Incendio Pontina, valori aria sopra soglia rischio. C’era amianto, malore per decine di persone

Incendio Pontina, valori aria sopra soglia rischio. C’era amianto, malore per decine di persone
8 maggio 2017

I livelli di pm10 nell’aria nelle immediate vicinanze dell’incendio sulla Pontina sabato 5 maggio erano piu’ alti di quasi il triplo rispetto alla soglia di rischio. Sono i primi risultati diffusi dall’Arpa Lazio sui rilevamenti delle centraline provvisorie installate subito dopo il rogo nelle zone limitrofe. Nel dettaglio, il 5 maggio la concentrazione di pm10 era pari a 130 microgrammi per metro cubo, quando il limite fissato e’ di 50 microgrammi. Il giorno dopo, cioe’ ieri, i valori sono scesi a 73 microgrammi, comunque sopra la soglia. Il dato relativo al 5 maggio, comunica il Comune di Pomezia, si riferisce ad un campionamento effettuato a partire dalle ore 13,30 e terminato alle ore 24,00 e pertanto rappresenta una media della concentrazione del PM10 riferita a a 10 ore e mezza. Il campionamento di ieri invece, come previsto dalla normativa, e’ riferito a una media sulle 24 ore. I valori rilevati, sottolinea ancora il Comune, sono “analoghi ai valori registrati nel centro urbano di Roma nei periodi invernali di maggiore criticita’. Si ricorda che la normativa prevede che il limite giornaliero di 50 ug/m3 non puo’ essere superato oltre 35 volte durante l’anno solare”. I campioni raccolti sono stati inviati ai laboratori dell’Arpa Lazio per le successive determinazioni analitiche di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e diossine, analisi che richiedono tempi tecnici impossibili da abbreviare, i cui risultati verranno comunicati non appena disponibili.

Intanto, decine di persone si sono rivolte questa mattina all’Unita’ di crisi costituita dall’Osservatorio Nazionale Amianto per segnalare malori provocati dalle sostanze tossiche sprigionate dall’incendio nello stabilimento “Eco X” sulla Pontina dove c`era anche amianto. Odori acri, bruciore agli occhi, nausea e vomito, queste sono le dichiarazioni di coloro che hanno richiesto aiuto all`unità di crisi costituita dall`Ona e che si è attivata, con medici, tecnici e avvocati, per cercare di arginare le tremende conseguenze dello sprigionarsi degli agenti tossico-nocivi dal gigantesco rogo. “Riteniamo che un impianto di deposito di plastiche, carta e altri materiali riciclati andati a fuoco  – sottolinea l’Ona – determinino danni gravissimi anche ove non ci fosse stato amianto e nel nostro caso, almeno per quanto ha dichiarato la ASL Roma 6, tale condizione di rischio e’ confermata”. Quindi, “rimaniamo in prima linea per assistere i cittadini e le popolazioni colpite da questo disastro. Non ci riferiamo soltanto al rischio amianto, ma anche alle diossine e alle altre sostanze inquinanti e cancerogene”.

Leggi anche:
Giovani Alfieri della Repubblica, 29 storie di solidarietà e altruismo

LE RACCOMANDAZIONI PER LA SALUTE

1) Uso di maschere. Preferibilmente con FFP3, specialmente per coloro che vivono nelle zone limitrofe. In base ai dati tecnici di illustrazione dei dispositivi disponibili, tali protezioni sembrano essere sufficienti;

2) Divieto assoluto di mangiare frutta e verdura prodotta entro i 5 km dal rogo, e attenzione e quindi misure igieniche per tutti gli altri prodotti. Non sempre il solo lavare la frutta puo’ essere sufficiente (il fatto che c’e’ stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli);

3) Come pulire i terrazzi e balconi: la polvere depositata sui terrazzi e sui balconi potrebbe essere lavata con abbondante quantita’ d’acqua con sapone, tipo quello di Marsiglia; converrebbe non impiegare la candeggina per questa operazione di pulizia.

4) Per quanto riguarda i pozzi: Se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantita’ rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, e’ assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.

Leggi anche:
Giovani Alfieri della Repubblica, 29 storie di solidarietà e altruismo

5) Le istituzioni deputate ai controlli ambientali sarebbero tenute a monitorare le derive e gli spostamenti sia delle polveri di minerale (asbesto), sia dei composti nocivi che potrebbero essere stati generati dalla combustione di materiali organici in presenza del cloro (diossine), tenendo conto delle prevalenti direzioni dei venti. Queste entita’ metereologiche agiscono in modo avverso alla salute degli abitanti della zona interessata dall’incendio, favorendo l’aero-dispersione dei veleni su aree piu’ ampie. Meglio sarebbe stato il contributo di detersione dato dell’acqua piovana, ma cio’ non e’ programmabile.

6) Per quanto riguarda gli accertamenti e’ importante mettersi nella zona corretta per il prelievo dei campioni da testare, in quanto, piu’ lontano queste rilevazioni verranno fatte, meno veritieri potranno essere i risultati.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti