Invio di truppe in Ucraina, Meloni stoppa Macron e Starmer: “L’Italia non parteciperà mai a forze multinazionali sul territorio di guerra”

La presidente del Consiglio ribadisce la ferma posizione italiana al summit dei volenterosi di Parigi, marcando le distanze da Francia e Regno Unito che spingono per un intervento militare diretto. Roma punta esclusivamente su garanzie di sicurezza collettiva ispirate all’articolo 5 Nato.

Meloni e Macron

Giorgia Meloni e Emmanuel Macron

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha intensificato i contatti diplomatici con i leader europei in preparazione del cruciale summit dei volenterosi sull’Ucraina, in programma domani a Parigi. Il vertice, convocato congiuntamente dal presidente francese Emmanuel Macron e dal primo ministro britannico Keir Starmer, si terrà in modalità ibrida alle 10.30 presso l’Eliseo, con la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che raggiungerà la capitale francese già questa sera per un incontro privato con Macron.

La presidente italiana, insieme ad altri capi di Stato e di governo, parteciperà al summit attraverso collegamento video. L’incontro assume particolare rilevanza strategica, considerando che dopo la riunione è previsto anche un confronto diretto con il presidente americano Donald Trump, come annunciato dall’Eliseo. Zelensky ha espresso la speranza di “discutere di nuove sanzioni” con il leader statunitense, in una giornata segnata anche dall’inaspettato invito di Vladimir Putin a recarsi a Mosca.

Gli obiettivi del vertice e le tre linee strategiche

L’Eliseo ha delineato chiaramente gli obiettivi del summit dei volenterosi: “adottare misure per garantire che l’Ucraina abbia le necessarie garanzie di sicurezza a lungo termine”. La strategia si articola su tre pilastri fondamentali che dovranno guidare l’azione congiunta degli alleati occidentali nei prossimi mesi.

Il primo pilastro riguarda il rafforzamento dell’esercito ucraino attraverso forniture militari, addestramento e supporto logistico. Il secondo elemento prevede un sostegno più ampio che potrebbe includere “anche attraverso lo schieramento in Ucraina” di una forza militare internazionale. Il terzo pilastro contempla il coinvolgimento attivo degli Stati Uniti con una funzione di garanzia e supervisione delle operazioni.

Secondo fonti dell’Eliseo, il summit si tiene ora che “siamo pronti a fornire queste garanzie di sicurezza”, dopo che è stato “completato il lavoro tecnico svolto dai Capi di Stato Maggiore e dai Ministri della Difesa”. La riunione risponde inoltre a una specifica richiesta avanzata dal presidente Zelensky per accelerare il processo decisionale.

Divisioni tra alleati: il nodo del dispiegamento militare

Tuttavia, dietro la facciata di unità, la situazione diplomatica si presenta molto più complessa e articolata. Se Francia e Gran Bretagna premono con determinazione per rendere concreta la possibilità di un intervento diretto di una forza militare sul territorio ucraino, una volta raggiunto un eventuale cessate il fuoco, non tutti i partner europei condividono questa linea strategica.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha espresso forti perplessità sull’iniziativa, mostrandosi particolarmente irritato con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Secondo Merz, von der Leyen avrebbe fatto “una fuga in avanti sull’invio di truppe” senza un adeguato coordinamento con i governi nazionali, creando confusione nelle strategie comuni.

Anche l’Italia mantiene una posizione di cautela e distinguo rispetto alle proposte franco-britanniche. Meloni ribadirà ai partner la ferma posizione del governo italiano: non è “prevista alcuna partecipazione italiana a un’eventuale forza multinazionale da impegnare in territorio ucraino”.

La proposta italiana: difesa collettiva senza truppe sul campo

Per l’Italia, la strategia più efficace per garantire sicurezza duratura a Kiev passa attraverso un meccanismo di difesa collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington della Nato. Questa soluzione permetterebbe di fornire garanzie concrete all’Ucraina senza dover ricorrere al dispiegamento diretto di truppe sul territorio di guerra.

La posizione di Roma, come chiarito nei giorni scorsi da Palazzo Chigi, prevede comunque alcune forme di coinvolgimento, ma rigorosamente limitate e condizionate. L’Italia potrà valutare compiti specifici di “monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini”, ma soltanto “una volta raggiunta la cessazione delle ostilità”.

Questa approccio riflette la volontà italiana di bilanciare il sostegno all’Ucraina con la necessità di evitare un’escalation che potrebbe trascinare direttamente la Nato in un conflitto aperto con la Russia. La strategia italiana punta quindi su un supporto sostanziale ma indiretto, privilegiando gli aspetti diplomatici e di sicurezza collettiva.