Economia

Italia, Pil 2017+1,5%. Poi frena in 2018 +1,1%

L’economia italiana accelera ancora e il Fondo Monetario Internazionale, nel suo World Economic Outlook appena pubblicato, rivede al rialzo le sue stime con un incremento del prodotto interno lordo dell’1,5% per quest’anno (+0,2 rispetto alla previsione di luglio) e uno dell’1,1% per il 2018, valore che segna una frenata ma che comunque è superiore di un decimo di punto rispetto alla precedente stima. Un andamento diverso, per esempio, rispetto alla Francia, la cui economia per il 2017 viene accreditata di un +1,6%, ma che l’anno prossimo migliorerà ancora all’1,8% grazie a una doppia revisione al rialzo delle stime di un decimo di punto. Per entrambi i Paesi, tuttavia, la ricetta degli economisti di Washington è la stessa: “Un risanamento di bilancio graduale – si legge nel documento – accompagnato da misure pro-crescita è appropriato per l’Italia e la Francia”. Di segno totalmente diverso la prescrizione per la Germania, che viene accreditata di una crescita del 2% e dell’1,8% (+0,2 in entrambi i casi): “In Germania serve un atteggiamento più espansivo visto che il buon andamento delle entrate fiscali nella ripresa economica in corso sta aggiungendo spazio fiscale: ciò permetterebbe – sottolinea il Fmi – un incremento degli investimenti pubblici di cui c’è grande bisognao generando nel contempo ricadute positive in altre economie con domanda carente”. Lo scenario delineato per l’Eurozona, che quest’anno crescerà del 2,1% per poi frenare leggermente all’1,9% nel 2018, è comunque positivo, con la Spagna che metterà a segno la migliore performance tra i grandi Paesi, rispettivamente con un +3,1% e un +2,5%.

La crescita italiana contribuirà, seppur con estrema gradualità, a ridurre il tasso di disoccupazione che passerà dall’11,7% della forza lavoro registrato nel 2016, all’1,4% del 2017 all’11% del 2018. Un focus particolare relativo al lavoro il rapporto lo dedica al differenziale di genere con prescrizioni specifiche per gruppi di Paesi. Per l’Italia tali differenze, si legge nel rapporto, potrebbero essere ridotte con costi più sostenibili dell’assistenza all’infanzia e con politiche fiscali che scoraggino i secondi redditi nelle famiglie. Venendo alle priorità di politica fiscale del lavoro per l’Italia, gli economisti del Fondo, citando in ogni caso altri Paesi che hanno problematiche simili, menzionano l’abbassamento delle barriere all’ingresso per taluni servizi professionali, il taglio del cuneo fiscale e la riforma delle retribuzioni per riallineare le buste paga alla produttività. Secondo le previsioni del Fondo monetario, inoltre, il tasso d’inflazione in Italia salirà dal -0,1% dello scorso anno all’1,4% quest’anno mentre si ridimensionerà il prossimo anno all’1,2%. Per l’eurozona tale parametro toccherà rispettivamente l’1,5% e l’1,4%, ancora distante dagli obiettivi fissati dalla Banca Centrale Europea che vedono un valore inferiore ma vicino al 2%. L’Italia continuerà inoltre a riscuotere notevoli successi sui mercati internazionali dei beni e dei servizi con un avanzo delle partite correndi che dal 2,6% del Pil del 2016 crescerà quest’anno al 2,7% per poi calare al 2,3% nel 2018.

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