Istituto Zootecnico Palermo, il mistero delle cifre. Che succede nella struttura tra le più antiche d’Italia?

Istituto Zootecnico Palermo, il mistero delle cifre. Che succede nella struttura tra le più antiche d’Italia?
30 novembre 2014

fondo luparello

di *Franco Oddo

Sul tavolo di Nino Caleca, assessore regionale all’agricoltura, c’è la patata bollente dell’Istituto Sperimentale Zootecnico della Sicilia (Iszs), uno dei più antichi del Paese, istituito con decreto del re d’Italia nel 1884, che, pur avendo svolto per decenni un ruolo cruciale nello sviluppo della zootecnia isolana, versa oggi in uno stato di grave sofferenza economica sia per effetto dei tagli di finanziamenti imposti dalla spending review, da tre a due milioni di euro, del tutto insufficienti per gli stipendi dei 48 dipendenti che vi lavorano e per il mantenimento degli animali autoctoni che vi sono custoditi, sia per una gestione che, secondo il vezzo italico, ha avuto molte ombre per delibere irregolari, consulenze sospette, errori grossolani di contabilità aziendale.

Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo. Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello (foto), a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”.

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La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’Iszs ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro. Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere. A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche. Una lunga enigmatica storia su cui a breve ritorneremo a parlare.

*Direttore de “La Civetta di Minerva”

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