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Il venerdì “landiniano”, la Cgil ferma l’Italia: sciopero generale il 12 dicembre

L’Italia si ferma. Venerdì 12 dicembre, la Cgil proclama uno sciopero generale di 24 ore contro la Legge di Bilancio, definita “ingiusta”. L’astensione dal lavoro, un vero e proprio blocco nazionale, coinvolgerà tutti i settori, pubblico e privato, compresi gli appalti. Manifestazioni dilagheranno in ogni regione, da nord a sud. Il leader Maurizio Landini scenderà in piazza a Firenze, mentre l’intera segreteria nazionale si distribuirà nelle piazze simbolo del Paese, da Genova a Napoli, da Bari a Roma. Una mobilitazione senza precedenti per l’ultimo anno, che promette di paralizzare trasporti e servizi.

La protesta avrà la durata di un’intera giornata lavorativa per la stragrande maggioranza dei comparti. Per garantire i servizi essenziali, si applicherà la legge 146 del 1990, ma i disagi per cittadini e imprese saranno inevitabili. Nel trasporto ferroviario lo sciopero è articolato dalle 00.01 alle 21.00 di venerdì. Quattro ore di astensione, senza decurtazione dello stipendio, per i vigili del fuoco. Orari specifici per il personale turnista (dalle 9 alle 13), mentre per il comparto amministrativo e giornaliero lo stop sarà totale. Una misura estrema, che il sindacato giustifica con l’urgenza di un cambio di rotta sulle politiche economiche del governo.

Le ragioni della piazza

Il coro di proteste non nasce solo dal dissenso sulla manovra. La Cgil, a fianco di “lavoratrici e lavoratori di questo Paese”, avanza un manifesto di rivendicazioni precise e trasversali. Si chiede un sostanziale aumento di salari e pensioni, per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Si dice “no” secco all’ulteriore innalzamento dell’età pensionabile e si reclama una lotta seria alla precarietà dilagante. Il sindacato punta il dito anche sulla necessità di una riforma fiscale “equa e progressiva”, contro un sistema che, a loro dire, grava ancora troppo sulle fasce medio-basse.

Ma la mobilitazione vuole anche essere un “no” agli investimenti nel riarmo, a favore di risorse da destinare a sanità e istruzione pubbliche. E, infine, la richiesta di un piano industriale e per il terziario che guardi al futuro. Sono queste le bandiere che sventoleranno nei cortei di venerdì. Bandiere che saranno portate in piazza dai massimi vertici confederali. Il segretario generale Maurizio Landini sarà al cuore della manifestazione toscana. Appuntamento alle 9 in piazza Santa Maria Novella a Firenze, da dove il corteo si snoderà verso l’Oltrarno, per concludersi con un comizio in piazza del Carmine. Sul palco, prima di Landini, saliranno le voci dirette dei lavoratori.

La mappa delle proteste, da Nord a Sud

L’intera segreteria è schierata. A Genova, con Giuseppe Gesmundo, si partirà dalla Stazione Marittima per un corteo che terminerà davanti alla Prefettura. Lara Ghiglione guiderà la piazza a Ferrara, Luigi Giove sarà a Napoli (da piazza del Gesù a piazza Municipio). Daniela Barbaresi presidierà Cagliari in Piazza del Carmine, mentre Christian Ferrari animerà la protesta a Bari, da Piazza Massari a Piazza Libertà. Maria Grazia Gabrielli sarà ad Ancona, Francesca Re David a Brescia. Roma, capitale, non poteva che avere una sua grande mobilitazione: il corteo partirà da piazza Vittorio Emanuele II per concludersi su via dei Fori Imperiali, cuore simbolico e turistico della città.

Una sfida al governo

Una regia nazionale perfetta, una copertura del territorio senza lacune. La Cgil lancia così una delle sue sfide più dure al governo. Lo sciopero generale è l’arma ultima, quella che misura il polso della protesta sociale. In un solo giorno, il sindacato cercherà di dimostrare due cose: la profondità del malcontento popolare verso scelte economiche ritenute punitive e la sua capacità di mobilitare, nonostante le divisioni interne al mondo del lavoro. Il 12 dicembre sarà il termometro del conflitto sociale. E l’esito della giornata, tra adesioni e disagi, scriverà la prima pagina del prossimo confronto tra le parti sociali e il governo.

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Redazione