Ipotesi blocco stipendi, sindacati e Codacons alzano muro

Sindacati sul piede di guerra sulle indiscrezioni di stampa in merito alle ipotesi di un nuovo blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici. “Attendiamo una smentita da parte del Presidente Renzi e della Ministra Madia” la risposta dei segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. “Il presidente del consiglio e la ministra chiariscano immediatamente – avvertono i sindacalisti – che ciò su cui sembra si stia lavorando nell’ombra dei corridoi di Via XX Settembre non appartiene all’iniziativa del Governo e che non c’è nessuna ipot è del tutto evidente che la reazione delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici sarà fortissima e che la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva avverrà in un clima incandescente”.

Dopo il dossier pensioni nel dibattito agostano in vista della legge di stabilità irrompe anche lo spinoso tema del contratto dei dipendenti pubblici, già al centro di polemiche alla presentazione del Def e successivamente nei primi incontri tra sindacati e ministro madia sulla riforma della pubblica amministrazione.
Il blocco della contrattazione per i dipendenti pubblici è stato introdotto nel 2009 da Berlusconi e Tremonti e confermato dai governi Monti e Letta fino a tutto il 2014 estendendo il blocco del turnover al 2018.
“Continuare a pensare che si possa eternamente intervenire sul salario dei dipendenti pubblici – avvertono i sindacati – e sul loro diritto al rinnovo del contratto nazionale è un errore madornale; una ricetta, non solo ormai improponibile sotto il profilo della giustizia sociale, ma anche inutile per il governo dei conti pubblicì’.

Già in aprile alla presentazione del Def era esplosa la polemica. I sindacati e pezzi delle opposizioni avevano letto nel documento del Mef il prolungamento del blocco degli stipendi della pubblica amministrazione fino al 2020. Polemica rientrata dopo la precisazione del ministero di via XX settembre che indicava che nel Def non è contenuto e non potrebbe esserlo alcun riferimento a ipotesi di blocco della contrattazione nel settore pubblico, in quanto le previsioni del documento sono elaborate a legislazione vigente, dunque tenendo conto di leggi e norme già in vigore. Sul capitolo delle spese, nel documento di economia e finanza varato ad aprile (a settembre è prevista la nota di aggiornamento) viene indicato un risparmio totale di 5,7 miliardi di euro fino al 2018 sul capitolo pubblico impiego.

Il Def indica le aree di intervento sulla base delle norme in vigore. Sul pubblico impiego il documento prevede il “definanziamento dell’indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2017, la proproga al 2014 della limitazione delle risorse destinate al trattamento accessorio – con contestuale consolidamento dei relativi risparmi di spesa per gli anni successivi – e la limitazione del turnover” con esclusione dei corpi di polizia, vigili del fuoco, università ed enti di ricerca.

Anche il Codacons sul piede di guerra.  “Il blocco biennale degli stipendi dei dipendenti pubblici, attualmente allo studio del Governo, e’ un provvedimento inaccettabile e abnorme, che finira’ per pesare enormemente sul ceto medio e sull’economia italiana – afferma il presidente Carlo Rienzi -. Dal 2010 i dipendenti statali subiscono il peso della crisi in corso attraverso il blocco dei rinnovi contrattuali. Prorogare di due anni tale misura vuol dire impoverire ulteriormente oltre 3,3 milioni di cittadini, con conseguenze pesanti sui consumi gia’ al minimo storico, ed effetti economici negativi per l’intera economia. Se il Governo Renzi decidera’ di prolungare il blocco degli stipendi – avvisa Rienzi – sara’ inevitabile un ricorso al TAR del Lazio, considerato che gli interventi per reperire risorse e applicare tagli di spesa peserebbero ingiustamente su una sola categoria di cittadini”.

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