Cronaca

Il sondaggista Gigliuto: “Il centrodestra non è in crisi. Ecco perché”

A poco più di quarantottore dalla chiusura delle urne, appare ancor più chiara la lettura dei risultati elettorali dei ballottaggi per le amministrative. Il sondaggista Livio Gigliuto, ci da una curiosa chiave di lettura sul voto di domenica e lunedì scorsi. Il vicepresidente dell’Istituto Piepoli, ad esempio, ritiene non corretto “parlare di calo del centrodestra” come, tra l’altro, spiega perché Roberto Gualtieri ha conquistato a Roma il Campidoglio.

Dottor Gigliuto, partiamo dal vero vincitore: l’astensionismo.

“Da diversi anni c’è un calo di partecipazione alle elezioni amministrative. Nell’ultima tornata, in particolare, il dato è stato maggiormente accentuato almeno per due motivi. Uno, perché abbiamo assistito a una campagna elettorale poco vivace, con pochi eventi pubblici. Una campagna elettorale per avere una buona capacità di presa sul territorio deve durare almeno sei mesi; l’altro motivo, su cui tutti ci dovremmo interrogare, è che c’è una buona parte del Paese che sente poco, se non per nulla, i propri problemi, le proprie istanze e le proprie paure, essere rappresentati nel dibattito pubblico. Tuttavia, ai ballottaggi, la partecipazione è sempre più bassa, e al secondo turno, oramai da circa venti anni, segna il 70%-80% di chi ha votato a primo turno. Nelle periferie poi lo scenario è peggiore e non solo perché non sono rappresentate ma non sono neanche coinvolte nel dibattito pubblico”.

Livio Gigliuto

Come spiega la frenata del centrodestra, rispetto ai tanti sondaggi da un anno a questa parte?

“Innanzitutto, sarei molto cauto nel parlare di calo del centrodestra. In quanto, anche dalle rivelazioni subito dopo il primo turno, notiamo che la coalizione a livello nazionale non ha perso consensi e nello specifico, né FdI, né la Lega e né Fi. Quello che è invece successo è che gli elettori del centrodestra hanno dato un’avvisaglia importante ai loro partiti. Tradotto: quando la coalizione non è coesa, non racconta un percorso comune, gli elettori di centrodestra hanno forte tendenza a non recarsi alle urne. D’altronde, la coalizione alle amministrative ha sempre avuto il suo punto di forza nell’unità”.

In altri termini, non ha pagato la divisione del centrodestra sul fronte governativo?

“Decisamente sì. Ma soprattutto non ha neanche pagato il posizionamento ambiguo rispetto al governo Draghi della Lega, non ha caso ha avuto il risultato peggiore. Uno scenario che sommato a FdI all’opposizione e alla coerenza politica di Fi, rende quasi impossibile un percorso univoco e chiaro del centrodestra”.

Perché quasi sempre il centrodestra perde al secondo turno nei ballottaggi?

“Naturalmente è successo anche che a prevalere ai ballottaggi fossero candidati di centrodestra, ma spesso il centrosinistra beneficia di una storica maggiore motivazione al voto dei propri elettori. In questo caso, potrebbe aver inciso anche la vittoria in molte altre città, con una sorta di ‘effetto trascinamento’ dei primi turni sui ballottaggi che abbiamo visto spesso in passato”.

Cosa è mancato a Enrico Michetti per la vittoria a Roma?

“In questo secondo turno Michetti è stato meno capace di Roberto Gualtieri di andare oltre all’elettorato che lo aveva votato al primo turno. In altre parole, se l’elettorato di Carlo Calenda era difficile raccogliere per il candidato del centrodestra, l’elettorato di Virginia Raggi era più contendibile. Probabilmente, la candidatura di Michetti non è stata abbastanza moderata da sedurre l’elettorato di Calenda che ha confluito su Gualtieri; mentre l’elettorato dei 5stelle, dato il suo storico atteggiamento antisistema, sarebbe stato più facile da coinvolgere. E così una parte dell’elettorato grillino s’è astenuto, l’altra ha sostenuto Gualtieri”.

Enrico Letta punta a un centrosinistra che va da Renzi-Calenda ai 5stelle.

“Un fatto è certo, tra questi partiti di centrosinistra, da un po’ di tempo le differenze si vanno sempre più assottigliando, i loro elettorati si avvicinano sempre più ma i relativi leader ancora non riescono a trovare una quadra. Tuttavia, con un centrodestra che continua ad avere una massa critica di elettorato che non ha perso, per il centrosinistra, l’unico modo per contrapporre una coalizione altrettanto forte è lavorare a un campo largo”.

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