L’Ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, condanna con fermezza la narrazione distorta e strumentale sulla flottiglia intercettata al largo di Gaza, definita da Israele una provocazione politica e non una missione umanitaria.
L’incidente della flottiglia al largo della costa di Gaza ha suscitato ampie polemiche internazionali, ma secondo l’ambasciatore Jonathan Peled la rappresentazione mediatica è fuorviante. In un post su X, Peled esprime “profonda indignazione” per una narrazione che, a suo dire, mira a minare la legittimità dello Stato di Israele e a promuovere la propaganda di gruppi estremisti.
La flottiglia, presentata come un’azione umanitaria, sarebbe in realtà una provocazione politica pianificata. L’ambasciatore minimizza anche il quantitativo di aiuti trasportati, definendolo “inferiore a quello contenuto in un singolo camion” e “irrisorio” rispetto agli oltre 1500 convogli autorizzati a Gaza nell’ultima settimana tramite i canali ufficiali.
Israele, afferma Peled, ha messo a disposizione mezzi sicuri e legittimi per la consegna degli aiuti, tra cui il porto di Ashkelon e la mediazione del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Tuttavia, queste soluzioni sarebbero state volutamente ignorate dagli organizzatori della flottiglia. Peled critica duramente la partecipazione di alcuni parlamentari italiani, che hanno scelto di aderire all’iniziativa nonostante gli appelli alla responsabilità giunti dal Presidente Mattarella, dal premier Meloni e da altre autorità italiane e vaticane.
L’ambasciatore sottolinea che l’inosservanza degli appelli alla prudenza ha esposto parlamentari e attivisti a rischi inutili e ha contribuito a legittimare un’azione con legami diretti con Hamas. Israele ha agito, sostiene, secondo le norme del diritto internazionale, esercitando un blocco navale in una zona di conflitto attivo.
Peled precisa che tutti i partecipanti sono stati trattati con rispetto e assistiti dalle autorità competenti, come confermato dall’Ambasciata italiana in Israele. Israele riafferma l’impegno a rispettare il diritto umanitario, a garantire la sicurezza dei civili e a cooperare con i Paesi che condividono la lotta contro il terrorismo. Il paese continuerà a difendere il proprio diritto all’esistenza contro ogni tentativo di strumentalizzazione che potrebbe compromettere la stabilità regionale.