Cronaca

Immobile di Londra, il tribunale vaticano scalda i motori

Nessun rinvio a giudizio, nessun annuncio ufficiale, nessuna data certa, ma tutto fa supporre che il tribunale vaticano si stia preparando ad un processo che verterà sulla ormai nota compravendita di un immobile al centro di Londra, a Sloane Avenue 60, episodio che intreccerebbe, tra l’altro, i destini del cardinale Angelo Becciu, recentemente giubilato da Papa Francesco. Le indagini sono iniziate nell’autunno dell’anno scorso. L’acquisto dell’immobile, a titolo di investimento, era iniziato con fondi sella Segreteria di Stato all’epoca in cui Becciu era Sostituto agli Affari generali, mentre il suo successore, Edgar Pena Parra, ha tentato di finalizzare l’acquisto coinvolgendo lo Ior. Il direttore generale dell’Isituto per le Opere di Religione, Gianfranco Mammì, insospettito, ha allertato la magistratura vaticana, che ha iniziato ad indagare.

In seguito alle perquisizioni della gendarmeria vaticana in alcuni uffici della Segreteria di Stato, nonché alla sede dell’authority finanziaria (Aif) sei dipendenti vennero sospesi e – lo rivelò l’Espresso – le loro foto furono affisse ai posti di ingresso nello Stato pontificio per evitare che accedessero di soppiatto. Si trattava dell’ex segretario di Becciu, mons. Mauro Carlino, dell’ex responsabile dell’ufficio amministrativo della sezione Affari generali della Segreteria di Stato, monsignor Alberto Perlasca – i due monsignori, nel frattempo, sono fuoriusciti dal ruolo diplomatico e rientrati in diocesi – di tre dipendenti della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello, Fabrizio Tirabassi, e Caterina Sansone, e dell’allora direttore generale dell’Aif, Tommao di Ruzza. In seguito a questa fuga di notizie, si dimise il comandante della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani. Nello stesso periodo, peraltro, il Papa nominò Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo di Roma, alla guida del tribunale vaticano.

Le indagini sull’immobile di Londra proseguirono discretamente, anche durante il lockdown, fino all’arresto, a giugno scorso, del broker Gianluigi Torzi, rilasciato dopo alcuni giorni dopo aver depositato una corposa memoria difensiva. Ora l’inchiesta sarebbe agli sgoccioli. La defenestrazione del cardinale Becciu, la scorsa settimana, sarebbe dovuta ad accuse di “peculato” non legate all’immobile di Londra, ma che da quelle indagini prenderebbero le mosse. Il cardinale, che respinge ogni addebito, ha spiegato di non aver ricevuto alcuna notifica ma di essere a disposizione dei magistrati vaticani. Nella conferenza stampa che ha svolto venerdì per diendersi, inoltre, Becciu ha fornito un altro dettaglio: che a condurre gli accertamenti per i magistrati vaticani è stata la Guardia di finanza italiana.

L’avvocato della famiglia del cardinale Angelo Becciu, Ivano Iai, ha comunicato da parte sua in una nota “di aver predisposto e rimesso agli accertamenti delle Autorità competenti, su incarico e a tutela della Famiglia Becciu, due denunce per violazione delle disposizioni penali in materia di calunnia e diffamazione aggravata e di divieto di rivelazione di segreti d`ufficio e d`indagine, fattispecie di malcostume corruttivo che, attraverso la fuoriuscita illecita di informazioni e documenti riservati continuativamente divulgati dai media in forma distorta e denigratoria, ha originato la consumazione di ulteriori reati e la lesione dei diritti di diversi interessati”. Oggi la sala stampa vaticana ha reso noto che il Papa ha nominato un nuovo sostituto della procura vaticana (in linguaggio vaticano, un promotore di giustizia applicato).

Il titolare della pubblica accusa è il professor Gian Piero Milano, il suo unico sostituto per ora è Alessandro Diddi. E ora, in base alle disposizioni emanate a marzo scorso dal Papa, il collegio viene integrato dall’Avv. Gianluca Perone, Professore di Diritto Commerciale presso l`Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, nonché ex professore incaricato di diritto bancario presso l’Università degli Studi di Macerata. Un profilo che sembra versato proprio nelle intricate materie al centro dell’affaire dell’immobile di Londra. Un affare “opaco” (copyright del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin) che ha fatto emergere casi di “corruzione” (parola del Papa sul volo di ritorno da Giappone e Thailandia). Un tema sul quale lo stesso Francesco è stato fin troppo chiaro già diversi mesi fa. Era il 15 febbraio, inaugurazione del nuovo anno giudiziario vaticano. Jorge Mario Bergoglio, come è suo consueto, non ha masticato le parole tra i denti. I controlli rafforzati dallo stesso Francesco nel corso del pontificato “hanno recentemente portato alla luce situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli”, disse il Papa.

“Si tratta di vicende all`attenzione della magistratura, e devono essere ancora chiarite nei profili di rilevanza penale. Su di esse perciò non ci si può pronunciare in questa fase. In ogni caso, premessa la piena fiducia nell`operato degli Organi giudiziari ed investigativi, e fermo restando il principio della presunzione di innocenza delle persone indagate, un dato positivo è che proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da Autorità interne del Vaticano, attive, sia pure con differenti competenze, nei settori della economia e finanza. Questo dimostra l`efficacia e l`efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali”. Il Papa si rivolse ai titolari della giustizia vaticana esortandoli ad andare fino in fondo: “Vi chiedo di perseguire, con sempre più convinzione, la via della giustizia, come via che rende possibile un`autentica fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli e fragili”. askanews

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