 50 mesi per traffico di prostituzione

La corte federale riduce la pena rispetto alla richiesta d’accusa, ma riconosce l’abuso di potere sulle donne coinvolte.

Il rapper Sean “Diddy”

Il rapper Sean “Diddy” Combs è stato condannato dalla corte federale di Manhattan a 50 mesi di carcere, una pena ben inferiore rispetto ai 20 anni richiesti dall’accusa, per il reato di trasporto a scopo di prostituzione. La sentenza, emessa dopo due mesi di udienze, esclude invece le accuse più gravi di traffico sessuale e associazione a delinquere.

Il 55enne artista era finito sotto processo per aver organizzato lo spostamento di due donne, tra cui la cantante Cassie, da uno stato all’altro con finalità legate alla prostituzione, secondo la legge americana. Gli avvocati della difesa avevano chiesto una pena molto più lieve, di 14 mesi, seguita da libertà vigilata e terapia. In agosto, Combs aveva avanzato una richiesta di perdono presidenziale a Donald Trump e, nel tentativo di evitare il carcere, aveva ammesso alcune responsabilità definendo il proprio comportamento “disgustoso”.

Pena moderata ma condanna ferma

Il giudice ha giustificato la sentenza sostenendo che Combs ha “abusato del suo potere e del controllo sulle donne che affermava di amare”, mettendo in luce come il suo comportamento sia stato fisicamente, emotivamente e psicologicamente lesivo. La decisione di infliggere una pena detentiva, seppur circoscritta a poco più di quattro anni, sottolinea la gravità degli abusi compiuti.

Un processo sotto i riflettori

Il caso ha catturato l’attenzione dei media per le sue implicazioni sul mondo dello spettacolo e sulle dinamiche di potere di personaggi celebri. Diddy, ex re dell’hip hop, si è visto assolto dalle accuse più pesanti, ma la condanna a un periodo di carcere segna un duro colpo alla sua immagine pubblica e professionale.