Innovazione, nel 2050 mondo superorganismo e web sistema nervoso

Innovazione, nel 2050 mondo superorganismo e web sistema nervoso
9 dicembre 2016

Il mondo è alla vigilia di una grande trasformazione non solo tecnologica, ma anche ambientale, demografica, economica e soprattutto digitale. Nel 2050, circa 9,7 miliardi di persone saranno tutte connesse tra loro e vivranno in città in cui in pratica ogni oggetto, veicolo, prodotto sarà connesso alla rete, dotato di algoritmi sempre più intelligenti e con la possibilità di accedere a quantità incredibili di informazioni e di dati: in pratica una sorta di ‘superoganismo’ in cui internet costituirà il sistema nervoso. È questo il pianeta dipinto da “OECD Science, Technology and Innovation Outlook 2016” il rapporto che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha presentato questa mattina a Parigi.

I ricercatori dell’Ocse hanno preso in considerazione i diversi fattori in fase di rapida evoluzione (demografia, economia, salute, disponibilità di risorse ambientali) per provare a fornire un quadro di quanto questi stessi fattori possano condizionare la crescita tecnologica e scientifica se non dei singoli Stati, almeno delle grandi regioni del pianeta. Le varianti considerate nel rapporto non avranno infatti distribuzione omogenea, ma tutte potranno condizionare lo sviluppo del settore della ricerca e del trasferimento tecnologico nelle diverse regioni. Così come sarà in Africa che si concentrerà gran parte della crescita demografica (+109 per cento, per un totale di circa 2,5 miliardi di abitanti), lo sviluppo economico più consistente è atteso ancora dai mercati dei Paesi emergenti che nel 2030 dovrebbero contribuire a creare i 2/3 delle ricchezza globale e ad assorbire gran parte del commercio mondiale. Commercio che, nella maggior parte dei casi, avverrà grazie a transazioni registrate sulla rete.

Sarà infatti internet il cardine, o meglio il driver principale della innovazione e delle trasformazione dei processi di produzione nel mondo. A guidare la transizione verso l’innovazione sarà la rivoluzione dell'”internet delle cose (Internet of things, (Iot): si stima possa generare tra le 2,7 e le 6,2 migliaia di miliardi di dollari entro il 2025, in particolare nel settore della salute e della produzione manifatturiera. Si stima che nel 2050 ci saranno circa 100 miliardi di oggetti connessi alla rete: oggi sono appena dieci miliardi. A fare la parte del leone oggi in questo settore sono la Cina e poi gli Stati Uniti, ma anche Brasile, Germania e Corea del Sud stanno investendo molto. In Europa, l’Italia è dietro a Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna. L’interconnessione degli oggetti tra loro e con la rete determinerà delle profonde trasformazioni in moltissimi ambiti, dai trasporti alla salute, per non parlare della gestione dei servizi e persino della governance. Ma non saranno solo gli oggetti ad essere connessi. Lo saranno anche gli uomini attraverso i loro device. Gli smartphone prima di tutto. Nel 2030 si stima che ci siano otto miliardi di persone connesse da circa 25 miliardi di device smart tra loro. Il risultato sarà l’emergere “di una sorta di ‘superorganismo’ in cui Internet sarà il sistema nervoso globale digitale”, si legge nel rapporto.

Accanto alla Iot anche l’economia dei Big Data conoscerà uno sviluppo considerevole non solo per le singole aziende che sapranno sfruttare la grande mole di dati che attraverseranno i nodi della rete, ma anche i singoli paesi. Anche l’Intelligenza artificiale giocherà un ruolo di primo piano all’interno di questa trasformazione epocale dominando diversi processi tra cui quelli finanziari. L’impatto sulla società di queste tecnologie, sarà considerevole, soprattutto sotto il profilo dell’occupazione. Molti posti di lavoro saranno infatti sostituiti dalle macchine sempre più intelligenti e il rischio è infatti che il basso tasso di creazione di nuovi lavori in sostituzione di quelli che vengono assorbiti dalle nuove tecnologie possa indurre un ulteriore contrazione dei salari nei paesi dell’area Ocse a cui, sarebbe auspicabile – si legge nel rapporto – “supplire con interventi di riduzione degli orari” o di sostegno al reddito. Tuttavia, non c’è settore delle attività economiche che non verrà investito dalla rivoluzione tecnologica in atto. Anche nel settore dell’energia, sono in corso profonde trasformazioni non solo sul fronte della produzione da rinnovabili, ma anche e soprattutto su quello dello storage, con la definizione di batterie sempre più potenti.

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