Il ritorno ad Auschwitz di 300 sopravvissuti dopo 70 anni (VIDEO)

Settant’anni dopo essere scampati ad Auschwitz, 300 sopravvissuti sono tornati nel campo nazista in cui furono uccise più di 1 milione di persone, per la maggior parte ebrei. Un luogo diventato il simbolo dell’orrore nazista tanto che il giorno della sua liberazione, il 27 gennaio del 1945, è stato scelto come giornata della Memoria. “Sembra che la civilizzazione sia arrivata qui – dice guardandosi intorno Johnny Pekats, che arriva dagli Stati Uniti – c’è un hotel, non sembra un campo ma un paradiso. Ci sono case private. Se sapessero cosa è stato fatto qui, l’odore dei corpi bruciati… Non ci abiterebbero”. Per tutti loro tornare significa tornare nei ricordi più dolorosi della propria vita: “Questo posto era l’inferno. Vivevamo nelle baracche. C’erano sbarre alle finestre, non c’erano condizioni per dormire, solo letti in legno. Il cibo era terribile. Non potevamo viverci eppure siamo sopravvissuti. È incredibile come l’uomo possa vivere di niente”.

Rosa Schindler, ceca, qui ha perso tutta la sua famiglia: “Ho 85 anni, chi lo sa se potrò tornare un giorno. Sono venuta qui per dire addio a mia madre, ai miei quattro fratelli e sorelle che sono morti qui e a cui non ho mai potuto dire addio allora”. In molti sono venuti con i figli e i nipoti, perché la loro testimonianza continui a vivere nella memoria delle generazioni future. 300 sopravvissuti sono tornati nel campo nazista in cui furono uccise più di 1 milione di persone, per la maggior parte ebrei. Un luogo diventato il simbolo dell’orrore nazista tanto che il giorno della sua liberazione, il 27 gennaio del 1945, è stato scelto come giornata della Memoria. “Sembra che la civilizzazione sia arrivata qui – dice guardandosi intorno Johnny Pekats, che arriva dagli Stati Uniti – c’è un hotel, non sembra un campo ma un paradiso. Ci sono case private. Se sapessero cosa è stato fatto qui, l’odore dei corpi bruciati… Non ci abiterebbero”.Per tutti loro tornare significa tornare nei ricordi più dolorosi della propria vita: “Questo posto era l’inferno. Vivevamo nelle baracche. C’erano sbarre alle finestre, non c’erano condizioni per dormire, solo letti in legno. Il cibo era terribile. Non potevamo viverci eppure siamo sopravvissuti. È incredibile come l’uomo possa vivere di niente”. Rosa Schindler, ceca, qui ha perso tutta la sua famiglia: “Ho 85 anni, chi lo sa se potrò tornare un giorno. Sono venuta qui per dire addio a mia madre, ai miei quattro fratelli e sorelle che sono morti qui e a cui non ho mai potuto dire addio allora”. In molti sono venuti con i figli e i nipoti, perché la loro testimonianza continui a vivere nella memoria delle generazioni future.

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