Ingroia attacca il Quirinale: “Di Matteo simbolo, grave silenzio Mattarella”

Ingroia attacca il Quirinale: “Di Matteo simbolo, grave silenzio Mattarella”
14 novembre 2015

“Nino Di Matteo e’ un vero partigiano della Costituzione. Non e’ solo un grande magistrato ma e’ soprattutto un simbolo, il simbolo di un cittadino europeo che vuole verita’ e giustizia. A lui dobbiamo dire grazie per la sua forza, il suo impegno, il suo coraggio, la sua ostinazione nella ricerca della verita’”. Lo ha detto Antonio Ingroia intervenendo alla manifestazione a sostegno del pm antimafia di Palermo, Nino Di Matteo, organizzata a Roma da Agende Rosse, Scorta Civica e Antimafiaduemila. “Di Matteo – ha aggiunto l’ex pm, oggi avvocato e presidente di Azione Civile – e’ stato condannato a morte non solo da Riina, ma anche dallo Stato, quello Stato criminale che lo ha isolato, che ha trattato con la mafia, che ha le mani lorde del sangue di Falcone e Borsellino e delle altre vittime innocenti di Cosa nostra. Da questa piazza deve partire un’onda alta, che coinvolga sempre piu’ cittadini e che travolga quel muro di gomma eretto dall’ex presidente Napolitano, che e’ stato il principale ostacolo dell’indagine sulla trattativa ed e’ il principale padre dell’assoluzione dell’ex ministro Mannino. Per questo c’e’ bisogno di un presidente della Repubblica che non sia neutrale ma che sia anche lui partigiano. Un presidente che stia dalla parte giusta, dalla parte della Costituzione, della verita’, della giustizia, della magistratura palermitana, di Nino Di Matteo, del processo sulla trattativa. Il silenzio di Mattarella e’ grave e incomprensibile: com’e’ possibile che lui, familiare di una vittima di mafia, non senta nel sangue quell’atroce sensazione di ingiustizia che noi tutti sentiamo? Dobbiamo percio’ costringere il Capo dello Stato ad andare a Palermo a rendere omaggio Di Matteo e ai magistrati del pool che sono esposti quotidianamente perche’ soli e isolati, quei magistrati che la mafia ha condannato a morte con la complicita’ dello Stato”.

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