Cronaca

Invasione silenziosa: l’onda di polpi che sta annullando la pesca inglese

La costa sudoccidentale dell’Inghilterra, per anni celebrata come il regno incontrastato dei granchi, si trova oggi ad affrontare una minaccia invisibile ma devastante. Un’abnorme proliferazione di polpi, spinta dal riscaldamento dei mari, sta alterando l’equilibrio di un ecosistema e mettendo in ginocchio l’industria ittica locale. Quella che fino a poco tempo fa era considerata una risorsa rara, si è trasformata in una vera e propria maledizione per i pescatori del Devon e della Cornovaglia, costretti a fare i conti con un nuovo, temibile predatore che sta divorando il loro futuro.

Secondo i dati rilasciati dalla Marine Management, l’agenzia governativa britannica, la situazione è allarmante. Nei primi sei mesi del 2025, i pescherecci hanno catturato oltre 1.200 tonnellate di polpo. Un dato vertiginoso se confrontato con le cifre dello stesso periodo negli anni precedenti: meno di 150 tonnellate nel 2023 e meno di 80 nel 2024. L’inversione di rotta è drammatica, e si accompagna a una riduzione altrettanto significativa della pesca di crostacei come la granseola, un tempo fiore all’occhiello del settore.

Un predatore vorace e intelligente

I polpi, noti per la loro intelligenza, sono predatori estremamente voraci, con una predilezione per i crostacei come granchi e aragoste. Il loro habitat naturale sta cambiando in modo repentino, e con il riscaldamento globale che spinge le acque a temperature sempre più alte, la loro moltiplicazione è diventata incontrollabile, con conseguenze catastrofiche non solo per l’Inghilterra, ma anche per altre regioni come il Mediterraneo. I pescatori, stretti tra l’incudine e il martello, cercano disperatamente una via d’uscita.

Alcuni hanno provato a riconvertirsi, puntando tutto sulla pesca e la vendita dei polpi, garantendosi una sopravvivenza momentanea. Ma la preoccupazione rimane alta. “Siamo davvero preoccupati per l’impatto sulle popolazioni di crostacei nel sud-ovest”, ha dichiarato Beshlie Pool, capo dell’associazione dei pescatori di pesce nel South Devon e nel Canale della Manica, che conta più di cinquanta imbarcazioni. La domanda è cruciale: cosa succede quando la fonte di sostentamento primario scompare?

Un’indagine per il futuro del mare

Di fronte a questa emergenza, le amministrazioni locali e il governo hanno commissionato uno studio approfondito per capire le dinamiche del fenomeno. Un primo rapporto è atteso per ottobre e potrebbe offrire risposte decisive. Bryce Stewart, ricercatore dell’Università di Plymouth, sta conducendo l’indagine. Le sue prime osservazioni suggeriscono una correlazione tra l’aumento della popolazione di polpi e le variazioni climatiche.

Precedenti proliferazioni nel Regno Unito, avvenute nel 1899, negli anni ’30 e ’50, sono state tutte precedute da un significativo aumento della temperatura marina. Il ciclo vitale dei polpi dell’Atlantico, che vivono circa 18 mesi e muoiono poco dopo la riproduzione, suggerisce che i recenti inverni miti hanno permesso alla prole di sopravvivere e di raggiungere l’età adulta in massa. Il destino dei mari e delle comunità che vivono di essi è appeso a un filo, in un equilibrio sempre più precario.

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Redazione