Cultura e Spettacolo

Il ritorno di una diva: Julia Roberts elettrifica Venezia tra flash e polemiche sul #MeToo

Una folla assiepata, un mormorio che si fa grido, e poi l’arrivo trionfale. Le acque della laguna di Venezia si sono trasformate in un palcoscenico per l’approdo di un’icona: Julia Roberts. “Juliaaaa, Juliaaaa”, il nome si ripete come un mantra tra fan e fotografi mentre la star, insieme al regista Luca Guadagnino e ad Andrew Garfield, approda al Lido per la prima del film fuori concorso, After the Hunt. Per la prima volta nella sua carriera ultra-trentennale, la diva di Hollywood è protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia, catturando ogni singolo flash e dominando la scena con il suo carisma immutato.

La pellicola, diretta da Guadagnino e sceneggiata da Nora Garrett, segna un momento significativo non solo per il festival, ma per il cinema contemporaneo. Con un cast d’eccezione che include anche Ayo Edebiri e Michael Stuhlbarg, il film è destinato a sbarcare nelle sale il 16 ottobre, ma ha già acceso un dibattito che va ben oltre il red carpet.

Le sfide di una narrazione complessa

La storia di After the Hunt è un thriller psicologico che scava nel profondo. Julia Roberts interpreta Alma, una stimata professoressa di filosofia a Yale la cui vita si capovolge quando un suo brillante studente accusa di molestie sessuali un collega e amico, Henrik (Andrew Garfield). La situazione spinge Alma ad affrontare un trauma del passato, mettendo a rischio non solo la sua reputazione, ma anche un oscuro segreto che potrebbe venire a galla. La trama si snoda su un terreno minato, toccando temi delicati come il #MeToo e la complessità delle accuse.

Nel frattempo, la Mostra prosegue con un programma ricco e variegato. Il ritorno in concorso di Park Chan-wook con No Other Choice, una cruda guerra nel mondo del lavoro, ha catturato l’attenzione della critica. Anche Valérie Donzelli è in gara con À pied d’œuvre, una storia di rinuncia e precarietà che racconta il viaggio di un uomo alla ricerca di libertà.

Il coraggio del confronto

La giornata del 29 agosto al Lido è scandita da proiezioni di peso. Oltre ai film in concorso di Chan-wook e Donzelli, il programma offre anche il documentario Cover-up di Laura Poitras e Mark Obenhaus, che ripercorre la carriera del giornalista investigativo Seymour Hersh. Ma è la conferenza stampa di After the Hunt a tenere banco. Una sala stampa gremita ha accolto Julia Roberts con un lungo applauso, testimonianza dell’attesa che circonda il suo debutto veneziano.

La prima domanda, però, ha affrontato subito il nodo cruciale del film: il rischio di minare la lotta femminista, gettando un’ombra sulle accuse delle donne. Julia Roberts, in un elegante tailleur blu, ha risposto con un sorriso disarmante. “Non voglio contraddirla, non è nella mia natura”, ha detto. “Ma quello che lei ha appena detto è bello perché ci fa tornare su discussioni fra donne, non perché non si supportano a vicenda, ma affrontandole in un modo nuovo. Noi volevamo proprio che alla fine del film ci fossero tutti questi punti di vista diversi.”

Un dibattito necessario

L’interpretazione di Alma la vede alle prese con dilemmi morali e scelte difficili, il che ha portato alla domanda se il film possa essere considerato “politicamente scorretto”. Anche qui, la risposta di Julia Roberts è stata un manifesto di intelligenza e ironia. “Amo le domande soft la mattina presto”, ha scherzato. “Non so se ci saranno polemiche e controversie per il film, ma noi sfidiamo le persone affinché si appassionino, si arrabbino anche. Non facciamo dichiarazioni, condividiamo le vite di questi personaggi. La parte più emozionante è che le persone poi ne parlino, perché stiamo perdendo l’arte della conversazione nel nostro tempo.”

La riflessione finale della star è un monito che va oltre la semplice promozione cinematografica. After the Hunt non si limita a narrare una storia, ma si pone come strumento per riaccendere un dialogo, invitando il pubblico a confrontarsi con le proprie convinzioni. In un’era dominata dalla polarizzazione e dalla fretta di giudicare, il cinema si conferma come un potente veicolo di complessità. Resta da vedere se, dopo la caccia, gli spettatori saranno disposti a cogliere la sfida e a immergersi in una conversazione tanto scomoda quanto necessaria.

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Redazione