Una nave oneraria di 18 metri, affondata tra il V e VI secolo d.C. al largo di Siracusa, rivela nuovi segreti. Gli archeologi subacquei hanno recuperato due vasi intatti e mappato in 3D il “Relitto delle Olle”, scoperto nel 2019 a 70 metri di profondità.
Le ultime immersioni sul sito del Relitto delle Olle hanno portato al recupero di un secondo bollitore monoansato acromo e di un’olla biansata con coperchio. Le operazioni, coordinate dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, si avvalgono di documentazione fotogrammetrica e pulizia stratigrafica dei sedimenti. “Grazie alle moderne e sofisticate attrezzature, proseguiamo nel solco della ricerca scientifica”, ha dichiarato l’assessore ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato. Il carico ceramico, estremamente omogeneo e in condizioni ottimali, ha permesso di stimare le dimensioni dello scafo: tra i 15 e i 18 metri di lunghezza per 5-6 di larghezza.
Il sito, individuato nel 2019 a un miglio dalla costa di Marina di Ognina, non ha subito danni da reti a strascico o saccheggi. “Il Relitto delle Olle si presenta come un sito di straordinario potenziale, ancora ricco di informazioni non immediatamente percepibili”, ha spiegato il soprintendente Ferdinando Maurici. Il nucleo principale del carico, datato preliminarmente tra V e VI secolo d.C., è composto da contenitori ceramici articolati in quattro moduli di grandezza e coperchi di tre varianti morfologiche. Le minime tracce lignee suggeriscono la possibile conservazione di parte della struttura dello scafo sotto il carico.
Le prime tracce del relitto emersero nel 2018 durante un’immersione per la mappatura dei cavi telegrafici Pirelli posati nell’Ottocento, condotta dall’ispettore onorario Fabio Portella con Stefano Gualtieri. Il nucleo del sito è stato identificato nel 2021, portando al recupero autorizzato dei primi reperti diagnostici: due olle, tre coperchi e un bollitore. Il team scientifico internazionale include i subacquei del Capo Murro Diving Center, gli specialisti altofondalisti della Global Underwater Explorers (GUE) e documentaristi come Luca Palezza ed Eduardo Salaj.
La prossima fase della missione sarà dedicata alla completa delimitazione del carico per una stima più precisa delle dimensioni originarie dell’imbarcazione. Le operazioni subacquee, coordinate da Fabio Portella e supervisionate da Ninny Di Grazia, vedono il contributo di Linda Pasolli per le osservazioni biologiche e di Cristiano Rosa per la progettazione delle attrezzature operative. La sinergia tra istituzioni e professionisti garantisce la massima tutela di un patrimonio che continua a rivelare la ricchezza dei traffici marittimi nel Mediterraneo tardoantico.